Tesla, tra il flop Cybertruck e il rinvio della Roadster: cosa succede

Tesla prepara il 2026 con produzione di Cybercab robotaxi, Semi e nuova Roadster, ma affronta obiettivi retributivi ambiziosi, sfide produttive e investimenti in AI

Tesla, tra il flop Cybertruck e il rinvio della Roadster: cosa succede
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Giorgio Colari
Pubblicato il 11 nov 2025

Il 2026 si profila come l’anno della svolta per Tesla, pronta a inaugurare una nuova era nella mobilità con il lancio di tre veicoli destinati a ridefinire il settore automotive: Cybercab, Semi e la nuova Roadster. Un piano industriale senza precedenti che mira a portare l’azienda di Elon Musk ben oltre il semplice ruolo di produttore di auto elettriche, proiettandola verso la leadership mondiale nella mobilità autonoma.

Robotaxi e Roadster, due progetti agli antipodi

Le cifre del progetto sono ambiziose e raccontano di una visione che punta a rivoluzionare il mercato: 5 milioni di Cybercab all’anno, 20 milioni di veicoli complessivi prodotti entro il 2035 e una capitalizzazione di mercato da 8.500 miliardi di dollari. Un obiettivo che, se raggiunto, riscriverebbe la storia dell’automotive e segnerebbe il passaggio definitivo verso una mobilità sempre più automatizzata e sostenibile.

Al centro della strategia di Tesla c’è il debutto del Robotaxi di nuova generazione, identificato proprio nel Cybercab: un veicolo completamente autonomo progettato per rivoluzionare il trasporto urbano. Il via alla produzione è fissato per il terzo trimestre del 2026, e la sua realizzazione si basa sull’innovativo processo Unboxed, una vera e propria rivoluzione nella catena di montaggio. Questo sistema modulare consente di suddividere la produzione in segmenti indipendenti, aumentando flessibilità e velocità, e promette di abbattere i limiti produttivi tradizionali.

Accanto al Cybercab, il 2026 vedrà finalmente la produzione della motrice elettrica Semi, attesa dal 2017 e più volte rimandata, insieme al ritorno della leggendaria Roadster. Quest’ultima, simbolo delle origini sportive di Tesla, tornerà in una versione completamente rinnovata, pronta a conquistare gli appassionati dopo anni di attesa e ritardi. La nuova Roadster è programmata per debuttare nell’aprile 2026, riportando il marchio alle sue radici ma con una tecnologia di ultima generazione.

Il mega SUV ha fallito

Nonostante queste prospettive rivoluzionarie, il contesto attuale evidenzia alcune criticità. Le consegne del Cybertruck, il pick-up elettrico tanto atteso, stanno procedendo a rilento: meno di 40.000 unità previste nel 2024 e circa 7.100 nel primo trimestre 2025, numeri ancora lontani dall’obiettivo annuale di 250.000 veicoli. Questa lentezza solleva dubbi sulla reale capacità di Tesla di raggiungere i traguardi annunciati e mette in luce le difficoltà di scala produttiva, anche per un colosso dell’innovazione come quello guidato da Elon Musk.

Gli obiettivi di Tesla non sono solo di natura industriale ma anche finanziaria. Il maxi compenso da 1.000 miliardi di dollari recentemente approvato per Elon Musk è infatti legato a una serie di target straordinari: oltre alla produzione cumulata di 20 milioni di veicoli, si prevede l’attivazione di 1 milione di Cybercab, la vendita di 1 milione di robot Optimus e il raggiungimento di 10 milioni di abbonamenti al sistema Full Self Driving. Il tutto con l’obiettivo di portare la capitalizzazione di mercato dell’azienda a livelli mai visti prima.

Tuttavia, numerosi analisti considerano questi obiettivi estremamente difficili da raggiungere. Lo stesso management di Tesla ha recentemente ammesso che i 20 milioni di auto annue entro il 2030 non sono più un traguardo realistico. Le sfide non mancano: dalla complessità produttiva agli ostacoli normativi, passando per la necessità di infrastrutture dedicate alla guida autonoma, la strada è ancora lunga e irta di difficoltà.

La risposta alle criticità

La risposta di Tesla a queste criticità è un investimento massiccio in tecnologie proprietarie. L’espansione della divisione xAI e il progetto Tesla Terafab, volto alla produzione interna di chip, dimostrano la volontà di controllare ogni aspetto della filiera tecnologica indispensabile per i veicoli autonomi. Sul fronte produttivo, il perfezionamento del Gigacasting per la fusione di grandi componenti in alluminio e l’adozione del processo Unboxed rappresentano i principali acceleratori per la produzione del Cybercab, puntando a ridurre costi e complessità.

Tuttavia, per sostenere questa rivoluzione servirà una catena di fornitura estremamente robusta e flessibile. Il 2026 sarà quindi l’anno decisivo per capire se la visione di Elon Musk – spesso paragonata all’ambizione di “puntare a Marte per arrivare sulla Luna” di SpaceX – riuscirà a concretizzarsi in risultati produttivi e commerciali, oppure se resterà un’affascinante dichiarazione d’intenti. Gli occhi del settore sono puntati su Tesla: il futuro della mobilità autonoma potrebbe scriversi proprio a partire da qui.

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