Tavares: la verità sull'addio a Stellantis e sulla corsa all'elettrico
Carlos Tavares svela i retroscena dell'uscita da Stellantis e non risparmia critiche all'Unione Europea,
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Carlos Tavares, ex CEO di Stellantis, ha deciso di rompere il silenzio e svelare i retroscena della sua uscita improvvisa dal gruppo. Il manager portoghese, noto per il suo stile diretto e per la capacità di gestire fusioni complesse, ha raccontato la sua versione dei fatti in una lunga intervista concessa al magazine francese Le Point, puntando il dito contro John Elkann e criticando apertamente le scelte strategiche europee sull’elettrificazione.
Secondo il racconto di Tavares, tutto sarebbe iniziato durante un soggiorno all’Estoril, la celebre località portoghese. Proprio qui avrebbe ricevuto una telefonata da John Elkann, presidente di Stellantis, che gli avrebbe comunicato senza mezzi termini la perdita di fiducia nei suoi confronti. Una conversazione fredda e inaspettata, che ha segnato l’inizio di una trattativa lampo per l’uscita del manager: in appena due giorni, la lunga e intensa avventura di Tavares alla guida del gruppo automobilistico si è conclusa.
Tavares non ha risparmiato critiche nemmeno al contesto europeo, definendo le politiche comunitarie sull’elettrificazione come il frutto di un’impostazione ideologica, più che di una reale strategia industriale. Dopo il Dieselgate, secondo Tavares, l’Unione Europea avrebbe imposto regole troppo rigide, aprendo di fatto le porte ai produttori cinesi: “Abbiamo semplicemente spalancato le porte alla Cina, che già dominava la tecnologia, spendendo 50 miliardi per rincorrerla”, ha dichiarato senza mezzi termini.
Un altro tema caldo riguarda la sua discussa indennità 35 milioni di euro, cifra che ha suscitato non poche polemiche tra addetti ai lavori e opinione pubblica. Tavares, però, ha difeso la legittimità della sua liquidazione, definendola “un contratto, non un privilegio”, e paragonando la posizione dei manager a quella dei calciatori: anche ai vertici, sostiene, il rischio è elevato e la remunerazione deve essere adeguata.
Non sono mancate stoccate anche nei confronti delle recenti scelte politiche europee. Tavares ha criticato la decisione di puntare su divieti assoluti, come quelli sulle emissioni di CO₂, invece di percorsi più graduali e pragmatici. Sui dazi cinesi introdotti dall’Unione Europea per arginare l’avanzata dei produttori asiatici, il manager è stato lapidario: “Sono una toppa su una gamba di legno”. Secondo lui, infatti, i costruttori cinesi finiranno per produrre direttamente in Europa, rendendo così “cinese” l’industria automobilistica continentale, a dispetto delle misure protezionistiche adottate.
Dopo l’addio a Stellantis, Carlos Tavares non si è certo fermato. Ha scelto di diversificare i suoi interessi imprenditoriali, spaziando dalla produzione vinicola alla gestione alberghiera, dal restauro di auto d’epoca alle competizioni motoristiche. Non solo: sta valutando anche investimenti nella compagnia aerea Azores e nel circuito dell’Estoril, segno di una vivacità imprenditoriale che va ben oltre il settore automotive.
Tavares ha poi offerto una riflessione amara sullo stato attuale dell’industria automobilistica, definendola “un mondo estremamente violento”, dove dazi, regolamentazioni e tensioni geopolitiche stanno accelerando la fuga di talenti e favorendo una “consolidazione brutale e feroce” del settore. Il manager vede il rischio di un’Europa sempre meno competitiva, schiacciata tra normative stringenti e la forza d’urto dei produttori extraeuropei.
Le sue critiche hanno toccato anche la Francia, accusata di essere incapace di riformarsi senza scontri sociali e di aver sprecato il vantaggio competitivo dell’energia nucleare. Tavares non ha esitato a denunciare il peso eccessivo della burocrazia e dei costi, che soffocano l’iniziativa delle imprese e mettono a rischio l’intero comparto industriale.
Le dichiarazioni di Carlos Tavares riaccendono il dibattito sul futuro dell’automotive europeo, oggi stretto tra la necessità di accelerare la transizione verso l’elettrificazione per rispettare gli accordi climatici e l’urgenza di proteggere la competitività e l’occupazione nel settore. In questo scenario complesso, la sua voce rappresenta un richiamo forte a non sottovalutare le sfide di un mercato globale sempre più aggressivo e in rapida trasformazione.
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