Superbollo auto, ipotesi rimodulazione: cosa cambia dal 2026

Dal 2026 il superbollo auto potrebbe cambiare: soglia più alta e due ipotesi per alleggerire la tassa sulle vetture potenti. Ecco cosa cambia e quanto si risparmia

Di Fabrizio Caratani
Pubblicato il 8 ago 2025
Superbollo auto, ipotesi rimodulazione: cosa cambia dal 2026

L’orizzonte del settore automobilistico italiano si prepara a una svolta epocale: il superbollo, la tassa che da oltre un decennio grava sulle auto potenti, è ormai destinato a cambiare volto. A partire dal 2026, infatti, il sistema di tassazione delle vetture ad alte prestazioni subirà una profonda rimodulazione, secondo una strategia a tappe fortemente sostenuta dal Ministero dei Trasporti e, in particolare, dal suo attuale titolare, Matteo Salvini. La riforma mira a dare nuova linfa a un comparto strategico per l’economia nazionale, troppo spesso penalizzato da una fiscalità considerata poco competitiva rispetto al resto d’Europa.

Attualmente, il superbollo si applica alle vetture con potenza superiore ai 185 kW (pari a 252 CV), imponendo un aggravio di 20 euro per ogni kilowatt eccedente tale soglia. Questa misura, introdotta nel 2011, genera ogni anno un gettito di circa 268 milioni di euro, ma ha contribuito a scoraggiare sia l’acquisto che la nuove immatricolazioni di vetture sportive, frenando un segmento di mercato da sempre sinonimo di innovazione e passione automobilistica.

Due fasi per la rimodulazione

La riforma in discussione prevede una doppia fase di rimodulazione: dal 2026, la soglia per l’applicazione del superbollo sarà innalzata a 200 kW, mentre dal 2027 il limite salirà ulteriormente a 225 kW. Questo cambiamento graduale, fortemente voluto dal Ministero dei Trasporti, consentirà di ammortizzare l’impatto fiscale e di valutare in corso d’opera gli effetti sul mercato e sulle casse dello Stato.

Secondo le stime degli esperti ministeriali, l’innalzamento della soglia a 200 kW comporterebbe una riduzione del gettito a 214 milioni di euro, con una perdita di circa 54 milioni. L’ulteriore aumento a 225 kW nel 2027 porterebbe invece il gettito a 152 milioni, riducendo le entrate di ben 116 milioni rispetto alla situazione attuale. Tuttavia, queste minori entrate sarebbero più che compensate dagli effetti positivi attesi sul mercato: si stima infatti che, con la soglia a 200 kW, si registrerebbero almeno 7.000 nuove immatricolazioni e circa 130 milioni di euro di IVA aggiuntiva generata. Con la soglia a 225 kW, il numero di nuove immatricolazioni potrebbe salire a 12.000, con oltre 230 milioni di euro di IVA aggiuntiva riversati nelle casse dello Stato.

La posizione del Ministero dei Trasporti

La posizione del Ministero dei Trasporti e di Matteo Salvini è chiara: la copertura finanziaria necessaria per attuare la riforma è già stata individuata e, come dichiarato dallo stesso ministro durante l’Automotive Dealer Day di Verona, “il problema non è trovare 200 milioni di copertura perché possiamo coprirli immediatamente anche con un decreto ministeriale”. Un messaggio rassicurante per gli operatori del settore e per gli appassionati di auto potenti, che da anni chiedono un allineamento della fiscalità italiana agli standard europei.

La strategia adottata prevede una rimodulazione in due tappe: nel 2026 il superbollo interesserà solo le vetture con potenza superiore a 200 kW, con un impatto fiscale di 54 milioni di euro; nel 2027, con la soglia a 225 kW, il costo per lo Stato salirà a 62 milioni. Un approccio graduale che permetterà di monitorare gli effetti sull’intero comparto e di correggere eventuali criticità.

Il consenso delle associazioni di categoria

Non meno importante è il consenso espresso dalle principali associazioni di categoria. UNRAE, ANFIA e Federauto hanno accolto con favore la prospettiva di una riforma strutturale del superbollo, definendola un segnale concreto di attenzione verso un settore che rappresenta una delle eccellenze italiane nel mondo. Le associazioni sottolineano come la riduzione della pressione fiscale possa favorire l’innovazione, l’occupazione e la competitività internazionale delle case automobilistiche italiane.

La volontà politica appare ormai definita: l’obiettivo è inserire la riforma nella prossima legge di bilancio e chiudere la questione entro la fine dell’estate. Per il mondo delle auto potenti, per i costruttori e per gli appassionati, si tratta di un segnale di rinnovata attenzione e di una reale opportunità di rilancio per un comparto che, da troppo tempo, attendeva una svolta. La graduale eliminazione del superbollo rappresenta così non solo una risposta alle esigenze del mercato, ma anche un passo avanti verso una fiscalità più equa e sostenibile, capace di valorizzare le eccellenze tecnologiche e produttive del Made in Italy.

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