Stellantis, minaccia UE: "Con multa da 2,5 miliardi chiudiamo le fabbriche"

Stellantis minaccia la chiusura di stabilimenti europei per le nuove regole UE sulle emissioni. A rischio industria e occupazione, focus sull’Italia

Di Giulia Darante
Pubblicato il 6 ago 2025
Stellantis, minaccia UE:

Il futuro della industria automobilistica italiana si trova a un bivio cruciale, segnato da un allarme lanciato direttamente dal vertice europeo di Stellantis. Jean-Philippe Imparato, responsabile del gruppo per il Vecchio Continente, ha dichiarato senza mezzi termini: “O raddoppiamo le vendite di auto elettriche, oppure eliminiamo i veicoli a combustione interna e chiudiamo stabilimenti”. Un messaggio che scuote profondamente il settore, gettando ombre pesanti sulle prospettive degli impianti produttivi italiani e sull’intera filiera europea.

Una sfida complessa

Il colosso automobilistico, oggi guidato dal CEO Antonio Filosa, si trova ad affrontare una delle sfide più complesse della sua storia. Da una parte, la transizione elettrica avanza a un ritmo inferiore rispetto alle previsioni, frenata da una domanda di veicoli a batteria che, pur crescendo, non riesce a tenere il passo con i target fissati da Bruxelles. Dall’altra, le normative europee emissioni diventano ogni anno più stringenti, mettendo sotto pressione i produttori e minacciando pesanti sanzioni emissioni in caso di mancato rispetto degli obiettivi ambientali.

Il rischio per Stellantis è concreto: la prospettiva di dover affrontare sanzioni fino a 2,5 miliardi di euro imposte dall’Unione Europea potrebbe costringere il gruppo a prendere decisioni drastiche, tra cui la chiusura stabilimenti considerati meno competitivi o ancora troppo legati alla produzione di motori tradizionali. Questa eventualità riguarda da vicino gli impianti italiani, già colpiti in passato da ristrutturazioni e tagli, e ora esposti a un futuro incerto.

Tanti sforzi messi in campo

Nonostante gli sforzi messi in campo negli ultimi anni, in particolare sotto la guida di Carlos Tavares, la corsa verso la mobilità a zero emissioni si è rivelata più ardua del previsto. I risultati, secondo il management, non sono in linea con le aspettative e la distanza dagli obiettivi europei resta significativa. La Commissione Europea ha concesso una proroga di tre anni per l’adeguamento ai nuovi limiti sulle emissioni, ma questa dilazione non sembra sufficiente a rassicurare i vertici di Stellantis.

Il gruppo si trova così a dover ripensare la propria strategia industriale, cercando di adattare la presenza globale alle esigenze specifiche dei singoli mercati. Una sfida complessa, resa ancora più difficile dal fatto che le normative europee emissioni impongono scelte rapide e investimenti ingenti. Gli stabilimenti meno efficienti, o ancora focalizzati sulla produzione di motori endotermici, rischiano di diventare un fardello insostenibile per la casa automobilistica.

Filiera sotto pressione

La filiera produttiva nel suo complesso si trova così sotto pressione. Gli effetti delle nuove regole non si limitano ai modelli offerti ai clienti, ma investono tutta la catena del valore: dalla progettazione, alla produzione, fino alla logistica. Gli impianti italiani risultano tra i più vulnerabili, mentre le fabbriche spagnole di Vigo e Saragozza sembrano più al sicuro, grazie anche all’avvio di una nuova linea di produzione di batterie a Saragozza in collaborazione con CATL, che rafforza il posizionamento di queste sedi nel contesto della mobilità elettrica.

Il quadro delineato dall’ACEA – l’associazione europea dei costruttori automobilistici – non lascia spazio a dubbi: l’impatto potenziale delle sanzioni emissioni potrebbe superare i 15 miliardi di euro per l’intero settore continentale. Un rischio enorme, se si considera che oltre il 10% del PIL europeo dipende direttamente o indirettamente dall’industria dell’auto. Le conseguenze potrebbero propagarsi ben oltre le fabbriche, coinvolgendo fornitori, indotto e l’intero tessuto economico.

Una vera sfida

Di fronte a questo scenario, la vera sfida per Stellantis e per tutto il comparto sarà quella di trovare un equilibrio tra occupazione, sostenibilità ambientale e redditività. La transizione verso la mobilità elettrica, pur rappresentando una necessità inderogabile, rischia di mettere a repentaglio migliaia di posti di lavoro e la sopravvivenza stessa di numerosi stabilimenti storici. La posta in gioco, dunque, non riguarda solo il futuro dei singoli marchi, ma la tenuta economica e sociale di interi territori.

Mentre l’Europa continua a stringere le maglie delle normative europee emissioni, il settore si trova davanti a una svolta epocale: solo un’accelerazione decisa nella diffusione delle auto elettriche e un’innovazione costante lungo tutta la filiera produttiva potranno evitare il rischio di chiusure e garantire un futuro sostenibile alla industria automobilistica italiana e continentale.

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