Pur di avere la Porsche 959, Bill Gates ha pagato la dogana per 13 anni
La storia della Porsche 959 bloccata in dogana e della legge Show or Display (1999) che permise l'importazione di supercar rare, con limiti di percorrenza ed emissioni
Determinazione, passione e una buona dose di influenza possono davvero cambiare il corso della storia, anche quando si tratta di importazione auto rare e supercar da sogno. Lo dimostra una vicenda che ha avuto come protagonista uno dei più noti magnati della tecnologia mondiale: Bill Gates. La sua lotta per vedere circolare sulle strade americane la sua esclusiva Porsche 959 non solo ha segnato un punto di svolta personale, ma ha anche rivoluzionato il panorama del collezionismo automobilistico negli Stati Uniti, portando a una svolta legislativa che ancora oggi fa scuola.
Tutto ebbe inizio negli anni ’80, quando la Porsche 959 rappresentava l’apice dell’innovazione automobilistica. Con appena 292 esemplari prodotti, questa supercar tedesca era un concentrato di tecnologia e prestazioni che pochi potevano permettersi, ma che tutti sognavano. Tra questi pochi fortunati c’era proprio Bill Gates, che decise di acquistare uno di questi gioielli. Tuttavia, l’entusiasmo per il nuovo acquisto fu presto smorzato da una dura realtà: l’auto non era stata omologata secondo gli standard della NHTSA (National Highway Traffic Safety Administration) americana, l’ente che regola la sicurezza dei veicoli negli Stati Uniti.
Ferma in dogana per 13 anni
Così, la preziosa Porsche 959 di Gates venne bloccata alla dogana di Seattle, dove rimase ferma per ben 13 anni. Nel frattempo, le spese di deposito superarono i 130.000 dollari, mentre la frustrazione cresceva. Ma Gates non era tipo da arrendersi di fronte a un ostacolo, per quanto imponente potesse sembrare. Insieme al suo fidato socio Paul Allen, all’avvocato Warren Dean e al noto concessionario di auto d’epoca Bruce Canepa, decise di avviare una vera e propria battaglia legale per cambiare le regole del gioco.
Il gruppo si fece portavoce di una richiesta chiara: modificare la legislazione federale affinché fosse possibile l’importazione auto di veicoli storici o di particolare rilevanza, prodotti in serie limitata, anche se non omologati secondo gli standard della NHTSA. L’obiettivo era ambizioso: aprire le porte degli Stati Uniti a supercar rare e iconiche, fino a quel momento inaccessibili ai collezionisti americani.
Fece cambiare le regole
Dopo oltre un decennio di pressioni, dibattiti e confronti politici, la determinazione di Gates e dei suoi alleati portò finalmente a un risultato concreto. Nel 1999, durante l’amministrazione Clinton, venne approvata la normativa Show or Display. Questa legge consentiva l’importazione auto di veicoli prodotti in meno di 500 esemplari, a patto che rispettassero gli standard sulle emissioni e che non percorressero più di 4.000 km all’anno su strade pubbliche. Un compromesso che garantiva la tutela dell’interesse pubblico, senza però soffocare la passione dei collezionisti.
L’impatto della normativa Show or Display fu immediato e di vasta portata. Modelli leggendari come la Jaguar XJ220, la McLaren F1 e la Bugatti EB110 poterono finalmente varcare i confini americani, arricchendo il patrimonio automobilistico degli Stati Uniti e offrendo nuove opportunità a chi desiderava possedere una supercar unica. L’arrivo di queste auto non solo aumentò il valore e l’attrattiva delle collezioni private, ma contribuì anche a creare una cultura dell’automobilismo d’epoca ancora più viva e appassionata.
Non mancano le critiche
Naturalmente, non mancarono le polemiche. Alcuni critici vedevano nella legge Show or Display un potenziale rischio per la sicurezza stradale, temendo che la circolazione di veicoli non omologati potesse mettere in pericolo gli utenti della strada. Tuttavia, i sostenitori della normativa sottolinearono come i limiti imposti sull’utilizzo e il rispetto degli standard ambientali rappresentassero un compromesso ragionevole. La possibilità di godere di un patrimonio automobilistico unico, senza trascurare le esigenze della collettività, venne considerata una vittoria per tutti.
La storia della Porsche 959 di Bill Gates resta oggi un esempio emblematico di come la passione, unita a competenza e influenza, possa trasformare una vicenda personale in un cambiamento normativo di grande impatto. Grazie all’impegno di Gates, Paul Allen, Bruce Canepa e Warren Dean, il collezionismo automobilistico americano ha potuto vivere una nuova era, fatta di libertà, opportunità e, soprattutto, sogni a quattro ruote finalmente realizzabili.