L'arma segreta dell'Alfa Romeo 155 che vinse il DTM, e che FIAT non voleva

Analisi completa della Alfa Romeo 155 V6 Ti: dal titolo DTM 1993 all'evoluzione per l'ITC, il passaggio al V6 90, la controversa omologazione e l'episodio di Singen

L'arma segreta dell'Alfa Romeo 155 che vinse il DTM, e che FIAT non voleva
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Giorgio Colari
Pubblicato il 10 nov 2025

L’orgoglio italiano ha saputo brillare come mai prima d’ora sulle piste del campionato tedesco, lasciando un segno indelebile nella storia del motorsport. Un risultato straordinario, fatto di trentotto vittorie, un titolo iridato e una vettura capace di mettere in discussione la supremazia dei giganti tedeschi. Stiamo parlando della Alfa Romeo 155 V6 Ti, autentica protagonista di una delle pagine più affascinanti e combattute degli anni ’90.

Anno di consacrazione

Il 1993 segna l’anno della consacrazione: la berlina del Biscione, con la sua livrea inconfondibile e una tecnica d’avanguardia, conquista il prestigioso DTM, il campionato turismo tedesco, sorprendendo pubblico e addetti ai lavori. Un mix perfetto di aggressività, aerodinamica rivoluzionaria e potenza motoristica permise all’auto italiana di dominare la scena, portando a casa un titolo che sembrava destinato a rimanere in mano alle case automobilistiche tedesche.

Dietro questo trionfo ci sono uomini e storie che hanno lasciato il segno. Spiccano i nomi di Nicola Larini, vero mattatore della stagione, e di Alessandro Nannini, che con la sua grinta e determinazione è diventato protagonista di un episodio passato alla storia: la memorabile “vendetta sportiva” a Singen, quando riuscì a restituire il favore a una Mercedes dopo un controverso tamponamento. Questi episodi, oltre a rendere il campionato ancora più acceso, hanno contribuito a costruire la leggenda di una squadra capace di sfidare e battere i colossi tedeschi sul loro terreno.

Scelte tecniche audaci

Il successo della Alfa Romeo 155 V6 Ti non fu solo il risultato di talento al volante, ma anche di scelte tecniche audaci e innovative. L’arrivo del nuovo campionato ITC, nato dalla fusione tra il DTM e l’ITCC, impose un’evoluzione radicale alla vettura. I tecnici Alfa Romeo, guidati dall’ingegno e dal coraggio, decisero di rivoluzionare il propulsore: si passò a un motore V6 90 gradi, abbandonando il tradizionale angolo di 60°. Una soluzione ispirata dal motore PRV montato sulla Lancia Thema, risultato di una temporanea alleanza tra due storici marchi italiani.

A svelare i retroscena di questa scelta fu l’ingegnere Sergio Limone, che raccontò come l’adozione del nuovo motore rappresentasse un vero salto nel buio, ma anche una scommessa tecnica necessaria per restare competitivi nel nuovo scenario regolamentare. L’evoluzione, tuttavia, non fu priva di ostacoli: le nuove regole introdotte nel 1994 e la pressione crescente dei costruttori tedeschi portarono alla luce alcuni problemi di affidabilità, minando la continuità del progetto e segnando l’inizio di una fase di declino per la vettura italiana.

Particolarmente controversa fu la strategia di omologazione del propulsore, che venne presentato come derivato dall’iconica Alfa Romeo Montreal. Una mossa più di marketing che di ingegneria, volta a rafforzare il legame tra la vettura da corsa e un modello leggendario del marchio, suscitando non poche discussioni tra appassionati e addetti ai lavori.

Un vero caso

La storia della Alfa Romeo 155 V6 Ti è oggi considerata un vero e proprio caso di studio per gli amanti del motorsport. Un esempio di come il coraggio progettuale e la passione possano portare a risultati sorprendenti, anche contro avversari apparentemente imbattibili. Ma è anche la dimostrazione di quanto i regolamenti e l’evoluzione tecnologica possano rapidamente cambiare gli equilibri di un campionato, trasformando una vettura vincente in un ricordo glorioso.

Ancora oggi, questa straordinaria berlina da competizione viene celebrata come la sintesi perfetta tra audacia tecnica e spirito sportivo. La sua epopea continua a ispirare generazioni di appassionati, raccontando una pagina di 1993 che rimarrà per sempre nella memoria di chi ama le sfide impossibili e il sapore unico dell’italianità nel motorsport internazionale.

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