La vecchia fabbrica Bugatti invasa da un rave party: rischi elevati
Migliaia di persone hanno occupato la Fabbrica Blu di Campogalliano, ex sede Bugatti EB110. Forze dell'ordine, trecento identificate e polemiche su tutela e sicurezza
Un’invasione senza precedenti ha travolto l’ex stabilimento Bugatti di Campogalliano nella notte di Halloween, attirando migliaia di persone e costringendo le autorità locali a un massiccio dispiegamento di forze. L’assalto notturno alla storica Fabbrica Blu, oggi abbandonata, ha riacceso il dibattito sulla tutela e sulla valorizzazione del patrimonio industriale italiano, evidenziando ancora una volta le criticità di gestione e sicurezza che gravano su siti di questo valore.
Una situazione degenerata
La situazione è rapidamente degenerata in un caos viabilistico, con centinaia di auto e un flusso continuo di partecipanti che hanno preso d’assalto l’edificio. Gli agenti della prefettura, impegnati nelle operazioni di contenimento, hanno identificato circa trecento persone e registrato una cinquantina di veicoli. L’intervento ha portato anche a un arresto per detenzione di stupefacenti. Le forze dell’ordine hanno agito con estrema cautela, consapevoli della pericolosità di una struttura che, ormai da anni, presenta rischi di cedimenti strutturali.
L’ex stabilimento rappresenta un vero e proprio monumento della storia automobilistica italiana. Progettata dall’architetto Giampaolo Benedini e inaugurata nel 1990, la Fabbrica Blu fu il cuore produttivo della leggendaria Bugatti EB110, supercar che ancora oggi suscita emozioni tra appassionati e collezionisti. Dopo il fallimento della Bugatti Automobili nel 1995, l’immobile è passato alla famiglia Pavesi, che ha mantenuto viva la memoria di questo luogo con aperture occasionali rivolte ai cultori del marchio.
Non è la prima volta
Un nuovo capitolo si è aperto nel 2022, quando l’imprenditore francese Adrien Labi ha acquisito il complesso. Tuttavia, da quel momento la situazione è precipitata: cancelli lasciati incustoditi, furti e atti vandalici si sono susseguiti senza sosta. Nonostante le numerose segnalazioni alle autorità locali, le risposte sono state insufficienti. A complicare ulteriormente il quadro, il rifiuto da parte del Ministero della Cultura di riconoscere il valore artistico della struttura ha privato la Fabbrica Blu di una protezione formale, lasciando il sito esposto a rischi crescenti.
L’episodio richiama alla memoria il cosiddetto rave “Witchtek 2K22”, quando, nell’ottobre 2022, tremila giovani si radunarono in un capannone abbandonato nella stessa provincia modenese. Quell’evento fu la scintilla che portò all’introduzione del controverso decreto anti-rave, volto a reprimere i raduni illegali in aree industriali dismesse. A distanza di tre anni, la storia si ripete, ma con una partecipazione ancora più massiccia e un impatto ancora più grave sulla sicurezza pubblica e sul patrimonio storico.
In risposta all’emergenza, il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica si è riunito d’urgenza, affrontando sia la gestione immediata dell’ordine pubblico sia le questioni più ampie e strutturali. Sul tavolo, la responsabilità dei proprietari privati nella messa in sicurezza degli immobili, i limiti dell’intervento pubblico in assenza di una tutela formale, e la necessità di sviluppare strategie a lungo termine per la salvaguardia dei siti industriali abbandonati di valore storico.
Preoccupazione fra gli appassionati
Il mondo degli appassionati di auto e i collezionisti manifestano profonda preoccupazione: la Fabbrica Blu non è un semplice edificio dismesso, ma un simbolo della tradizione italiana delle supercar. Gli esperti avvertono che nuovi episodi di vandalismo potrebbero cancellare definitivamente le ultime tracce materiali e la memoria storica della Bugatti EB110, compromettendo per sempre il legame tra il territorio e la sua eccellenza automobilistica.
Le amministrazioni locali denunciano un quadro normativo inefficace, che, pur dotato di strumenti repressivi contro gli organizzatori di raduni illegali, non riesce a garantire la sicurezza degli edifici abbandonati. Parallelamente, attivisti per i diritti civili mettono in guardia contro approcci esclusivamente punitivi, suggerendo invece strategie preventive basate su un monitoraggio costante, l’installazione di protezioni fisiche efficaci e la promozione di progetti di riqualificazione che restituiscano nuova vita a questi luoghi carichi di storia.
L’incidente della Fabbrica Blu solleva interrogativi cruciali sul difficile equilibrio tra la conservazione del patrimonio industriale, le responsabilità dei proprietari privati e il ruolo delle istituzioni nella prevenzione di situazioni potenzialmente pericolose per la sicurezza pubblica. In un contesto in cui la memoria storica rischia di essere cancellata dall’incuria e dal degrado, diventa sempre più urgente una riflessione condivisa sulle strategie migliori per proteggere e valorizzare i tesori dell’industria automobilistica italiana.