I settant'anni di una Dea, la Citroen DS è ancora un'icona di bellezza

La Citroen DS festeggia 70 anni: al Retromobile 2025 dodici modelli storici esposti, asta per la DS 21 Decapotable e il valore delle innovazioni tecnologiche

I settant'anni di una Dea, la Citroen DS è ancora un'icona di bellezza
F C
Fabrizio Caratani
Pubblicato il 7 ott 2025

Il 6 ottobre 1955, al Salone dell’Auto di Parigi, il pubblico assisteva incredulo alla nascita di un mito: la Citroën DS. Oggi, a 70 anni esatti da quel giorno, quell’auto resta un simbolo assoluto di innovazione tecnica, eleganza e rivoluzione stilistica. Ma pochi sanno che dietro quelle linee da astronave c’era la mente di un italiano emigrato in Francia, Flaminio Bertoni, scultore prestato all’industria automobilistica.

Un’auto che arrivava dal futuro

Nel 1955, la DS sembrava atterrata da un altro pianeta. Il suo design fluido e aerodinamico lasciava senza parole. I numeri lo dimostrano: 12.000 ordini in un solo giorno, 80.000 in una settimana, nonostante un prezzo tutt’altro che accessibile. Era la prima auto al mondo dotata di:

  • sospensioni idropneumatiche autoregolanti,
  • servosterzo,
  • freni a disco anteriori.

Eppure, non fu solo la tecnologia a renderla iconica. Fu la forma, quel profilo da squalo, a conquistare tutti. In francese “DS” si legge “Déesse”, cioè dea. Mai nome fu più azzeccato.

Flaminio Bertoni, l’uomo dietro il mito

Nato a Varese, Bertoni era un tecnico con una formazione artistica solida. Aveva iniziato come carrozziere, ma nel tempo sviluppò una visione quasi scultorea dell’automobile. Dopo aver lavorato in Italia nel settore aeronautico, emigrò in Francia e trovò in Citroën la sua casa creativa. Fu sua l’evoluzione della Traction Avant, e più tardi mise la firma anche sulla 2CV e sull’Ami 6.

Per la DS, raccontano che si ispirò alla forma di un pesce per superare le difficoltà dimensionali dei primi prototipi. Il risultato fu un’auto così avanti da sembrare fuori dal tempo.

Successo immediato e lunga gloria

Appena nata, la DS vinse il Rally di Montecarlo. Nel 1957, Roland Barthes la inserì nel suo saggio Miti d’oggi, paragonandola alla bellezza delle cattedrali gotiche. Nello stesso anno fu l’unica auto esposta alla Triennale di Milano. La consacrazione culturale fu totale.

Al cinema fece capolino accanto a Brigitte Bardot, Alain Delon e in pellicole come Il giorno dello sciacallo e La Dea del ‘67. In politica, divenne il simbolo della grandeur: Charles De Gaulle ne volle una versione speciale, scoperta e lunga oltre sei metri, per le grandi parate ufficiali. Più lunga perfino della Lincoln americana. La DS fu prodotta per vent’anni. L’ultimo esemplare uscì dagli stabilimenti Citroën il 24 aprile 1975. Era la numero 1.330.755. Una fine annunciata, ma senza tristezza: il suo posto nella storia era già assicurato.

Un’eredità che non si spegne

Settant’anni dopo, la DS non è solo un’icona del design automobilistico. È un simbolo culturale, un caso unico di come un oggetto industriale possa diventare arte, politica, cinema.

E tutto questo grazie anche alla visione di un italiano con la passione per la scultura, che trasformò un progetto tecnico in una leggenda su quattro ruote. Nel mondo dell’automobile, ce ne sono tante che hanno segnato un’epoca. La DS, invece, l’ha creata.

Se vuoi aggiornamenti su Auto storiche inserisci la tua email nel box qui sotto:

Compilando il presente form acconsento a ricevere le informazioni relative ai servizi di cui alla presente pagina ai sensi dell'informativa sulla privacy.

Ti potrebbe interessare: