Ferrari preferisce il nuovo V6 rispetto al classico V12: va più forte
La Ferrari F80 monta un motore V6 turbo ibrido da tre litri derivato dalla 499P, con 900 CV termici e 1200 CV totali: innovazione da Le Mans per le ammiraglie
Un risultato che sorprende e al contempo conferma le aspettative più ottimiste: tutte le 799 unità della Ferrari F80 hanno trovato già i loro proprietari, segnando il tutto esaurito ancor prima della presentazione ufficiale al pubblico. Siamo di fronte a un momento cruciale nella storia della Casa di Maranello, uno snodo decisivo dove la tradizione incontra l’innovazione tecnologica. La nuova ammiraglia del Cavallino Rampante rappresenta una svolta strategica senza precedenti: il glorioso V12 tradizionale, simbolo indiscusso dell’eccellenza Ferrari per generazioni, abbandona il ruolo da protagonista assoluto. Al suo posto emerge un motore V6 turbo ibrido dalla cilindrata di tre litri, una soluzione compatta e raffinata che eredita direttamente l’esperienza raccolta dalla 499P, la berlinetta vincitrice della 24 Ore di Le Mans.
La genesi del nuovo motore
La genesi tecnologica di questa vettura affonda le radici direttamente nell’esperienza acquisita nelle competizioni di resistenza. Il V6 puro, infatti, sviluppa la ragguardevole cifra di 900 cavalli a 8.750 giri al minuto, con una densità di potenza di 300 CV per litro di cilindrata, un dato che testimonia l’estrema efficienza costruttiva. L’adozione di un propulsore così compatto, anziché il tradizionale dodici cilindri, consente di ottenere un passo più contenuto, di abbassare significativamente il baricentro della vettura e di ridurre il peso complessivo della struttura. Questi elementi, apparentemente tecnici e marginali, si traducono invece in una dinamica di guida qualitativamente superiore, in una precisione di comportamento che solo Ferrari sa garantire. Lo spazio recuperato consente inoltre l’installazione di un diffusore posteriore più generoso e sofisticato, con benefici aerodinamici che si rivelano decisivi nelle alte velocità.
La presentazione ufficiale della nuova ammiraglia è avvenuta in occasione di un workshop tecnico presso il Museo Enzo Ferrari a Modena, e ha immediatamente sollevato questioni fondamentali riguardanti l’identità sonora della casa e la continuità con il passato glorioso. I puristi del marchio lamentano con una certa amarezza l’assenza del V12 dalle vetture di punta; gli ingegneri della casa, dal canto loro, sottolineano con fermezza come le soluzioni derivate direttamente dalle gare – perfezionate e calibrate su piste di endurance impegnative come Le Mans – offrano prestazioni, efficienza energetica e affidabilità superiori nel corso del tempo.
Un gioiello di tecnica
Dal punto di vista puramente prestazionale, l’unione fra la componente termica e l’architettura ibrida con tre propulsori elettrici posiziona la Ferrari F80 in una categoria che non teme alcun confronto con le storiche vetture equipaggiate dal dodici cilindri. L’accelerazione è fulminea, la velocità massima raggiungibile è impressionante, e la gestione raffinata della coppia motrice configura un’esperienza di guida che sfida apertamente le convenzioni tradizionali.
La decisione tecnica risponde anche a fattori esterni concreti e ineluttabili: normative sulle emissioni sempre più stringenti, pressione crescente verso soluzioni ibride ed elettriche a livello globale, e la ricerca di una competitività duratura sulle piste di resistenza internazionali hanno creato le premesse necessarie per questo cambiamento radicale. La F80 rappresenta un esperimento commerciale e tecnologico di altissimo profilo, che si propone di conciliare prestazioni radicali e primitive con una visione di lungo termine e consapevole del marchio.
Ferrari ribadisce infine il suo impegno incondizionato verso i motori a combustione interna, confermando la permanenza di V6, V8 e V12 nella gamma futura, insieme a versioni ibride ed elettriche, entro la fine del presente decennio. Nel breve termine, con il sold out già registrato, la scommessa appare vinta sul fronte della domanda commerciale; sui tempi lunghi resterà da verificare se questa nuova filosofia saprà consolidarsi presso il pubblico dei collezionisti e degli appassionati più fedeli alla tradizione.