Autovelox, stop ai dispositivi non registrati: niente più multe

Dal 28 novembre 2025 l'uso degli autovelox non registrati sarà vietato per accertare violazioni. Restano aperti dubbi sull'omologazione e possibili contenziosi legali

Autovelox, stop ai dispositivi non registrati: niente più multe
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Giorgio Colari
Pubblicato il 28 nov 2025

Una riforma che promette di trasformare completamente il panorama dei controlli stradali in Italia sta per entrare in vigore. Dal 28 novembre 2025, infatti, entreranno in vigore le sanzioni per i dispositivi non registrati nella banca dati ministeriale. Si tratta di un cambiamento significativo che ruota attorno a tre pilastri fondamentali: trasparenza, controlli legittimi e una scadenza che farà tremare i comuni italiani. Una riforma che promette chiarezza ai cittadini ma accende i riflettori su un contenzioso normativo ancora irrisolto: quello tra registrazione e omologazione degli strumenti.

Deadline il 28 novembre

Il tempo a disposizione delle amministrazioni locali e degli enti gestori è realmente poco. Entro le 24 del 27 novembre devono aver proceduto con il censimento obbligatorio di tutti gli apparecchi tramite piattaforma telematica, usufruendo di una franchigia di 60 giorni. Questo rappresenta un passaggio cruciale nel processo di regolarizzazione. Una volta superata la scadenza, nessun autovelox non registrato potrà più rilevare infrazioni in alcun modo. La misura punta deliberatamente a innalzare gli standard di trasparenza e legittimità dei controlli sulla velocità, garantendo ai cittadini una maggiore certezza sulla validità delle sanzioni.

Il nodo critico dell’omologazione

Ma qui sorge il primo nodo critico che non deve essere sottovalutato. La Corte di Cassazione ha evidenziato nel 2024 come apparecchi approvati ma non omologati potrebbero non avere valore legale, mettendo in dubbio la validità delle sanzioni. Questo è un aspetto particolarmente delicato. Il Ministero delle Infrastrutture sostiene fermamente che approvazione e omologazione autovelox siano equivalenti, ma il Codice della Strada dice diverso: richiede esplicitamente l’omologazione. Una contraddizione che alimenta il contenzioso e mette a rischio la tenuta amministrativa delle multe emesse finora.

Un’opportunità concreta per i cittadini

Per i cittadini questa situazione rappresenta un’opportunità concreta e tangibile. Prima di pagare una contravvenzione, è possibile verificare nel verbale o nel portale ministeriale se il dispositivo sia regolarmente registrato. In caso di irregolarità, impugnare la multa diventa una strategia con concrete possibilità di successo in sede amministrativa e giudiziaria. Non si tratta più di un’azione remota, ma di una possibilità reale di ottenere l’annullamento della sanzione ricorrendo a motivi formali e procedurali.

L’onere per le amministrazioni locali

Il compito che si apre davanti ai comuni è decisamente oneroso e complesso. Comporta aggiornamento delle anagrafiche, documentazione tecnica rigorosa, e dove occorre, avvio dei procedimenti di omologazione autovelox. Un impegno organizzativo che avrà ripercussioni significative sulle finanze locali e sulla gestione dei servizi di controllo stradale. Le amministrazioni dovranno affrontare costi aggiuntivi e complessità burocratiche considerevoli.

Lo scenario futuro e l’incertezza normativa

La questione dell’omologazione autovelox rimane tuttavia sospesa in uno stato di incertezza. Potrebbe essere necessario un intervento legislativo chiarificatore per evitare che il 28 novembre 2025 segni non solo una svolta verso maggiore trasparenza, ma anche l’inizio di una stagione di ricorsi diffusi e contenziosi legali. Il rischio concreto è rappresentato da autovelox esclusi dai controlli e amministrazioni locali costrette a fare i conti con perdite di entrate significative. Solo il tempo dirà se questa riforma rappresenterà veramente un progresso o l’inizio di una complessa fase transitoria.

 

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