Evitare la Cuba automobilistica, Källenius (Mercedes): “Serve più flessibilità dall’UE”

Il CEO di Mercedes e presidente ACEA avverte: senza flessibilità sull’auto elettrica, l’Europa rischia un paradosso con vecchie auto e crisi della filiera

Di Giulia Darante
Pubblicato il 29 lug 2025
Evitare la Cuba automobilistica, Källenius (Mercedes): “Serve più flessibilità dall’UE”

L’industria automotive europea si trova a un bivio cruciale, stretto tra l’ambizione di una transizione ecologica e la complessa realtà del mercato. A lanciare l’allarme è Ola Källenius, CEO di Mercedes e presidente dell’ACEA, che mette in guardia da un possibile scenario paradossale: il rischio che l’Europa, seguendo un approccio eccessivamente ideologico e poco pragmatico, finisca per trasformarsi in una sorta di “Cuba automobilistica”, popolata da vecchie auto inquinanti costrette a circolare ben oltre il loro ciclo vitale.

Il cuore della questione, secondo Källenius, riguarda il divario crescente tra le ambiziose direttive dell’Unione Europea e la concreta situazione economica e sociale dei cittadini. L’ipotesi di vietare i motori a combustione interna senza offrire alternative economicamente accessibili rischia infatti di sortire un effetto controproducente: i consumatori, privi di opzioni sostenibili, potrebbero scegliere di mantenere in strada veicoli ormai obsoleti e altamente inquinanti, con gravi conseguenze non solo per l’ambiente, ma anche per il tessuto produttivo e l’occupazione.

Il contesto è cambiato

Un dato significativo emerge dall’attuale penetrazione delle auto elettriche nel Vecchio Continente: la quota di mercato dei veicoli elettrici si è fermata attorno al 15%, una percentuale ben distante dal 50% ipotizzato solo pochi anni fa. “Il contesto economico è cambiato radicalmente”, sottolinea Källenius, mettendo in luce come le misure previste per il 2027 non siano sufficienti a colmare il gap tra ambizioni normative e realtà di mercato.

Questa consapevolezza ha spinto la stessa Mercedes a rivedere le proprie strategie. Dopo aver inizialmente puntato tutto su un futuro interamente elettrico, il marchio tedesco ha ora scelto un approccio multi-tecnologico, che include anche soluzioni ibride e, dove necessario, il mantenimento dei motori a combustione interna. Una strategia condivisa da altri grandi costruttori come Toyota, che vedono nella diversificazione la chiave per una transizione graduale e sostenibile.

Non solo la domanda preoccupa

Le preoccupazioni non si fermano alla domanda dei consumatori, ma si estendono lungo tutta la supply chain europea. Secondo Källenius, oltre il 40% dei fornitori dell’industria automotive è oggi a rischio redditività, minacciato da una trasformazione troppo rapida e da una crescente pressione competitiva a livello globale. Per evitare che la transizione si traduca in una crisi industriale, il CEO di Mercedes propone una strategia articolata su tre pilastri fondamentali: decarbonizzazione dei processi produttivi, rafforzamento della resilienza della catena di fornitura e salvaguardia della competitività europea.

Un ulteriore elemento di criticità riguarda le recenti politiche protezionistiche adottate dall’Unione Europea, come i dazi sulle auto cinesi. Secondo Källenius, queste misure rischiano di avere un effetto boomerang, scoraggiando gli investimenti nella transizione ecologica e penalizzando la capacità dell’industria europea di innovare e restare competitiva sui mercati internazionali.

Prossimi mesi decisivi

I prossimi dodici mesi si preannunciano decisivi per il futuro dell’industria automotive europea. Se Bruxelles non adotterà un approccio più pragmatico e flessibile, il rischio è quello di perdere la leadership industriale conquistata negli ultimi decenni, restando intrappolata in una spirale di stagnazione economica e tecnologica. È un appello alla ragionevolezza e alla concretezza, quello lanciato da Källenius e condiviso dai principali costruttori del continente: la neutralità climatica al 2050 resta un obiettivo imprescindibile, ma il percorso per raggiungerla deve essere meno rigido e più aderente alle reali condizioni del mercato e della società europea.

In questo scenario, la sfida è duplice: da un lato, accelerare la decarbonizzazione senza compromettere la solidità industriale; dall’altro, garantire che la transizione non lasci indietro nessun segmento della supply chain e che le soluzioni tecnologiche adottate siano davvero accessibili per tutti. Solo così l’Europa potrà continuare a essere protagonista nella mobilità del futuro, evitando di trasformarsi in un museo a cielo aperto di tecnologie del passato.

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