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Elon Musk e i suoi tweet brucia soldi

L’uomo più ricco del mondo non sembra preoccuparsi troppo degli effetti collaterali dei suoi post su Twitter.

Elon Musk non investe molto in pubblicità, ma trova sempre il modo per far parlare di sé. Il fondatore di Tesla riesce a catalizzare l’attenzione sui progetti e i prodotti delle sue aziende. Anche nelle altre uscite fa spesso rumore. Storici i suoi tweet, dove spesso spiazza tutti, con idee e riflessioni quantomeno particolari. I cinguettii dell’uomo che è stato il più ricco del mondo influenzano le masse. A volte fanno calare il titolo della casa automobilistica di Palo Alto. Ma lui non sembra preoccuparsi troppo di bruciare miliardi in questo modo, forse perché vede oltre il breve periodo. Magari riesce ad immaginare anche in ambito finanziario degli scenari difficili da leggere per noi comuni mortali. Chissà.

Sta di fatto che le sue uscite su Twitter generano effetti in stile montagne russe, con guadagni o perdite di dimensioni colossali per chi vive nel mondo “ordinario”. L’ultimo esempio giunge dal sondaggio proposto ai suoi follower, in ordine alla possibilità di vendere il 10% delle azioni in suo possesso, per pagare le tasse. Il 57,9 % dei seguaci si è schierato a favore della cessione: questo ha fatto crollare il valore del titolo in borsa.

Nella giornata di lunedì la perdita a Wall Street è stata del 7.3%: così è evaporato in poche ore un valore finanziario pari a 20 miliardi di dollari del suo patrimonio. Il tutto senza che ci sia stata materialmente la vendita. Un’altra volta Hertz aveva annunciato la volontà di acquistare 100 mila Tesla Model 3, con la possibilità di raddoppio del volume, ma il CEO della casa americana disse che non c’era ancora nulla di concreto e che comunque questo non avrebbe cambiato la sorte del marchio. Così dopo la febbre iniziale giunse una doccia fredda sui mercati finanziari. Il campionario dei tweet infelici di Elon Musk è davvero lungo. Eccone qualche altro.

Una lunga tradizione di strani cinguettii

Il 25 ottobre scorso il ricco imprenditore statunitense è riuscito a far calare del 10% il valore del titolo Tesla per un altro twitt infelice. In quella circostanza, nelle ore precedenti, aveva scritto: “Strano che le azioni abbiano guadagnato il 12% in un giorno, visto che la società sta vivendo problemi di produzione e non di domanda”. Un modo per darsi la zappa sui piedi.

Andando a ritroso, emerge all’attenzione un altro cinguettio di Elon Musk che, nel maggio 2021, in una fase di febbre crescente per il suo titolo, pubblicò questo post: “A mio avviso il prezzo delle azioni Tesla è troppo alto”. In un battito di ciglia il mercato finanziario lo punì con un -4%.
Nel febbraio del 2019 scrisse che la Tesla poteva vendere 500.000 auto: poco dopo precisò che si trattava della capacità produttiva potenziale, non delle consegne effettive che entro fine anno si sarebbero attestate su 400.000 esemplari. Il titolo scese del 3,7%.

Il 7 agosto 2018 Elon Musk annunciò la prospettiva di trasformare Tesla in azienda privata, rilevando tutte le azioni mancanti nel suo portafoglio, al prezzo di 420 dollari ciascuna. Scrisse che il finanziamento era assicurato, anche se l’azienda era in piena crisi. Nei momenti successivi al tweet il titolo crebbe dell’11%, ma in pochi giorni perse il 15%, perché gli azionisti capirono che la cosa non era fattibile.

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