Chi è davvero felice dell'auto elettrica? Chi ha la colonnina a casa

Calenda cita un 20% di possessori 'pentiti' ma lo studio Zapmap (UK) su 3.746 proprietari indica 97% che non tornerebbe al termico; infrastrutture spiegano le differenze

Chi è davvero felice dell'auto elettrica? Chi ha la colonnina a casa
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Giorgio Colari
Pubblicato il 1 ott 2025

Nel panorama della mobilità sostenibile, una recente indagine proveniente dal Regno Unito porta nuova linfa al dibattito sulle auto elettriche e sulla reale soddisfazione dei loro proprietari. I dati raccolti mettono in luce una realtà che si discosta nettamente dalle affermazioni circolate in Italia e riaccendono la discussione sulla transizione energetica e sulle infrastrutture di supporto.

Secondo uno studio condotto da Zapmap, piattaforma di riferimento per la mappatura delle colonnine di ricarica, quasi 4.000 automobilisti britannici sono stati intervistati riguardo la loro esperienza con le auto elettriche. Il risultato? Un sorprendente 97% degli intervistati ha dichiarato di non voler mai più tornare a un veicolo a combustione interna. Questo dato stride con le dichiarazioni del leader di Azione, Carlo Calenda, il quale aveva sostenuto – senza però citare fonti verificabili – che il 20% dei possessori di veicoli elettrici sarebbe intenzionato a tornare ai motori tradizionali.

I risultati della ricerca

Il sondaggio di Zapmap si distingue per la sua solidità metodologica e per la chiarezza dei risultati. La soddisfazione degli utenti raggiunge livelli elevatissimi: il punteggio medio assegnato all’esperienza di guida di un’auto elettrica si attesta a 87 su 100. Tra i fattori più apprezzati spiccano i bassi costi di gestione, l’efficienza energetica e la praticità nell’uso quotidiano. Un elemento risulta determinante nel quadro britannico: tutti i partecipanti all’indagine disponevano di una ricarica domestica. Questo aspetto riduce drasticamente la cosiddetta “range anxiety”, ovvero la paura di restare senza energia, trasformando la routine di ricarica in un’operazione semplice e assimilabile a quella di qualsiasi elettrodomestico.

Non si può trascurare il contesto infrastrutturale: il Regno Unito si distingue per una rete di punti di ricarica pubblici tra le più avanzate d’Europa, capace di garantire una copertura capillare e servizi di qualità. In Italia, invece, la situazione è ben più articolata. A fine 2024, il nostro Paese conta 64.391 punti di ricarica pubblici, ma la loro distribuzione è tutt’altro che omogenea. Le regioni settentrionali godono di una concentrazione significativamente maggiore di colonnine rispetto al Sud e alle isole, creando così un evidente squilibrio territoriale che incide sulla percezione e sull’adozione delle auto elettriche.

La ricarica domestica fa la differenza

Le dichiarazioni di Carlo Calenda hanno contribuito a riaccendere il confronto sulla transizione verso la mobilità elettrica, ma la mancanza di fonti documentate rende difficile un paragone diretto con ricerche strutturate come quella di Zapmap. Gli esperti sottolineano l’importanza di basarsi su dati affidabili e verificabili per orientare le scelte politiche e industriali, soprattutto in un settore in rapida evoluzione come quello della mobilità sostenibile.

Le testimonianze raccolte dal sondaggio britannico confermano che la ricarica domestica rappresenta un vantaggio decisivo per gli utenti: consente di pianificare la ricarica in modo flessibile, di ridurre i costi rispetto ai carburanti tradizionali e di semplificare la gestione quotidiana del veicolo. Tuttavia, chi non ha accesso a una ricarica domestica manifesta ancora forti preoccupazioni legate all’affidabilità e alla disponibilità delle infrastrutture pubbliche. La qualità dei punti di ricarica – in termini di affidabilità, velocità, interoperabilità e tariffe – emerge come un fattore cruciale nella valutazione complessiva della mobilità elettrica.

Le infrastrutture sono necessarie

Gli analisti del settore concordano sul fatto che non sia solo la quantità delle infrastrutture a determinare il successo delle auto elettriche, ma anche e soprattutto la loro qualità e accessibilità. In Italia, per ottenere un quadro realmente rappresentativo della situazione, sarebbe necessario condurre indagini su campioni ampi e distribuiti, in grado di cogliere le disparità regionali e di superare le affermazioni non supportate da dati concreti.

In conclusione, la ricerca di Zapmap offre un’immagine positiva e incoraggiante della mobilità elettrica nel Regno Unito, trainata dalla soddisfazione degli utenti e dalla presenza di una solida infrastruttura di ricarica domestica e pubblica. L’Italia, invece, si trova ancora a dover affrontare sfide significative legate alla distribuzione e alla qualità dei punti di ricarica. Per guidare la transizione verso una mobilità più sostenibile, sarà fondamentale puntare su dati trasparenti, investimenti mirati e politiche capaci di colmare i divari infrastrutturali tra le diverse aree del Paese.

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