Carburante contaminato, decine di auto danneggiate ma niente risarcimento

A Ferrara numerosi automobilisti hanno riportato gravi danni dopo rifornimenti con gasolio contaminato da acqua. Distributore nega responsabilità; associazioni consumatori avviano reclami e richieste di risarcimento

Carburante contaminato, decine di auto danneggiate ma niente risarcimento
G C
Giorgio Colari
Pubblicato il 31 dic 2025

Tredici automobilisti colpiti, riparazioni per migliaia di euro e nessun risarcimento riconosciuto. Nell’estate 2025, a Ferrara, un episodio emblematico ha portato alla luce le insidie del carburante contaminato e la difficoltà di ottenere tutela, anche di fronte a prove tecniche inconfutabili e a una burocrazia assicurativa poco incline a riconoscere responsabilità.

La sequenza degli eventi è inequivocabile: diversi automobilisti effettuano il pieno presso lo stesso distributore ferrarese e, nel giro di pochi giorni, i loro veicoli manifestano guasti meccanici sempre più gravi. Le analisi condotte da periti specializzati non lasciano spazio a dubbi: si riscontra la presenza di acqua nel gasolio, una delle peggiori contaminazioni possibili per i motori diesel.

I danni sono evidenti

I danni sono ingenti e documentati: uno dei proprietari, ad esempio, ha dovuto affrontare spese superiori a 7.000 euro, come attestano scontrini, fatture elettroniche e dettagliati rapporti tecnici. Eppure, nonostante l’evidenza, la compagnia assicurativa collegata al distributore si è rifiutata di intervenire, negando qualsiasi responsabilità diretta del gestore dell’impianto.

Il caso non è isolato: la Lega Consumatori di Ferrara, rappresentata dal consigliere nazionale Andrea Maggi, ha raccolto almeno altre dodici segnalazioni per danni auto del tutto analoghi. Questo quadro conferma la presenza di un problema strutturale, riconducibile a un’unica fonte di approvvigionamento e a una catena di responsabilità ancora tutta da chiarire.

Acqua nel gasolio

Dal punto di vista tecnico, la presenza di acqua nel gasolio può derivare da molteplici fattori: infiltrazioni nelle cisterne di stoccaggio, errori durante le operazioni di travaso, fenomeni di condensa o contaminazione avvenuta in fase di trasporto. Una volta introdotta nel serbatoio, l’acqua genera corrosione interna, favorisce la proliferazione di microrganismi e accelera il deterioramento della qualità del combustibile, con effetti devastanti sulle componenti del motore.

Gli automobilisti coinvolti hanno agito con scrupolo: hanno conservato tutta la documentazione fiscale relativa al rifornimento, commissionato analisi chimiche indipendenti, effettuato diagnosi approfondite sui veicoli e presentato segnalazioni formali sia al gestore che alla compagnia assicurativa. La risposta delle aziende, però, è stata di totale chiusura, con dinieghi categorici e nessuna proposta di risarcimento o soluzione conciliativa.

Standard qualitativi rigorosi

La normativa italiana, in materia di carburante contaminato, impone standard qualitativi rigorosi e controlli periodici a livello regionale e nazionale. Chi subisce danni auto riconducibili a carburante difettoso può rivolgersi alle autorità competenti e avviare un’azione legale in sede civile, a patto di poter dimostrare con precisione il nesso causale tra il rifornimento e il danno subito.

Secondo gli esperti di diritto automobilistico, il percorso giudiziario è percorribile ma complesso: occorre predisporre un dossier probatorio robusto, composto da documenti fiscali, perizie tecniche e testimonianze. Se il numero dei casi dovesse continuare a crescere, e le evidenze risultassero sovrapponibili, potrebbero maturare i presupposti per una class action contro il distributore responsabile.

Chiare raccomandazioni

Per chi si trovasse in una situazione simile, le raccomandazioni sono chiare: segnalare immediatamente ogni anomalia riscontrata dopo il rifornimento, conservare tutti i documenti e richiedere campioni di carburante per analisi indipendenti. Fondamentale, inoltre, rivolgersi a organizzazioni come la Lega Consumatori per ottenere assistenza e supporto nella gestione della pratica.

Il caso di Ferrara sottolinea la necessità di una vigilanza più rigorosa sulla filiera distributiva e di una maggiore responsabilizzazione degli operatori commerciali. Mentre si attendono sviluppi investigativi e risposte dalle autorità, restano aperti interrogativi cruciali su modalità di risarcimento e criteri di attribuzione delle responsabilità, in un contesto in cui la tutela dei consumatori appare ancora troppo fragile.

Ti potrebbe interessare: