Stellantis, numeri da brivido in Italia: persi quasi 10.000 lavoratori

Stellantis riduce la presenza in Italia: quasi 10mila posti persi tra 2020 e 2024 e produzione in forte calo. Fiom Cgil chiede un piano industriale urgente

Stellantis, numeri da brivido in Italia: persi quasi 10.000 lavoratori
G C
Giorgio Colari
Pubblicato il 1 ott 2025

Il panorama industriale italiano si trova ad affrontare una fase critica, segnato da una drastica riduzione della presenza produttiva del gruppo Stellantis sul territorio nazionale. Negli ultimi quattro anni, il colosso automobilistico ha progressivamente ridimensionato la propria forza lavoro e capacità produttiva, lasciando dietro di sé una scia di incertezza e preoccupazione che investe lavoratori, sindacati e istituzioni locali.

Ridimensionamento produzione

Secondo i dati diffusi dalla Fiom Cgil, tra il 2020 e il 2024 il numero dei dipendenti di Stellantis in Italia è sceso da 37.288 a 27.632 unità. Un calo che si traduce in una perdita netta di 9.656 posti di lavoro, sintomo di un processo di progressivo disimpegno che sta assumendo contorni sempre più marcati. Questa erosione dell’occupazione non è stata accompagnata da licenziamenti collettivi, ma piuttosto da una politica di uscite volontarie incentivate, scelta che ha temporaneamente contenuto le tensioni sociali ma non ha certo risolto le criticità strutturali che affliggono il settore.

Il ridimensionamento si riflette in modo altrettanto evidente sulla produzione. Nel solo 2024, la fabbricazione di automobili si è attestata a 289.154 unità, mentre quella dei veicoli commerciali ha raggiunto quota 190.784. Questi numeri rappresentano solo una frazione rispetto alle potenzialità produttive che il gruppo aveva in passato. Se si allarga lo sguardo al ventennio 2004-2024, il quadro si fa ancora più drammatico: la produzione automobilistica ha subito un calo di 515.944 unità, cifra che sale a 520.798 includendo anche i veicoli commerciali.

Le uscite volontarie

La strategia adottata da Stellantis ha puntato principalmente sulle uscite volontarie, evitando licenziamenti di massa ma lasciando irrisolte le problematiche di fondo. Il futuro non appare più roseo: per il 2025 sono già state annunciate ulteriori 500 uscite nello stabilimento di Melfi e 265 in quello di Cassino. Questi dati alimentano il timore di un progressivo smantellamento della presenza industriale in Italia, con effetti potenzialmente devastanti per i territori coinvolti.

A lanciare l’allarme è stato il segretario generale della Fiom Cgil, Michele De Palma, che ha definito la situazione come “le cifre di un fallimento”. De Palma ha chiesto con forza l’apertura di un tavolo di confronto con il governo, con l’obiettivo di discutere un piano industriale concreto che possa tutelare l’occupazione e rilanciare la competitività del settore automobilistico nazionale.

Necessità di riorganizzazione

Da parte sua, Stellantis giustifica il proprio operato come parte di una necessaria riorganizzazione globale, volta ad adattarsi ai rapidi cambiamenti del mercato europeo e agli ingenti investimenti richiesti per la transizione verso l’elettrificazione. Tuttavia, la mancanza di un piano industriale dettagliato per l’Italia alimenta una profonda incertezza tra i lavoratori e le aziende dell’indotto, lasciando irrisolti i nodi legati alla perdita di massa critica produttiva e all’attrattività del Paese per futuri investimenti nel comparto automotive.

Le conseguenze di questo ridimensionamento sono tangibili soprattutto in aree come Melfi e Cassino, dove gli stabilimenti rappresentano il fulcro di ecosistemi produttivi che coinvolgono numerosi fornitori e servizi locali. La riduzione della produzione rischia di innescare una catena di contraccolpi economici e sociali, con le amministrazioni locali che invocano interventi urgenti per riconvertire le capacità produttive e sostenere la transizione verso tecnologie più sostenibili e innovative.

Le scelte del Gruppo

Gli analisti sottolineano come le scelte di un gruppo globale come Stellantis siano inevitabilmente influenzate da dinamiche internazionali, ma avvertono che la perdita di una massa critica produttiva in Italia potrebbe compromettere in modo irreversibile la capacità del Paese di attrarre nuovi investimenti nel settore automobilistico. Senza un piano industriale condiviso, la pressione sulle istituzioni cresce, così come la richiesta di soluzioni concrete per salvaguardare l’occupazione e rilanciare la produzione nazionale.

In questo contesto, i prossimi confronti tra sindacati, azienda e governo si preannunciano cruciali per definire il futuro dell’industria automobilistica italiana. La sfida sarà trovare un equilibrio tra la necessità di riorganizzazione globale di Stellantis e la tutela degli interessi dei lavoratori, delle comunità locali e dell’intero sistema produttivo nazionale.

Se vuoi aggiornamenti su Notizie inserisci la tua email nel box qui sotto:

Compilando il presente form acconsento a ricevere le informazioni relative ai servizi di cui alla presente pagina ai sensi dell'informativa sulla privacy.

Ti potrebbe interessare: