Airbag Takata, nuovo grave incidente: stavolta non è una Citroen
Un airbag Takata esplode senza urto su una Volkswagen Polo in Francia: famiglia ferita, nessuna soluzione e richiami sotto accusa. Problema più ampio?
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Un nuovo inquietante episodio riporta al centro dell’attenzione il tema della sicurezza sulle strade francesi: un airbag Takata è esploso improvvisamente, senza alcun impatto, a bordo di una Volkswagen Polo durante un tranquillo viaggio nella regione dell’Haute-Garonne. Questo incidente, che poteva trasformarsi in tragedia, evidenzia ancora una volta la fragilità di un sistema che dovrebbe invece tutelare la vita di automobilisti e passeggeri.
Myriam, la proprietaria dell’auto, non nasconde la sua frustrazione: “Ogni giorno in cui questa auto difettosa resta in circolazione, è un giorno in cui mia figlia e mio nipote rischiano la vita. Siamo trattati come colpevoli quando siamo vittime.” Le sue parole raccontano il dramma vissuto da chi si trova improvvisamente esposto a un pericolo inaspettato, senza aver ricevuto alcun avviso o protezione dalle istituzioni o dalla casa automobilistica.
Famiglia sotto shock
L’incidente si è verificato all’inizio di luglio: un forte sibilo, seguito da un boato, ha interrotto la tranquillità del viaggio. L’airbag Takata lato passeggero si è attivato senza motivo apparente, ferendo la donna – costretta poi a indossare un collare – e lasciando il bambino a bordo sotto shock. Un evento traumatico, reso ancora più grave dal fatto che la vettura non era mai stata inclusa nei richiami airbag ufficiali, nonostante il noto rischio legato a questo componente.
La risposta della casa automobilistica tedesca ha lasciato la famiglia amareggiata. I tecnici della Volkswagen Polo avrebbero minimizzato l’accaduto, sostenendo che il veicolo potesse continuare a circolare anche senza l’airbag lato passeggero. La casa madre, invece di assumersi la responsabilità, ha tentato di collegare il malfunzionamento a un lieve incidente avvenuto sei settimane prima, una spiegazione smentita dall’assicurazione che ha invece individuato chiaramente un difetto di fabbricazione.
Conseguenze pesanti
Le conseguenze di questa situazione sono state pesantissime per la famiglia coinvolta. L’auto, ormai inutilizzabile e parcheggiata davanti casa come simbolo di un sistema che non ascolta le vittime, ha costretto entrambi i genitori – assistenti domiciliari – a dover noleggiare un altro veicolo. Una scelta obbligata che grava pesantemente sul bilancio familiare: 360 euro a settimana per il noleggio, a cui si aggiungono 900 euro di cauzione, una spesa insostenibile per chi già fatica a tirare avanti.
La frustrazione è cresciuta di fronte al silenzio delle istituzioni e della casa automobilistica, spingendo la famiglia a unirsi al collettivo vittime Takata. Questo gruppo riunisce coloro che hanno subito le conseguenze dei difetti degli airbag e che ora chiedono giustizia e trasparenza. Il timore, sempre più fondato, è che il caso di Myriam sia solo la punta dell’iceberg e che il problema sicurezza auto sia molto più esteso di quanto si voglia ammettere.
Nonostante negli ultimi anni siano stati effettuati massicci richiami airbag a livello globale, coinvolgendo milioni di veicoli di numerosi costruttori – tra cui Stellantis – continuano a emergere casi di automobili potenzialmente pericolose escluse dalle liste ufficiali di richiamo. Questo fenomeno lascia i proprietari senza alcuna tutela, esposti a rischi gravi e privi di soluzioni concrete. La mancanza di una strategia chiara e trasparente per la gestione dei difetti di fabbricazione rappresenta un pericolo per la sicurezza collettiva.
Un segnale che non va trascurato
Il caso della Volkswagen Polo in Francia è un monito che non può essere ignorato. La deflagrazione spontanea dell’airbag Takata non è solo un evento isolato, ma il segnale di una questione più ampia e irrisolta. Mentre le aziende sembrano preferire il silenzio o il tentativo di scaricare le responsabilità, migliaia di automobilisti continuano a viaggiare ignari del pericolo nascosto nei loro cruscotti.
Questo episodio mette in luce la necessità di una maggiore attenzione da parte delle case automobilistiche e delle istituzioni. Solo un approccio trasparente e responsabile potrà garantire che episodi come quello vissuto da Myriam e dalla sua famiglia non si ripetano, restituendo fiducia e sicurezza a chi ogni giorno si mette alla guida.
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