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Ferrari 330 LMB: auto storica di alto collezionismo

Le auto storiche hanno un fascino speciale. Se portano un cavallino rampante, come nel caso della Ferrari 330 LMB, i battiti cardiaci vanno a mille…

Le auto storiche hanno un fascino speciale. Se portano un cavallino rampante, come nel caso della Ferrari 330 LMB, i battuti cardiaci vanno a mille…

Nel garage di ogni collezionista farebbe bella figura una Ferrari 330 LMB. La sua linea è molto aggressiva. Piace ai clienti e agli appassionati, ma non ha la straordinaria grazia stilistica del capolavoro della casa di Maranello, la 250 GTO.

Della versione sperimentale da 4 litri di questa rappresenta la naturale maturazione. Purtroppo non ebbe nemmeno le qualità vincenti dell’illustre sorella, col cui gigantesco palmares fu costretta a misurarsi.

Il magro bottino deluse fortemente quanti avevano riposto delle concrete speranze in questa creatura con l’apparato genetico dei bolidi da corsa. La Ferrari 330 LMB è passata alla storia per la sua natura di auto di svolta, che spianò la strada a un cambio di filosofia epocale in termini di architettura meccanica generale.

Fu infatti l’ultima Sport del “cavallino rampante” col motore disposto anteriormente, secondo una filosofia molto cara al Drake, che ne aveva fatto un credo religioso. Dopo di essa i buoi passarono dietro al carro, con buona pace per le convinzioni di Enzo Ferrari.

Il suo motore è un 12 cilindri a V di 4 litri, con distribuzione monoalbero in testa e due valvole per cilindro. Sprigiona 400 cavalli a 7000 giri al minuto. Svelata il 4 marzo del 1963 all’autodromo di Monza, la Ferrari 330 LMB fece il suo debutto alla 12 Ore di Sebring dello stesso mese.

Qui la vettura ufficiale della Scuderia si presentò al via con Lorenzo Bandini e Mike Parkes al volante: un bel biglietto da visita e delle ottime credenziali per una prestazione d’eccellenza. Il testacoda dell’inglese pregiudicò però il risultato finale. Una serie di mancate partecipazioni e di ritiri caratterizzò il prosieguo di stagione, colorato da prestazioni talvolta graffianti, spesso mortificate da inconvenienti tecnici.

Delle tre “rosse” iscritte alla 24 Ore di Le Mans, solo quella del duo Salmon-Sears riuscì a tagliare la linea del traguardo, in quinta posizione. Sulla potente opera di Maranello calò il sipario. La vettura, per quanto corposa, non ottenne risultati di grande spessore. Venne il tempo dei cambiamenti in Ferrari. Oggi la 330 LMB è vincente, perché le sue quotazioni sono milionarie.

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