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Lotus Evija: la prima hypercar elettrica inglese

Svelata a Londra la prima hypercar elettrica prodotta dalla casa britannica. La Lotus Evija sfoggia quattro motori per duemila cavalli. Le batterie la rendono molto pesante ma più leggera di tutte le altre elettriche di simile categoria. Telaio in carbonio prodotto da un’azienda italiana

Ne produrranno solo 130, dal codice progetto, cioè Type 130. Basteranno, dato il prezzo stellare di 1,7 milioni di sterline tasse escluse; al cambio attuale fanno 1,88 milioni di euro; qualora vi avanzino nel portafoglio, è sufficiente un deposito di 250.000 sterline (276.460 euro) per prenotarne una. E’ la Lotus Evija, la prima hypercar elettrica britannica. La storica casa inglese recentemente acquisita dalla cinese Geely ha appena svelato il suo ultimo modello, la cui produzione verrà avviata nel 2020. I numeri sono impressionanti. Analizziamoli.

 

Lotus Evija, hypercar elettrica

Le Lotus devono quasi tutta la propria fama alla loro leggerezza. E ora ci troviamo con un mastodonte di 1.680 Kg, nonostante il telaio monoscocca in fibra di carbonio, il quale da solo pesa appena 129 Kg (fornito da un’azienda italiana d’eccellenza, la CPC Modena). Il problema è creato dalle batterie, non c’è niente da fare. Potremo toglierle di mezzo solo quando (o se) la tecnologia a celle di combustibile ad idrogeno avrà risolto i suoi problemi legati alla ricerca di un materiale catalizzatore alternativo al rarissimo e ultracostoso platino.

Quindi la Evija mette in soffitta in un colpo solo l’anima di ogni Lotus: alte prestazioni con motori di dimensioni e potenza contenute, consentite proprio dal basso peso complessivo. Dimentichiamo quindi Elise ed Evora: anche ad Ethel ora si sono allineati alla filosofia “gigantistica”: tanto peso, tanta energia quindi tanta potenza, in una corsa infinita. Il bello è che la Evija viene definita come la hypercar elettrica di produzione più leggera al mondo. Ci crediamo, però rimaniamo perplessi. Bontà loro, ci dicono che la configurazione delle batterie è progettata in modo da poterle in futuro sostituire con altre che possano ottimizzare la performance in pista. Cioè più piccole, quindi leggere (anzi, meno pesanti).

Allora leggiamo le caratteristiche tecniche della Lotus Evija; la casa sottolinea che queste specifiche sono “target”, cioè l’obiettivo da raggiungere; non è ancora certo che ciò accada. Potenza di 2.000 cavalli, sì, duemila, fornita da quattro motori elettrici; coppia 1.700 Newton metri. Anche la trasmissione, a trazione integrale, è suddivisa in quattro unità, una per motore. Le batterie, fornite dalla Williams Advanced Engineering, hanno una capacità di 2.000 kW, la potenza erogata è di 70 kWh. Da qui il peso, come abbiamo detto di 1.680 Kg. Accelerazione 0-100 indicata come inferiore a 3 secondi, 0-300 in meno di 9 secondi; velocità massima superiore a 320 Km/h. Autonomia dichiarata di 400 Km calcolati con lo standard WLTP. Dimensioni vettura: lunghezza 4.459 mm, larghezza 2.000 mm, altezza 1.122 mm.

La Lotus dichiara che quella potenza così elevata può essere sostenuta per (relativamente) lunghi periodi di tempo, grazie all’impianto di raffreddamento delle batterie formato da quattro radiatori. Nella configurazione Track, pista, si può guidare in pieno per sette minuti, senza degrado delle prestazioni. Tre giri a Monza, insomma (non di una Formula 1).

 

Una Ferrari inquina meno?

La Lotus afferma che la Evija sia l’auto di produzione più potente mai costruita al mondo. Non lo mettiamo in dubbio. Tuttavia, non per voler essere pedanti, proponiamo questi altri numeri. La Ferrari 488 GTB, il cui prezzo di listino in Italia (229mila euro e rotti) è inferiore all’anticipo necessario per prenotare la Evija, raggiunge la stessa accelerazione e una velocità massima superiore (330 Km/h) con circa un terzo della potenza, 670 cavalli; il peso non è di molto inferiore, 1.590 Kg. E non vogliamo nemmeno paragonare il suono del V8 di Maranello con il freddo sibilo elettrico dei motori a pile. Per quanto riguarda poi le prestazioni effettive su una pista vera con tanto di curve, attendiamo che la Evija dimostri qualcosa, ammesso che ciò accada mai. La 488 ha invece certificato le sue doti a suon di vittorie a Le Mans e sui circuiti di tutto il mondo.

Chiudiamo il confronto con un altro dettaglio: per raggiungere le stesse prestazioni, la Ferrari alimentata dalla brutta, sporca e cattiva benzina ha quindi bisogno di un terzo dell’energia rispetto alla verde, pulita ed ecologica Lotus elettrica. Chi inquina di più? Ricordiamo che il mondo attualmente non pullula di centrali elettriche ad energia solare, bensì in larga parte di centrali nucleari, a gas e a carbone. Non ce l’abbiamo con la Lotus, tutt’altro. La Evija appare un capolavoro d’ingegneria e bisogna farle tanto di cappello. E’ la logica che in parte ci sfugge. Le hypercar elettriche ci fanno sembrare le Bugatti delle auto razionali.

 

Lotus Evija, batterie e ricarica

Se dovessimo ricaricare batterie così grandi con la presa domestica, avremmo bisogno di parecchi giorni (e di un impianto molto potente); infatti non vengono dichiarati tempi di ricarica con questo tipo di apparato. Anche perché si presuppone che chi può permettersi di sborsare quasi due milioni di euro per un’automobile possa anche installare nella propria villa patrizia un’adeguata stazione di ricarica. Dunque servono delle colonnine ultrapotenti. La Evija potrebbe essere ricaricata attraverso una stazione da 800 kW, in tal caso basterebbero 9 minuti per la ricarica totale. Ma tali impianti non esistono in commercio. Le colonnine più potenti oggi disponibili arrivano a 350 kW; in tal modo con 12 minuti si recupera l’80% dell’energia, 18 minuti per il 100%. La Lotus sta stringendo accordi con partner esterni per offrire una soluzione di ricarica personalizzata per i clienti.

 

Design e aerodinamica della Lotus Evija

Come tutte le altre componenti, l’aerodinamica della Lotus Evija è estrema; deve esserlo, per viaggiare a tali velocità. La vettura non ha specchietti retrovisori, in modo da diminuire la resistenza all’avanzamento; sono sostituiti da telecamere. Troviamo tutti gli elementi delle auto da corsa, dal fondo piatto al gigantesco estrattore. Lo spoiler posteriore è attivo, varia automaticamente l’incidenza dell’ala, ma si può regolare anche manualmente. E’ un vero e proprio DRS stile Formula 1. Sospensioni della Multimatic derivate dalle competizioni. Ruote da 20 pollici davanti e 21 dietro, pneumatici Pirelli Trofeo R appositamente sviluppati. Freni della AP Racing con dischi carboceramici. Fantastica, questa Evija. Ma è veramente una Lotus?

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