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Ferrari 250 GT Pininfarina all’asta al Goodwood Festival of Speed

Ci sono auto dal fascino esclusivo, come i modelli Ferrari 250 GT Pinin Farina, che rappresentano un pezzo di storia della casa del “cavallino rampante”. Ecco un esemplare in vendita.

Uno splendido esemplare di Ferrari 250 GT Pinin Farina del 1958, con telaio numero 1195 GT, sarà battuto all’asta da Bonhams il 5 luglio al Goodwood Festival of Speed 2019. Si attende un valore di aggiudicazione fra 470 mila e 560 mila euro. La vettura è stata consegnata nuova in Italia. Restaurata dalla Carrosserie Lecoq nei primi anni ’90, con motore ricostruito da Charles Pozzi nel 1993, si offre con le note giuste all’attenzione dei collezionisti di tutto il mondo, anche se originariamente era rifinita in grigio argento con interni rossi. Si tratta del 98° esemplare dei 353 costruiti.

Questa coupé è una classica auto della Dolce Vita, che ha trovato impiego anche in gara, per la sua versatilità. La Ferrari 250 GT Pinin Farina nacque nel 1958 e pose le basi a un processo di standardizzazione che, negli anni successivi, rese sempre più rari gli slanci creativi degli artisti della lamiera, capaci di appagare con interpretazioni esclusive i gusti dei clienti. Dotata di telaio a traliccio tubolare e carrozzeria in acciaio, subì alcune modifiche di ordine tecnico nel corso della sua carriera.

La Ferrari 250 GT Pinin Farina segnò l’avvio di un approccio nuovo al mercato, con una tiratura più elevata rispetto a quella degli anni precedenti. Era un modello di serie, se tale si può definire, per la piccola Casa di Maranello. Il risultato fu reso possibile dallo sfruttamento delle strutture industriali di Pinin Farina che, negli stabilimenti di Grugliasco, predispose una specifica catena di montaggio. Al celebre maestro carrozziere italiano si deve la definizione dell’aspetto esterno, elegante, sobrio e pulito, che reinterpretava in modo diverso (e forse meno seducente) il lessico espressivo dell’azienda del “cavallino rampante”, vincolandolo a precise esigenze produttive.

Il frontale è dominato dall’ampia griglia cromata, sormontata dai gruppi ottici circolari. Due accenni di pinne danno una forte caratterizzazione al posteriore. Il padiglione, che occupa un volume non eccessivo, poggia delicatamente sul corpo vettura. Ampie le superfici vetrate, per un visibilità a prova di impiego. Il parabrezza, poco inclinato, tradisce la scarsa attenzione per l’aerodinamica. La vettura, resa ancora più snella dagli splendidi cerchi Borrani da 16 pollici, interpretava in chiave meno estrema il concetto di sportività. Ottime le sue prestazioni, capaci di appagare i clienti più esigenti.

La spinta giunge da un motore a 12 cilindri di 3 litri, che eroga 240 cavalli a 7000 giri al minuto. Pastoso ed affidabile, sfoggia un’invidiabile brillantezza. Discende da un progetto di nobili origini ed è alimentato da tre carburatori doppio corpo della Weber. Questa unità propulsiva (centrale nella storia della casa), subì nel tempo svariate modifiche che, secondo le necessità, diedero una sfumatura più turistica o sportiva al suo carattere intrinseco. Si può parlare di un’opera d’arte dell’ingegneria meccanica, capace di coniugare prestazioni e sicurezza, grinta e guidabilità. Sembra la perfetta quadratura del cerchio. I freni, inizialmente a tamburo, divennero a disco già a partire dal 1959, grazie all’esperienza maturata nel mondo delle corse. La sostituzione garantì migliori decelerazioni alla “rossa”, che raggiungeva una punta velocistica di 250 km/h.

Buona la stabilità, aiutata dal passo di 2.60 metri. A regalare il giusto confort ci pensavano gli innovativi ammortizzatori telescopici che, al retrotreno, rimpiazzarono i classici Houdaille di inizio serie. La Ferrari 250 GT Pinin Farina fu prodotta in 353 unità, sforando gli abituali standard del piccolo costruttore emiliano. A queste vanno aggiunti una quarantina di esemplari in versione spider. L’auto entrò subito nelle grazie delle personalità di spicco del periodo, folgorate dal suo aspetto seducente (ma non da fuoriserie estrema). Capitani d’industria, star della musica e del cinema, teste coronate ed altri illustri personaggi si misero in fila per entrarne in possesso.

A molti di loro un divertito Commendatore regalò lunghe sedute in anticamera. Questo singolare atteggiamento, frutto di una naturale vocazione al marketing di Enzo Ferrari, contribuì ad accrescere l’alone di esclusività del prodotto. Dal modello di serie, Scaglietti derivò delle berlinette competizione, con potenza elevata a 250 cavalli. Alcune di esse portavano la firma di Zagato.

Foto | Bonhams

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