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Tassa sulle emissioni: versione finale, i dettagli

La versione definitiva della tassa sulle emissioni o ecotassa. Alzato il limite di prezzo per il bonus sulle auto a basse emissioni. Contributo massimo per le auto elettriche e per chi rottama, ma sono state “dimenticate” le Euro 0. Tassa per le auto nuove con emissioni di CO2 oltre 160 g/Km. Una Mustang paga quanto una Rolls-Royce. Detrazione fiscale per chi installa le colonnine di ricarica

La tassa sulle emissioni, contenuta nella legge di bilancio 2019, è stata approvata prima dal Senato nell’infuocata notte del 23 dicembre, poi confermata dalla Camera il 30 dicembre senza ulteriori modifiche. E’ quindi stata approvata definitivamente, è ora una legge dello Stato. La ormai famigerata ecotassa è un’imposta sull’acquisto di auto nuove con emissioni di CO2 superiori a 160 g/Km, senza distinzione fra le diverse alimentazioni. E’ suddivisa in quattro fasce, si pagheranno da 1.100 a 2.500 euro. Quindi la maggioranza parlamentare ha creato una nuova tassa sulle auto, perché prima non esisteva.

Questo conferma che i leader politici governativi non hanno fatto altro che ripetere bugie, quando dicevano che non ci sarebbe stata alcuna nuova tassa sulle auto. E nemmeno ci illudiamo per il carattere “sperimentale”: anche se in teoria dopo due anni dovrebbe scadere, l’esperienza ci insegna che quando si crea una tassa, nessuno poi la toglie più.

La tassa è accompagnata da un contributo, definito pomposamente ecobonus, destinato all’acquisto di auto nuove le cui emissioni di CO2 siano inferiori a 70 g/Km. Due livelli di contributo, sopra o sotto 20 g/Km; da 1.500 a 6.000 euro a seconda del conferimento di un’auto da rottamare. Nemmeno l’ecobonus fa differenza sulle alimentazioni; tuttavia, date le soglie stabilite, solo le auto elettriche sono in grado di ricevere il contributo massimo, mentre per quello inferiore è improbabile che alimentazioni diverse dalle auto ibride possano beneficiarne.

Nel passaggio finale al Senato c’è stata una variazione infilata di soppiatto all’ultimo momento: è stato alzato il limite di prezzo di listino delle auto su cui si può richiedere il contributo: prima erano 45.000 euro Iva esclusa ora sono 50.000 euro. Cioè si passa da 54.900 a 61.000 euro Iva inclusa. Ma nel 2020 e nel 2021, secondo la linea imposta dalla Commissione europea, l’Iva verrà aumentata se non diminuiscono le spese dello Stato.

Curiosamente, c’è un solo modello fra quelli attualmente in vendita che ci ha guadagnato, perché nella versione preparata dal Governo era escluso: la Tesla Model 3. Si toglie a chi guadagna di meno per dare a chi guadagna di più. Complimenti. Almeno una volta i regali si facevano a chi produceva nelle fabbriche italiane.

In fondo a questo articolo potete trovare la versione finale del provvedimento. Ora andiamo a vedere i dettagli della tassa sulle emissioni o ecotassa, come diavolo volete chiamarla. Le imposte ingiuste non diventano belle perché cambiano nome. Così come i regali di denaro pubblico ai ricchi.

 

Ecotassa, tassa sulle emissioni per le auto più inquinanti

Ecotassa auto più inquinanti

Partiamo dalla tassa sulle emissioni, l’ecotassa: dal 1° marzo 2019 al 31 dicembre 2021 chi acquista, anche in leasing, e immatricola in Italia un veicolo nuovo di categoria M1 (le normali autovetture), deve pagare un’imposta basata sulle emissioni di CO2 del veicolo. L’imposta si deve pagare anche se si immatricola in Italia un veicolo già immatricolato in altro Stato.

L’imposta è divisa in quattro fasce: da 161 a 175 g/CO2 si pagano 1.100 euro; da 176 a 200 si pagano 1.600 euro; da 201 a 250 si pagano 2.000 euro; oltre 250 se ne pagano 2.500.  Farà fede il valore sulle emissioni di CO2 presente sul libretto di circolazione (riga V7) calcolate secondo il ciclo di omologazione Nedc.

Non pagano l’imposta i veicoli M1 per uso speciale, secondo la direttiva 2007/46/CE; quindi essenzialmente le auto con accesso per le sedie a rotelle. Non viene invece citata nel testo la categoria più generale delle auto intestate ad invalidi secondo la legge 104, la quale è parametrata sulla cilindrata. Un punto da chiarire al più presto: invalidi e disabili non devono pagare tasse in più.

Per quanto riguarda la soglia oltre 250 g/Km, bisogna sottolineare che le imposte a forfait non sono mai giuste. E’ vero che tutti i veicoli compresi in questa fascia sono accessibili solo a persone benestanti o ricche; ma che chi acquisti una Ford Mustang da 47mila euro debba pagare la stessa imposta di una Rolls-Royce Phantom Coupé da 460mila euro lascia molto perplessi. La tassa, sempre secondo le stime della relazione tecnica alla legge di bilancio, riguarda circa 64mila veicoli per il 2019. Auto di fascia alta di cui una buona quota probabilmente andrà ad ingrossare la già folta pattuglia dei veicoli immatricolati all’estero con i soliti giochetti per non pagare tasse, assicurazione e multe.

 

Ecobonus sulle auto a basse emissioni

Passiamo al cosiddetto ecobonus. E’ importante sottolineare che la proposta di legge non distingue fra diverse alimentazioni, quindi è tecnologicamente neutra. Per assurdo, se esistesse un’auto alimentata a carbone capace di emettere 15 g/Km, avrebbe comunque diritto al contributo massimo. Lo stesso discorso vale per la tassa. L’unico criterio previsto è la quantità di emissioni di CO2. Fortunatamente, in questo caso non ha prevalso l’ideologia anti-diesel per partito preso. Piccole, impercettibili soddisfazioni.

Dal 1° marzo 2019 al 31 dicembre 2021 chi acquista, anche in leasing, un’autovettura passeggeri nuova (formalmente la classe M1) il cui prezzo di listino ufficiale sia inferiore a 50.000 euro Iva esclusa (pari a 61.000 Iva compresa) e le emissioni di biossido di carbonio (CO2, cioè anidride carbonica) siano inferiori a 71 g/Km, ha diritto ad un contributo. Il valore delle emissioni è quello omologato secondo lo standard NEDC fino al 31 dicembre 2020.

Il contributo è strutturato in quattro fasce. Chi rottama un veicolo di classe da Euro 1 a Euro 4 riceve un bonus di 6.000 euro se acquista un’auto da 0 a 20 g/Km; solo le auto elettriche sono in grado di rientrare in questa fascia. Sempre contestualmente alla rottamazione, chi acquista un’auto da 21 a 70 g/Km riceve un bonus di 2.500 euro. Senza rottamazione il contributo scende rispettivamente a 4.000 e 1.500 euro, nelle stesse fasce di emissioni.

Il veicolo da rottamare deve essere intestato allo stesso soggetto a cui s’intesta il veicolo nuovo oppure uno dei familiari conviventi; in caso di leasing del veicolo nuovo, quello vecchio deve essere intestato da almeno 12 mesi. Il veicolo vecchio deve essere fisicamente demolito. Non è consentito rimetterlo in circolazione. Quindi si parla esclusivamente di rottamazione, non di permuta.

C’è una grave dimenticanza alla quale nessuno ha posto rimedio nelle varie revisioni del testo legislativo. Le auto Euro 0 non rientrano fra quelle rottamabili per ricevere l’ecobonus. Secondo gli ultimi dati ufficiali, a fine 2017 ne circolavano ancora un milione e mezzo. E non sono tutte auto storiche ben tenute che si tirano fuori dal garage ogni tanto. Molte sono solo catorci che vengono usati tutti i giorni, almeno nelle città dove non viene loro vietato di farlo.

Il contributo viene assegnato all’acquirente sotto forma di sconto da parte del venditore. Quest’ultimo verrà rimborsato dal costruttore, il quale a sua volta godrà di un credito d’imposta. Altro dettaglio importante: il contributo è valido solo per le auto acquistate e immatricolate in Italia. Ci mancherebbe altro.

Secondo le stime della relazione tecnica che gli esperti del Senato (i tecnici, non i senatori) hanno elaborato nel dossier che accompagna la legge di bilancio, l’ecobonus interesserà poco più di 6mila veicoli nel 2019, di cui la metà rientra nei parametri del contributo massimo. Su un mercato di 1,8 milioni di auto: impatto irrilevante.

Ecobonus, contributo per chi installa le colonnine

Tassa sulle emissioni

Questa legge introduce anche un contributo per chi installa le colonnine di ricarica per le auto elettriche o ibride plug-in. Viene erogato sotto forma di detrazione fiscale in 10 anni, allo stesso modo dei contributi per le ristrutturazioni edilizie. Riguarda le spese per l’installazione e messa in opera di infrastrutture di ricarica in potenza standard in luoghi privati (cioè non accessibili al pubblico), anche nelle parti comuni dei condomini. La detrazione è del 50% delle spese sostenute, fino ad un massimo di 3.000 euro, sempre dal 1° marzo 2019 al 31 dicembre 2021.

Tassa sulle emissioni ed ecobonus, il testo completo

Tassa sulle emissioni

Alleghiamo qui sotto il testo del disegno di legge 981 così come è stato approvato dal Senato il 23 dicembre, limitato alle parti che riguardano l’argomento ecotassa-ecobonus. L’emendamento è stato completamente sostituito e riclassificato. I numeri dei commi sono del tutto diversi dai precedenti. Restano ovviamente inseriti tutti nell’articolo 1 della legge. La Camera non ha apportato ulteriori modifiche.

Un dettaglio fondamentale da aggiungere: questo provvedimento stabilisce che è necessario che entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge venga emanato un decreto attuativo da parte del ministro dello sviluppo economico (attualmente Luigi Di Maio), di concerto con il ministro delle infrastrutture e trasporti (Danilo Toninelli) e il ministro dell’economia (Giovanni Tria).

Significa che fino a che non arriva questo decreto, la legge non viene applicata: niente contributo e niente tassa. La legge non dice cosa accadrebbe se dopo 60 giorni il decreto non fosse ancora stato emanato. Non lo dice mai. Benché sia logico che i dettagli pratici siano compito del Governo e non del Parlamento, questo è un grimaldello usato infinite volte in passato per insabbiare leggi scomode, lasciando però credere alla gente di avere fatto qualcosa. Staremo a vedere.

Tassa emissioni approvata dal Senato by on Scribd

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