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Bollo auto storiche 20 anni: tassa dimezzata

Una variazione dell’ultimo momento alla legge di bilancio riduce del 50% la tassa di possesso per i veicoli di età fra 20 e 29 anni. Necessaria l’iscrizione ad uno dei registri storici. Caos per Lombardia ed Emilia Romagna, dove fino ad ora c’è stata un’esenzione

Quando si parla di tasse, due notizie buone consecutive sono impossibili. Tra i “regali” della legge di bilancio 2019, dopo la notizia cattiva della tassa sulle emissioni, ecotassa per i politicamente corretti, ora c’è quella buona del dimezzamento del bollo per le auto storiche oltre 20 anni e meno di 30. Sono dette anche auto ultraventennali, perché infatti formalmente le auto storiche sono solo quelle da 30 anni in su. La notizia meno buona è che i politici non hanno avuto il coraggio di cancellarla del tutto. Ma poi potrebbe arrivare una notizia cattivissima per i residenti nelle regioni che erano riuscite a conservare l’esenzione. Vediamo perché.

 

Bollo auto 20 anni: tassa dimezzata

All’ultimo momento, in quelle ore concitate di sabato 22 dicembre in cui sono state apportate le ultime modifiche al maxiemendamento alla legge di bilancio 2019, approvato dal Senato in piena notte nelle prime ore di domenica 23 e in via definitiva anche dalla Camera il 30 dicembre col resto della legge, è stato inserito un comma che dimezza la tassa di possesso per le auto e moto di età fra 20 e 29 anni. Ricordiamo che nella legge di stabilità (vecchio nome della legge di bilancio) 2015, era stato istituito il pagamento del bollo anche per quei veicoli, i quali prima invece ne erano esenti, perché considerati auto storiche. Questo è invece il nuovo testo inserito nella legge di bilancio 2019, all’articolo 1. Viene aggiunto il comma 1048.

All’articolo 63 della legge 21 novembre 2000, n. 342, dopo il comma 1 sono inseriti i seguenti:

1-bis. Gli autoveicoli e motoveicoli di interesse storico e collezionistico con anzianità di immatricolazione compresa tra i venti e i ventinove anni, se in possesso del certificato di rilevanza storica di cui all’articolo 4 del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 17 dicembre 2009, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 65 del 19 marzo 2010, rilasciato dagli enti di cui al comma 4 dell’articolo 60 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e qualora tale riconoscimento di storicità sia riportato sulla carta di circolazione, sono assoggettati al pagamento della tassa automobilistica con una riduzione pari al 50 per cento.

1-ter. L’onere derivante dal comma 1-bis è valutato in 2,05 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2019“.

Il comma 1 della legge 342/2000 è quello che specifica che autoveicoli e motoveicoli (esclusi quelli adibiti ad uso professionale) da 30 anni di età in poi sono esenti dal pagamento delle tasse di circolazione. Nel comma 4 si aggiunge che sono invece soggetti, solo nel caso di circolazione su strade pubbliche, ad una tassa di circolazione forfettaria (attualmente 25,82 euro per le auto e 10,33 per le moto).

Cosa significa allora? Il dimezzamento della tassa non è automatico e non è per tutti i veicoli. Se ne ha diritto solo se il veicolo di età fra 20 e 29 anni è iscritto ai registri ASI, FMI, Storico Lancia, Italiano Fiat, Italiano Alfa Romeo. L’iscrizione deve essere anche riportata sulla carta di circolazione. Gli altri continueranno a pagare il bollo pieno.

 

Bollo auto storiche ultraventennali, caos per Lombardia ed Emilia Romagna

Ora sorge un dilemma non di poco conto. Attualmente le regioni Lombardia ed Emilia Romagna e le province autonome di Trento e Bolzano godono di esenzioni totali o parziali dal bollo per le auto storiche oltre 20 anni. Al termine di una lunga e deprimente guerra istituzionale, i due governi centrali precedenti all’attuale avevano presentato vari ricorsi alla Corte costituzionale contro le regioni che avevano varato norme locali che esentavano i veicoli da quella tassa. Vincendoli tutti, perché una tassa istituita dallo Stato non è modificabile dalle regioni. Ha perso solo quello contro Trento, perché questa è una Provincia autonoma con competenza in materia fiscale.

Ma Lombardia, Emilia e Bolzano avevano varato le proprie norme precedentemente all’ingresso in vigore della nuova tassa e il Governo non ha più fatto in tempo a ricorrere anche contro di loro. Quindi le loro agevolazioni rimangono. In Emilia si paga solo la tassa di circolazione uguale a quella delle altre storiche; in Lombardia non si paga proprio nulla. A Bolzano si paga invece un bollo ridotto del 50%.

Anche con l’entrata in vigore della nuova legge, Trento ha sempre autonomia impositiva, quindi non cambierà nulla, si continuerà a pagare la tassa di circolazione come le auto storiche più vecchie. Anche Bolzano ha autonomia fiscale, per cui non cambierà niente nemmeno qui, anche perché ora la sua norma è uguale a quella nazionale nuova. E se anche queste due province modificassero le loro norme, lo Stato non potrebbe farci nulla.

Ma cosa accadrà per Lombardia ed Emilia? Difficile dirlo con certezza. Tecnicamente, dato che ora entra in vigore una legge nazionale nuova, anche loro dovrebbero assoggettarsi, perché le regioni a statuto ordinario non hanno competenza in materia fiscale nazionale, riservata allo Stato. Quindi anche i residenti di quelle due regioni dovrebbero pagare un bollo auto normale, ma ridotto del 50%. Allora abbiamo il paradosso che, in queste due regioni, grazie allo “sconto” chi prima non pagava ora forse deve pagare. Tanto.

Il “forse” è dovuto al fatto che la situazione non è semplice. Lombardia ed Emilia potrebbero giocare d’azzardo e tentare di non riscuotere il nuovo pagamento della tassa, basandosi sulla propria norma locale, sempre in vigore. Oppure potrebbero varare norme nuove che confermino le esenzioni. Ma in entrambi i casi si esporrebbero ad un ricorso presso la Corte costituzionale da parte del Governo; in quel caso lo perderebbero sicuramente.

Sempre che il Governo decida di ricorrere. Perché non è chiarissima l’origine di questa nuova legge. Nessuno attualmente l’ha “rivendicata”, cioè ne ha pubblicamente reclamato la paternità. Non sembra essere partita da Lega o Movimento 5 stelle. C’è chi dice che l’iniziativa sia stata di alcuni dirigenti dell’ASI; la parte della necessità d’iscrivere il veicolo ai registri storici è un forte indizio verso questa tesi. Ma queste sono voci che al momento non è possibile confermare. La Lega ha voglia di rompere le uova nel paniere alla Lombardia, regione dove ha una fortissima base elettorale? Il Movimento 5 stelle ha voglia di aprire un altro fronte di combattimento col suo alleato governativo, in un momento dove le frizioni sono molto gravi su questioni ben più importanti? La situazione è molto incerta ed estremamente confusa.

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