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Renault Clio Cup: pilota per pochi minuti

L’esperienza di guida di un’auto da corsa sulla pista di Monza per un normale automobilista

Provare un’auto da corsa non è qualcosa che possa accadere tutti i giorni ad un automobilista normale. Ovvio quindi afferrare al volo l’opportunità di prendere il volante di una Renault Clio Cup e divertirsi per qualche minuto sulla pista di Monza, durante le pause delle gare in programma il 1° luglio, valide per l’omonimo ed entusiasmante campionato, appunto la Renault Sport Clio Cup Italia.

Questa formula di corse è pensata per offrire ad una vasta platea di clienti sportivi una piattaforma competitiva e a budget contenuto. Renault Sport fornisce la macchina pronta per la gara, Fast Lane Promotion organizza il campionato. Il motore della Clio Cup è lo stesso che equipaggia la stradale Clio RS Trophy. Quindi il quattro cilindri in linea 1.6 turbo e 16 valvole da 220 cavalli a 6.000 giri e coppia massima di 270 Newton metri a 3.500 giri.

Naturalmente il cambio è specifico da competizione, in questo caso un Sadev sequenziale a 6 marce con paddle shift (le levette) al volante. I freni sono prodotti dall’azienda specialista americana PFC. Ruote da 20 pollici, pneumatici Michelin Slick S9M (per le gare sul bagnato si usano i Rain P2G). Anche la gabbia di protezione viene inserita in fabbrica. Appendici aerodinamiche, quel tanto che basta. Peso a vuoto della vettura 1.075 Kg.

Allora arriva il momento di entrare in macchina, dopo aver indossato il casco. Qualche acrobazia per calarsi nell’abitacolo scavalcando i tubi della gabbia, e siamo dentro. La posizione di guida è molto in basso. Mentre il meccanico regola il sedile e allaccia la cintura da corsa, ci sono pochi secondi in cui assimilare le nozioni basilari. Come partire, ad esempio. Non è precisamente un’operazione immediata.

Si preme il pedale della frizione, l’unica volta in cui è necessario farlo; si preme poi un pulsante blu in basso sul volante, si aziona il paddle di sinistra, si accelera fino a 3.000 giri, avendo cura di non far calare il regime di rotazione, si lascia la frizione e si parte. Inevitabile lo strappo e il piccolo pattinamento. Ma il primo obiettivo era: non far spegnere la macchina di fronte a tutti.

Attraversiamo la corsia box al limite di 60 Km/h e ci lanciamo. Secondo obiettivo: restare dentro la pista. Andare a sbattere non è mai bello. Il pilota di fianco avvisa su quando è il momento di frenare e quando si deve scalare; prima variante con prudenza, poi si apre il gas per entrare nel curvone (formalmente curva Biassono), tratto che si percorre in pieno. La differenza con auto stradali anche di potenza superiore è enorme.

La macchina sembra incollata all’asfalto; assetto, aerodinamica e soprattutto le gomme slick permettono di viaggiare a velocità ben superiori a quelle che il sottoscritto si azzarda a permettersi. Quali velocità? E chi ha avuto il tempo di guardare quel display pieno di numeri? Troppo occupato a guardare la pista.

Frenata decisa per entrare nella variante della Roggia, sempre leggero sul gas perché non si sa mai; via di nuovo in accelerazione e arriva subito la prima di Lesmo: i piloti veri frenano poco e la prendono molto decisi. I piloti veri, appunto; quindi frenata un po’ più decisa perché la sabbia della via di fuga sulla sinistra non è un bel vedere; giù il gas e siamo subito alla seconda di Lesmo, frenata bella intensa; usciti dalla curva, siamo sul cordolo, giù tutto, per il lungo rettilineo (ci sarebbe la curva del Serraglio, che però tecnicamente non è una vera curva) che ci porta alla variante Ascari.

Frenatona pesante e la macchina si butta dentro praticamente da sola a sinistra nella prima parte della esse; acceleratore costante per il lungo raccordo verso destra, poi ancora sinistra, il volante si riallinea e possiamo di nuovo affondare l’acceleratore nel rettilineo che conduce alla Parabolica.

Altra frenata intensa, la via di fuga di fronte a noi è molto minacciosa e non siamo né in televisione né davanti ad un videogioco. Entriamo in curva ad una velocità a cui un pilota probabilmente si addormenterebbe, però è tutta questione di punti di vista. Sempre leggeri sul pedale, acceleriamo con delicatezza, la curva sembra non finire mai (perché siamo lenti, ovvio) e finalmente ci affacciamo sul rettilineo del traguardo. Ruote dritte, possiamo di nuovo accelerare in pieno.

L’unica cosa che si ha il tempo di guardare è l’indicatore del limitatore, le lucine che da verdi, poi gialle diventano rosse, quindi sappiamo quando cambiare marcia. Il rettilineo è già finito, frenata con tutta la forza possibile, perché la curva è sempre più vicina di quanto si pensi.

Ricominciamo un altro giro, cercando di diminuire gli errori fatti in precedenza. Ma il tempo scorre troppo velocemente, siamo di nuovo in fondo al rettilineo della Parabolica, è ora di rientrare nella corsia box. Ogni bel gioco dura poco, si dice. Questo è stato decisamente fantastico. Grazie a Renault Italia per l’opportunità.

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