Una Focus del 2017 troppo vecchia per essere riparata
Fa discutere il caso di un giornalista bergamasco: un’auto di soli otto anni rischia la rottamazione per un ricambio introvabile
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Un’auto di otto anni può davvero essere considerata già “vecchia”, tanto da risultare impossibile da riparare? È la domanda, destinata a far discutere, che si pone Daniele Pirola, giornalista bergamasco, dopo mesi di tentativi falliti per rimettere in strada la sua Ford Focus del 2017.
Il problema non è di natura tecnica – il guasto è stato individuato, la riparazione possibile – ma industriale: il componente fondamentale, un albero a camme, non si trova più. Non lo fornisce Ford Italia, che lo considera “fuori produzione”, e neppure i ricambisti europei sembrano averne uno disponibile. Risultato? Un’auto ancora relativamente giovane rischia di finire demolita per l’assenza di un singolo pezzo.
Il calvario di un ricambio introvabile
La vicenda inizia a luglio, quando la Focus inizia a “singhiozzare” in marcia. Diagnosi: testata da rettificare. Fin qui nulla di anomalo, un inconveniente tipico dei motori a gpl. Dopo le ferie estive la riparazione sembra a portata di mano, ma al momento di rimontare il motore si scopre che l’albero a camme è danneggiato e va sostituito. È l’inizio del calvario: il componente risulta introvabile.
“Sembra assurdo – racconta Pirola – che una casa automobilistica non garantisca un pezzo fondamentale per un’auto di soli otto anni. Ho provato tutto: ricambisti dall’Estonia al Portogallo, demolitori in Lombardia… ma niente”.
Un buco normativo
Il caso evidenzia un paradosso normativo. In teoria, dal 2020 l’Unione Europea ha avviato il “Piano d’Azione per l’Economia Circolare” e nel 2024 ha approvato la Direttiva sul “Diritto alla Riparazione”. Ma i Paesi membri avranno tempo fino al luglio 2026 per recepirla. E soprattutto, al momento l’automotive non è esplicitamente incluso nell’obbligo di garantire la reperibilità dei ricambi.
Il risultato è che oggi un consumatore può trovarsi costretto a buttare un bene costoso e ancora funzionale solo perché la catena produttiva ha deciso di etichettarlo come “obsoleto”. Un controsenso, soprattutto in tempi in cui il Green Deal europeo invoca a gran voce il riuso, il riciclo e la riduzione dei rifiuti.
Un problema sempre più diffuso
Il caso della Focus bergamasca non è isolato. Negli ultimi anni sono aumentate le segnalazioni di automobilisti in difficoltà nel reperire componenti per auto non più di primo pelo, ma ancora lontane dall’essere da rottamare. La pandemia e le crisi geopolitiche hanno aggravato la situazione, ma la vera questione riguarda il modello industriale delle case automobilistiche, sempre più orientate a spingere verso l’acquisto di nuove vetture piuttosto che a prolungarne la vita.
La risposta (attesa) di Ford
Pirola ha contattato direttamente Ford Italia, che ha garantito che i reparti competenti stanno “facendo il possibile per trovare una soluzione”. Nel frattempo, però, la Focus è ferma in officina da mesi. “Non è accettabile – conclude il giornalista – che un’auto nuova nel 2017 finisca a marcire in officina nel 2025 perché manca un pezzo di ricambio. Non è solo un mio problema: è un segnale d’allarme per tutti”.
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