Targa manomessa: sanzioni, responsabilità penali e confisca auto
Denunciato a Brugherio un 39enne per aver alterato la targa con un pennarello. Rischio di reclusione fino a 2 anni, maxi multa, fermo amministrativo e possibile confisca del veicolo.
Un semplice gesto, apparentemente innocuo, può trasformarsi in un incubo giudiziario per chiunque decida di alterare anche minimamente la targa alterata della propria auto. È quanto accaduto recentemente a un uomo di 39 anni di Arcore, protagonista di un episodio che offre numerosi spunti di riflessione sulla legalità e sulle conseguenze di scelte avventate. L’uomo, scoperto dalla Polizia Locale di Brugherio, aveva pensato di eludere i controlli automatici degli autovelox, dei sistemi T-Red e dei caselli autostradali modificando una lettera della targa: una “F” trasformata in “E” con un semplice pennarello. Un trucco che, a suo avviso, avrebbe potuto passare inosservato ma che invece gli è costato molto caro.
Quello che per molti potrebbe sembrare solo uno stratagemma ingenuo si configura, in realtà, come un reato grave: la falsità materiale. La normativa italiana, infatti, è estremamente chiara e severa in materia. Il Codice della Strada e il Codice Penale disciplinano rigorosamente i reati contro l’amministrazione pubblica e la fede pubblica, non facendo alcuna distinzione tra alterazioni sofisticate e modifiche rudimentali. In sostanza, qualsiasi intervento – anche il più banale – su un elemento identificativo della targa viene perseguito penalmente.
Nel caso specifico di Brugherio, gli agenti hanno riscontrato l’irregolarità durante un normale servizio di controllo del territorio. L’automobilista, nel tentativo di sfuggire ai sistemi di rilevamento, si è visto contestare un’accusa che prevede pene molto severe: la reclusione fino a due anni, una multa che può raggiungere gli 8.186 euro e, non da ultimo, il fermo amministrativo del veicolo per ben novanta giorni. La legge, infatti, non fa sconti e considera la responsabilità individuale come un pilastro della sicurezza stradale.
Oggi, grazie alle moderne tecnologie a disposizione delle forze dell’ordine, anche le alterazioni più grossolane vengono individuate con estrema facilità. I sistemi di lettura automatica delle targhe, le telecamere intelligenti e le banche dati centralizzate consentono controlli rapidi e incrociati, segnalando immediatamente ogni anomalia rispetto ai dati ufficiali. Questo significa che chi tenta di aggirare i controlli con una targa alterata si espone a un rischio elevatissimo di essere scoperto e perseguito.
Le conseguenze amministrative non sono meno rilevanti di quelle penali. Il fermo amministrativo del veicolo per novanta giorni rappresenta una sanzione particolarmente pesante, soprattutto per chi utilizza l’auto come strumento di lavoro. Ma non finisce qui: in caso di recidiva, le sanzioni si aggravano ulteriormente, arrivando fino alla confisca definitiva del mezzo. Un prezzo altissimo da pagare per una scelta avventata e, tutto sommato, evitabile.
Si tratta della violazione prevista dall’articolo 100, comma 14, del Codice della Strada, che rinvia alle sanzioni stabilite dal codice penale (artt. 477 e 482 c.p.). Poiché la falsificazione è stata compiuta da un privato, l’utente può ora incorrere in una pena detentiva compresa tra 6 mesi e 2 anni. A ciò si aggiunge una sanzione amministrativa che varia da 2.046 a 8.186 euro e il fermo amministrativo del veicolo per 3 mesi (la targa, peraltro, è già stata sequestrata). In caso di reiterazione della violazione, potrebbe essere disposta anche la confisca del mezzo.
Prima di cedere alla tentazione di aggirare il sistema, è bene ricordare che le conseguenze possono essere ben più gravi di una semplice multa: dalla perdita del veicolo alla reclusione, passando per sanzioni pecuniarie pesanti e il fermo amministrativo. Un monito per tutti gli automobilisti che, di fronte a una sanzione, dovrebbero scegliere sempre la strada della legalità.