Stellantis, revisioni al Green Deal preoccupano per i veicoli leggeri

La UE abbassa l'obiettivo 2035 al 90% di riduzione CO2: Stellantis denuncia rischi per i veicoli commerciali leggeri e l'accessibilità, ma apprezza la M1e per le auto compatte elettriche

Stellantis, revisioni al Green Deal preoccupano per i veicoli leggeri
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Giorgio Colari
Pubblicato il 18 dic 2025

Il recente aggiornamento del Green Deal 2035 da parte della Commissione Europea ha acceso un vivace dibattito nel panorama automobilistico continentale. Bruxelles ha scelto di abbassare il target di riduzione delle emissioni di CO2 dal 100% al 90% entro il 2035, una svolta che modifica sensibilmente lo scenario per costruttori, istituzioni e cittadini. Questa revisione consente la permanenza sul mercato di motori termici, ibridi plug-in e range extender anche oltre la data simbolica del 2035, a patto che rispettino i nuovi limiti emissivi. Un cambiamento che, come era prevedibile, ha riacceso il confronto tra i diversi attori coinvolti nella transizione energetica dell’automotive.

Costi elevati da sostenere

Tra le voci più autorevoli del settore si distingue quella di Antonio Filosa, CEO di Stellantis. Il manager del colosso automobilistico ha espresso una posizione netta: “Le proposte della Commissione sono insufficienti per affrontare le sfide della transizione energetica”. Il gruppo evidenzia come l’estensione della convivenza tra tecnologie tradizionali e soluzioni elettrificate complichi ulteriormente piani industriali e strategie commerciali già messi a dura prova dalla rapida evoluzione del mercato. Secondo Stellantis, il rischio concreto è che i costi dell’elettrificazione, ancora elevati, possano riflettersi in un aumento dei prezzi di listino, rendendo la mobilità meno accessibile soprattutto alle fasce di popolazione con redditi più bassi.

Particolare attenzione viene riservata al comparto dei veicoli commerciali leggeri, un segmento che, a detta di molti operatori, resta fortemente legato ai propulsori a combustione interna. La revisione normativa, permettendo una maggiore flessibilità, potrebbe garantire una transizione più graduale, ma rischia anche di ritardare l’adozione su larga scala delle nuove tecnologie a zero emissioni.

Ci sono anche risvolti positivi

Non mancano, tuttavia, elementi positivi nella nuova proposta. Stellantis ha accolto con favore l’introduzione della categoria M1e, una nuova classificazione normativa dedicata alle auto compatte elettriche fino a 4,2 metri di lunghezza. Questa novità prevede regole meno stringenti e incentivi mirati, favorendo investimenti in microcar e city car a zero emissioni e a prezzi più accessibili. Un’opportunità che potrebbe dare slancio a un segmento strategico per la mobilità urbana e la diffusione capillare dell’elettrico.

Dal fronte opposto, quello delle associazioni ambientaliste, si levano invece critiche e preoccupazioni. Le ONG e le organizzazioni ecologiste denunciano come la riduzione dell’obiettivo al 90% rappresenti un indebolimento degli impegni climatici dell’Unione Europea. Temono che la pressione sui costruttori possa diminuire, con il rischio che la vendita di nuovi motori termici oltre il 2035 continui ad avere un impatto negativo sulla qualità dell’aria, soprattutto nei centri urbani più densamente popolati.

Un margine per le filiere produttive

Dal punto di vista economico, la revisione potrebbe offrire un margine di manovra più ampio alle filiere produttive e ai mercati in cui la e-mobility stenta a decollare. Tuttavia, rimane cruciale la definizione tecnica del nuovo limite emissivo: occorre stabilire con precisione le modalità di misurazione, i sistemi di autocontrollo e le eventuali sanzioni per evitare che la normativa venga aggirata, svuotandone di fatto la portata.

Nei prossimi mesi, il confronto si sposterà nelle sedi parlamentari nazionali e nelle istituzioni europee. Industria, associazioni e società civile saranno chiamate a presentare osservazioni, proposte e controrepliche. L’esito di questi negoziati non influenzerà solo la traiettoria tecnologica dei costruttori, ma anche la possibilità che la mobilità resti accessibile ed equa per tutti i cittadini europei, in particolare per le fasce di reddito medio-basse. Il futuro dell’auto europea si gioca oggi tra compromessi, visioni e la ricerca di un equilibrio tra sostenibilità ambientale, innovazione e inclusività sociale.

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