Stellantis, non solo PureTech: affiorano problemi anche coi motori diesel HDi

Sentenza storica contro Stellantis: software fraudolento nei motori diesel HDi di Citroën, Peugeot e Opel. Rischio risarcimenti in tutta Europa

Di Giorgio Colari
Pubblicato il 2 ago 2025
Stellantis, non solo PureTech: affiorano problemi anche coi motori diesel HDi

Bufera giudiziaria senza precedenti nel settore automotive: Stellantis si trova al centro di un ciclone legale nei Paesi Bassi, con ripercussioni che rischiano di estendersi a livello europeo. Un recente verdetto emesso dal tribunale di Amsterdam ha infatti acceso i riflettori su milioni di veicoli diesel prodotti dai marchi Citroën, Peugeot e Opel, accusati di essere equipaggiati con software fraudolento capace di manipolare i dati sulle emissioni inquinanti. La decisione, che potrebbe segnare una svolta epocale nella regolamentazione del settore, apre la strada a possibili azioni di risarcimento collettivo per migliaia di automobilisti.

Diesel nel mirino

Secondo quanto stabilito dalla corte olandese, i motori diesel HDi montati su veicoli venduti tra il 2009 e il 2019 rispettavano i limiti ambientali esclusivamente durante i test di laboratorio, ma in condizioni di guida reale superavano di gran lunga i parametri fissati dalle normative europee. Questo stratagemma, che la sentenza definisce come un inganno intenzionale ai danni dei consumatori, coinvolge tutti i modelli diesel commercializzati nei Paesi Bassi in quel decennio, gettando ombre pesanti sull’affidabilità delle dichiarazioni ambientali dei costruttori.

L’azione legale, portata avanti da associazioni come la Stichting Car Claim e la Diesel Emissions Justice Foundation, ha denunciato una vera e propria frode sistematica. Migliaia di proprietari di Citroën, Peugeot e Opel si sono così ritrovati a possedere automobili che, di fatto, non risultano conformi alle direttive ambientali dell’Unione Europea. Le conseguenze non si limitano al mero aspetto normativo: il valore di rivendita di questi veicoli potrebbe subire un drastico calo, aggravando ulteriormente la posizione dei consumatori coinvolti.

Per Stellantis, nata nel 2021 dalla fusione tra PSA e FCA, questa sentenza rappresenta un duro colpo alla propria immagine e alla fiducia dei clienti. L’eco del caso richiama immediatamente alla memoria lo scandalo Dieselgate che nel 2015 travolse il gruppo Volkswagen, e suggerisce la possibilità che analoghe azioni legali possano essere avviate anche in altri paesi dell’Unione Europea. La questione delle emissioni manipolate, infatti, è ormai un tema centrale nel dibattito pubblico e nella definizione delle strategie industriali del settore automobilistico.

La decisione del tribunale di Amsterdam

Al momento, il gruppo automobilistico mantiene una posizione di riserbo, pur avendo la possibilità di presentare elementi a propria difesa. Tuttavia, il tribunale di Amsterdam ha richiesto a Stellantis la massima trasparenza, imponendo all’azienda di fornire dettagli esaustivi sul funzionamento del controverso software fraudolento utilizzato per alterare i risultati dei test. Finora, i dettagli tecnici relativi a questi sistemi non sono stati divulgati, alimentando ulteriore incertezza tra i consumatori e gli addetti ai lavori.

Il procedimento giudiziario è ora entrato in una fase decisiva: la corte dovrà stabilire l’entità dei risarcimento e individuare i soggetti che avranno diritto a riceverli. Una questione che interessa da vicino non solo i proprietari olandesi, ma potenzialmente tutti i clienti europei che hanno acquistato veicoli diesel dei marchi coinvolti nel periodo sotto esame. Si tratta di un passaggio fondamentale che potrebbe incidere profondamente sulle strategie future delle case automobilistiche, specialmente in relazione alla trasparenza dei processi produttivi e alle politiche ambientali.

Decisione sulle emissioni

La portata della decisione olandese va ben oltre i confini nazionali: potrebbe infatti costituire un precedente giuridico di rilievo nell’ambito delle controversie legate alle emissioni e alla tutela dei diritti dei consumatori. Le case automobilistiche, chiamate a confrontarsi con una crescente sensibilità pubblica sulle questioni ambientali, dovranno rivedere le proprie politiche in materia di motorizzazioni diesel e trasparenza dei dati. Nel frattempo, i consumatori attendono risposte concrete e tempestive, consapevoli che il verdetto del tribunale di Amsterdam potrebbe cambiare radicalmente il panorama europeo dell’automotive.

In definitiva, la vicenda segna un nuovo capitolo nella storia dei rapporti tra industria automobilistica, regolatori e opinione pubblica. La sentenza contro Stellantis rappresenta non solo una battaglia legale, ma anche un segnale chiaro verso un futuro in cui la trasparenza, il rispetto delle normative ambientali e la tutela dei consumatori dovranno diventare priorità assolute per tutti gli attori del settore.

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