Mirafiori, incentivi fino a 110.000 euro per chi lascia: via 250 lavoratori
Stellantis Mirafiori lancia incentivi fino a 110.000 euro per l’uscita anticipata di 610 lavoratori. Al via il rilancio con la nuova Fiat 500 ibrida
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Una vera e propria rivoluzione è in atto nello storico stabilimento Stellantis Mirafiori, cuore pulsante dell’industria automobilistica torinese, dove un importante piano di incentivi all’esodo sta ridisegnando il volto dell’organico. Con offerte che arrivano fino a 110.000 euro per chi decide di lasciare volontariamente l’azienda, la multinazionale punta a ringiovanire una forza lavoro la cui età media supera i 56 anni, rispondendo così alle nuove sfide del settore.
Il piano, articolato e calibrato in base all’anzianità e alla prossimità alla pensione dei dipendenti, ha già visto l’adesione di 250 lavoratori. Per molti di loro, Stellantis ha predisposto un sostegno economico che accompagnerà fino al raggiungimento dell’età pensionabile, mentre altri hanno ricevuto una somma forfettaria, abbinata all’accesso alla Naspi, per favorire un’uscita più morbida dal mondo del lavoro. Non si tratta solo di liquidazioni: l’azienda ha attivato percorsi di riqualificazione professionale, per consentire a chi lascia Mirafiori di reinserirsi con maggiori competenze nel mercato, un elemento sempre più centrale nell’industria in trasformazione.
Ridimensionamento dell’organico
Il ridimensionamento dell’organico, tuttavia, non si ferma ai primi 250 addii. Le prossime settimane saranno decisive: altri 360 dipendenti si preparano a lasciare il gruppo in Piemonte, coinvolgendo vari reparti e sedi. Si tratta di 19 addetti delle Presse, 31 dagli Stampi, 53 dalla ex Pcma di San Benigno Canavese, 9 dal Mould Shop di Grugliasco, 16 dal Centro Ricerche di Orbassano, ben 212 tra impiegati e quadri degli Enti Centrali e 20 di Fca Service. Il totale delle uscite raggiungerà così quota 610, segnando una delle più significative operazioni di riduzione della forza lavoro nella storia recente del polo torinese.
A complicare ulteriormente il quadro c’è il trasferimento della produzione Maserati verso Modena, che ha visto l’ultima vettura del marchio del Tridente uscire da Mirafiori proprio in questi giorni. Questo passaggio lascia un punto interrogativo sul futuro produttivo dello stabilimento, storicamente legato ai grandi numeri e alle icone dell’automotive italiano. La direzione di Stellantis aveva annunciato la volontà di mantenere una forza lavoro stabile e qualificata a partire da agosto, per supportare il lancio della nuova Fiat 500 ibrida, un progetto ritenuto strategico per il rilancio e la sopravvivenza del sito produttivo torinese.
Sul fronte sindacale, però, non mancano le preoccupazioni. Le organizzazioni dei lavoratori temono che il ricambio generazionale possa avvenire principalmente attraverso contratti interinali, senza garanzie di stabilità e con un impatto incerto sulla qualità dell’occupazione. Al momento, infatti, non si registrano nuove assunzioni, probabilmente in attesa delle decisioni strategiche che il CEO Antonio Filosa dovrà prendere nei prossimi mesi. L’ombra della cassa integrazione resta una possibilità concreta, in un contesto segnato dall’incertezza e dalla necessità di riconvertire parte delle attività produttive.
Una valore emblematico
La vicenda di Stellantis Mirafiori assume così un valore emblematico per tutto il comparto automobilistico italiano. Da un lato, emerge la necessità di innovare e puntare sulle nuove tecnologie, con investimenti sulla Fiat 500 ibrida e sui processi di riqualificazione dei dipendenti. Dall’altro, si impone la gestione degli esuberi e delle crisi occupazionali attraverso incentivi all’esodo, una strategia che, se da un lato evita i licenziamenti collettivi, dall’altro solleva interrogativi sul destino di uno degli stabilimenti simbolo dell’industria nazionale.
In questo scenario di cambiamento, Mirafiori resta un osservato speciale. Le prossime mosse di Stellantis saranno determinanti non solo per il futuro dei lavoratori coinvolti, ma anche per il tessuto economico e sociale di Torino e del Piemonte. La sfida è quella di coniugare innovazione, sostenibilità e occupazione, affinché la storica fabbrica possa continuare a essere protagonista nell’era della mobilità elettrica e delle nuove tecnologie, senza perdere il legame con il suo passato e il ruolo centrale nel panorama industriale italiano.
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