Scontro UE sui biocarburanti: Italia chiede alternative all'elettrico

L'UE rivede le regole sulle emissioni 2035: l'Italia spinge sui biocarburanti, von der Leyen apre al dialogo; la scienza mette in guardia su efficienza, terreni e emissioni

Scontro UE sui biocarburanti: Italia chiede alternative all'elettrico
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Giorgio Colari
Pubblicato il 28 ott 2025

Nel cuore dell’Europa si accende il dibattito sul futuro della mobilità, un confronto che vede l’Italia in prima linea nel chiedere una revisione delle regole sulle emissioni e nell’affermare la validità di biocarburanti e efuel come alternative all’elettrificazione totale. La tensione tra il nostro Paese e la Commissione Europea cresce di pari passo con l’avvicinarsi della scadenza per la revisione delle normative sulla CO2, fissata entro la fine dell’anno. In gioco non c’è solo la strategia industriale del settore automotive, ma anche il futuro ambientale e socioeconomico del continente.

La transizione da rivedere

La posizione italiana è stata chiaramente espressa dalla premier Meloni, che ha sottolineato come la transizione verso la mobilità del futuro non possa essere limitata esclusivamente ai veicoli elettriche. Secondo la premier, la sostenibilità e la neutralità tecnologica devono essere i pilastri di una strategia europea realmente efficace, lasciando spazio a tutte le soluzioni a basso impatto, inclusi i biocarburanti sostenibili anche oltre il 2035. Un messaggio che ha trovato un primo spiraglio di apertura da parte della presidente della Commissione, von der Leyen, la quale ha manifestato disponibilità a considerare l’inserimento di queste alternative nel quadro del principio di neutralità tecnologica.

L’urgenza di definire una linea comune è accentuata dalla tempistica stringente: entro pochi mesi, l’Europa dovrà ridefinire le regole che determinano il futuro dei motori a combustione interna. Il Consiglio Europeo, dal canto suo, sembra aver colto la necessità di una maggiore flessibilità rispetto al divieto totale di produzione di motori endotermici previsto dal 2035, aprendo alla possibilità di deroghe per soluzioni a basso impatto come i efuel e i biocarburanti.

Tuttavia, la discussione non si esaurisce nella dialettica politica. Dal punto di vista tecnico-scientifico, la efficienza energetica dei veicoli elettriche appare nettamente superiore: con la stessa quantità di energia, un’auto elettrica percorre circa cinque volte la distanza rispetto a un veicolo alimentato con biocarburanti. Questo vantaggio è un elemento centrale nelle strategie delle case automobilistiche, che continuano a puntare principalmente sull’elettrificazione come soluzione più efficace per la riduzione delle emissioni di CO2 e la semplificazione della gestione ambientale.

Un tema ancora aperto

Ma il tema della sostenibilità dei biocarburanti è tutt’altro che risolto. L’impatto ambientale di questi carburanti varia sensibilmente in base alla materia prima impiegata e alle modalità di produzione. In particolare, desta preoccupazione la competizione tra colture energetiche e agricoltura alimentare. Gli studi più recenti evidenziano che, per soddisfare la domanda di energia entro il 2030, sarebbero necessari fino a 52 milioni di ettari destinati a colture per biocarburanti. Una superficie comunque insufficiente a coprire il fabbisogno del trasporto su larga scala e che rischia di mettere a repentaglio la sicurezza alimentare di oltre 1,3 miliardi di persone.

A questo si aggiungono altri effetti collaterali, come l’intenso consumo di acqua e fertilizzanti richiesto dalle coltivazioni dedicate e l’aumento di emissioni inquinanti derivanti dalla combustione delle biomasse. Tali fenomeni possono avere conseguenze dirette sulla qualità dell’aria e sulla salute pubblica, ponendo ulteriori interrogativi sulla reale sostenibilità di una transizione energetica basata in modo massiccio sui biocarburanti.

I sostenitori di queste soluzioni alternative ribattono puntando su risorse avanzate non alimentari, come gli scarti agricoli e le alghe, che permetterebbero di ridurre la pressione sull’agricoltura tradizionale e di limitare i rischi per la sicurezza alimentare. Tuttavia, la produzione di biocarburanti avanzati su scala commerciale è ancora marginale e comporta costi elevati, rappresentando una sfida tecnologica e industriale non trascurabile.

Il confronto politico

Nel frattempo, il settore automobilistico segue con attenzione il confronto politico e normativo. Pur mantenendo come priorità la transizione verso le elettriche, i principali player del settore guardano con interesse a un approccio di neutralità tecnologica, che possa consentire soluzioni ibride e flessibili durante la fase di transizione, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo.

Nei prossimi mesi, la sfida sarà definire criteri rigorosi di sostenibilità e sistemi di certificazione affidabili per i biocarburanti avanzati, bilanciando la necessità di ridurre le emissioni di CO2 con la fattibilità industriale e gli impatti socioeconomici. Il quadro normativo che emergerà dovrà essere sufficientemente ambizioso da guidare l’Europa verso la decarbonizzazione, ma anche realistico nel considerare i limiti e le opportunità delle diverse tecnologie disponibili. La battaglia tra biocarburanti e elettriche è appena iniziata e il risultato finale influenzerà profondamente il futuro della mobilità europea.

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