Renault, perché non riportare Megane e Scenic al termico? Valutazioni in corso
Renault potrebbe reintrodurre motori termici o soluzioni range extender su Megane e Scenic per allargare la gamma. Decisione influenzata da GEELY, piano 2026 e scelte UE sul 2035
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Il settore automobilistico europeo sta vivendo una fase di profonda trasformazione, con strategie in costante evoluzione per rispondere alle nuove dinamiche di mercato. In questo contesto, Renault si trova di fronte a una possibile svolta: la valutazione di una reintroduzione dei motori termici o di soluzioni ibride su modelli come Megane e Scenic, attualmente proposti esclusivamente in versione elettrica. Una decisione che potrebbe segnare un vero e proprio “ritorno al passato”, ma dettata da esigenze concrete e dalla necessità di adattarsi a un mercato ancora incerto sulla completa transizione verso l’elettrico.
La riflessione interna a Renault nasce dal rallentamento registrato nelle vendite di veicoli elettrici, fenomeno che coinvolge l’intero comparto automotive europeo. I consumatori, infatti, mostrano una certa esitazione ad abbandonare definitivamente le motorizzazioni tradizionali, complice anche la persistenza di ostacoli come la rete di ricarica non ancora capillare e il costo d’acquisto elevato dei modelli a batteria. In questo scenario, la casa francese valuta una strategia più flessibile, capace di intercettare una clientela ancora legata ai benefici pratici delle alimentazioni tradizionali o ibride.
Diverse evoluzioni tecniche in ballo
Secondo quanto riportato da fonti autorevoli come Les Echos, il gruppo sta esplorando diverse soluzioni tecniche per ampliare la gamma dei propri veicoli. Tra le ipotesi più accreditate figura l’introduzione della tecnologia range extender, una soluzione che sta riscuotendo successo soprattutto sul mercato cinese e che inizia a guadagnare terreno anche in Europa. Il sistema, simile al DM-i sviluppato da BYD, prevede una trazione elettrica principale affiancata da un piccolo motore a combustione interna che interviene esclusivamente per ricaricare la batteria e prolungare l’autonomia complessiva del veicolo.
Un ruolo cruciale in questa potenziale rivoluzione è svolto dalla partnership con Geely, colosso cinese con cui Renault ha dato vita alla joint venture Horse. Quest’ultima si occupa specificamente dello sviluppo di motori termici di nuova generazione, offrendo soluzioni già pronte e tecnologicamente avanzate. Grazie a questa collaborazione, il gruppo francese potrebbe beneficiare di piattaforme modulari e componentistica condivisa, riducendo sensibilmente i tempi e i costi necessari per l’eventuale conversione dei modelli elettrici in versioni ibride o termiche.
Il piano industriale
Il calendario delle decisioni è scandito da tappe fondamentali: il nuovo piano industriale di Renault è atteso per marzo 2026, ma la tempistica potrebbe essere influenzata anche dalle prossime direttive europee. L’Unione Europea, infatti, si appresta a definire il quadro normativo definitivo sullo stop alla vendita di auto endotermiche dal 2035, con un verdetto atteso entro la fine dell’anno. L’esito di questo dibattito sarà determinante per orientare le strategie dei costruttori e delineare il futuro della mobilità europea.
Dal punto di vista industriale, la reintroduzione dei motori termici e delle varianti ibride rappresenterebbe un vantaggio immediato in termini di riduzione dei costi, grazie alla possibilità di condividere componenti con altri modelli del gruppo come Austral, Symbioz e Arkana. Questa scelta consentirebbe inoltre una maggiore flessibilità commerciale, adattando l’offerta alle esigenze specifiche dei diversi mercati. Tuttavia, non mancano le criticità: la maggiore complessità produttiva e il possibile impatto negativo sull’immagine ecologica del marchio sono elementi che Renault dovrà valutare con attenzione.
Reazioni contrastanti
Le reazioni degli addetti ai lavori sono contrastanti. Gli analisti vedono la mossa come un segnale di pragmatismo, utile per mantenere la competitività e rispondere alle reali esigenze dei clienti, soprattutto in quei Paesi dove l’infrastruttura di ricarica è ancora insufficiente o dove il costo totale di possesso dei veicoli elettrici rimane elevato. D’altro canto, le associazioni ambientaliste potrebbero interpretare la strategia come un passo indietro rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione fissati a livello europeo.
Sul piano tecnico, la soluzione range extender si configura come un compromesso tra efficienza e praticità: mantiene la trazione elettrica principale, ma affianca un’unità termica ausiliaria per garantire una maggiore autonomia, seppur a fronte di una maggiore complessità meccanica e di un aumento del peso complessivo del veicolo.
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