Pilota fantasma arrestato: sfrecciava in autostrada su una "quasi" F1

Dopo sei anni di ricerche la polizia arresta il pilota fantasma che sfrecciava in Repubblica Ceca su una Dallara GP2 camuffata da Ferrari F1.

Di Renato Terlisi
Pubblicato il 9 set 2025
Pilota fantasma arrestato: sfrecciava in autostrada su una

Dopo anni di mistero e inseguimenti, cala il sipario su una delle storie più affascinanti e controverse del mondo dei motori: la lunga fuga del pilota fantasma che ha infiammato le autostrade della Repubblica Ceca a bordo di una vettura dall’aspetto inconfondibile. Sei anni di indagini, centinaia di segnalazioni e migliaia di visualizzazioni online hanno portato finalmente all’epilogo di una vicenda che ha saputo unire mito, passione e polemica, tenendo col fiato sospeso sia le autorità che gli appassionati di automobilismo.

La storia ha avuto il suo atto finale nei pressi di Dobris, quando alcuni automobilisti hanno notato la presenza di una strana monoposto rossa in una stazione di servizio. Quella vettura, protagonista di numerosi video virali sui social, era ormai divenuta una vera e propria leggenda metropolitana. Alla guida, un uomo di 51 anni, che per anni aveva sfidato le regole e le forze dell’ordine, trasformandosi in una figura iconica e, per certi versi, romantica. Dopo essere stato individuato, il protagonista ha tentato l’ennesima fuga verso il villaggio di Buk, dove la polizia è riuscita a bloccarlo mentre cercava di barricarsi all’interno dell’auto, gridando alla violazione della sua proprietà.

Molti credevano che si trattasse di una autentica Ferrari F1, alimentando così la leggenda e la curiosità attorno al caso. In realtà, la vettura era una Dallara GP2/08, un’auto impiegata tra il 2008 e il 2010 nelle competizioni minori, ma abilmente trasformata per somigliare a una monoposto di Maranello. Livrea rossa, logo del cavallino rampante e dettagli che la rendevano indistinguibile a un occhio non esperto: una mossa che ha contribuito a rendere ancora più spettacolare la narrazione sui social network e a rafforzare il mito del pilota fantasma.

Dal 2019, le sue imprese hanno iniziato a circolare in rete, raggiungendo numeri impressionanti e trasformando l’anonimo pilota in un eroe per una fetta di pubblico appassionata di motori. L’uomo, sempre celato da un casco integrale, ha goduto di una lunga impunità, grazie anche all’alone di mistero che avvolgeva la sua identità. Tuttavia, le sue gesta rappresentavano una sfida aperta alle norme: la monoposto non era in alcun modo omologata per la circolazione su strada, priva di targa, luci e dei sistemi di sicurezza obbligatori. Questa condotta, seppur spettacolare, ha riacceso il dibattito su un tema centrale come la sicurezza stradale.

L’arresto ha suscitato reazioni immediate e contrastanti. Tra le voci più critiche, quella del figlio dell’uomo fermato, Lukas, che ha accusato la polizia di aver violato una proprietà privata durante l’operazione, sostenendo che la presenza della vettura sulle strade ceche fosse ormai un fatto “tollerato” e quasi accettato da tutti. Una posizione che, se da un lato sottolinea il fascino esercitato dalla figura del pilota fantasma, dall’altro evidenzia i rischi di una mitizzazione che può portare a sottovalutare i pericoli legati alla circolazione di veicoli non omologati.

Questa vicenda, discussa per anni nei forum e nelle community di appassionati, va oltre il semplice episodio di cronaca. Solleva interrogativi profondi sul confine tra passione e irresponsabilità, tra la voglia di emulare i grandi campioni e il rispetto delle regole. La diffusione dei video virali ha giocato un ruolo fondamentale nell’alimentare il mito, dimostrando ancora una volta come i social network possano trasformare gesti estremi in fenomeni di culto, anche quando questi rappresentano un pericolo concreto per la sicurezza stradale.

Il caso del pilota fantasma della Repubblica Ceca rappresenta un esempio emblematico di come la passione per le auto, l’ingegno e la voglia di notorietà possano intrecciarsi in modo indissolubile, dando vita a storie che restano impresse nell’immaginario collettivo. Ma è anche un monito: il fascino della velocità e dell’avventura non può mai giustificare la messa in pericolo della vita propria e altrui. La vera sfida, oggi, è trovare un equilibrio tra la celebrazione della cultura automobilistica e il rispetto delle regole che tutelano tutti noi.

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