Lancia, la tradizione classica è nel DNA del marchio: storia dei nomi
Scopri come Lancia ha scelto i nomi dei suoi modelli tra alfabeto greco, vie romane e mitologia, creando una tradizione unica nell'automotive
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Nel vasto panorama dell’Lancia, il viaggio tra passato e futuro si snoda lungo sentieri ricchi di cultura, tradizione e visione. Dietro ogni modello della storica casa torinese si cela una storia che va ben oltre la semplice meccanica, affondando le radici in una tradizione di denominazioni che ha saputo evolversi e rinnovarsi, mantenendo sempre un legame profondo con il patrimonio culturale italiano. La scelta dei nomi, infatti, non è mai stata casuale: è il frutto di un percorso che intreccia la passione per l’innovazione automobilistica con il rispetto per le origini, trasformando ogni vettura in un vero e proprio simbolo.
Perché la scelta dei nomi greci
All’inizio del Novecento, la nomenclatura greca non era ancora parte integrante del DNA Lancia. I primi modelli si distinguevano attraverso numeri di progetto e riferimenti alla potenza fiscale, una soluzione funzionale ma priva di quell’aura distintiva che avrebbe reso unico il marchio negli anni a venire. La svolta arrivò nel 1919, quando Giovanni Lancia, fratello del fondatore e appassionato di lingue antiche, decise di rivoluzionare il sistema di denominazione introducendo l’alfabeto greco. Questa scelta non solo conferì ai modelli un’identità precisa, ma creò anche un fil rouge culturale che avrebbe attraversato l’intera storia del brand.
La decisione di attingere all’alfabeto greco segnò la nascita di modelli iconici che avrebbero fatto la storia. Esemplari come la Ypsilon – ancora oggi ammiraglia della gamma – sono diventati emblemi di stile e innovazione. Per garantire coerenza all’intera produzione, persino i modelli precedenti furono ribattezzati seguendo questa logica, con nomi evocativi come Alfa, Beta e Gamma. Questo processo di uniformazione non solo rafforzò l’identità del marchio, ma contribuì a consolidare la sua reputazione a livello internazionale.
Omaggio alle strade romane
Nel corso degli anni Venti, la creatività di Lancia si espresse attraverso varianti originali come Trikappa e Dilambda, denominate per identificare versioni speciali o dotate di caratteristiche particolari. Tuttavia, il sistema greco venne temporaneamente accantonato nel 1929, lasciando spazio a una nuova fonte di ispirazione: le strade romane e le città dell’antico Impero. In particolare, la regione del Lazio, terra d’origine della famiglia Lancia, divenne protagonista di questa nuova fase. I nomi scelti, come Aurelia, Flaminia, Fulvia e Appia, erano veri e propri omaggi alla grandezza di Roma e rappresentavano valori di solidità, prestigio e appartenenza.
Questo omaggio alle strade romane segnò una tappa fondamentale nella storia del marchio, consolidando il legame tra le auto e la cultura italiana. Ogni modello diventava così ambasciatore di un’eredità millenaria, capace di unire passato e presente in un unico racconto. Con l’ingresso nel gruppo Fiat negli anni Settanta, Lancia riscoprì le sue origini elleniche, tornando a utilizzare la nomenclatura greca per rinnovare la propria identità e proiettarsi verso il futuro.
La mitologia
Ma la creatività della casa torinese non si è fermata qui. Nel corso dei decenni, mitologia e termini classici hanno continuato a ispirare la scelta dei nomi, dando vita a modelli come Stratos, Thesis, Phedra e Musa. Queste denominazioni non sono semplici etichette, ma veri e propri manifesti di valori che trascendono la funzione primaria dell’automobile. Attraverso di esse, Lancia ha saputo comunicare concetti di eleganza, innovazione e appartenenza, costruendo una reputazione che va oltre i confini della tecnologia.
Dopo oltre un secolo di storia, Lancia rimane un punto di riferimento per chi cerca non solo prestazioni e tecnologia, ma anche un’esperienza culturale unica. La tradizione dei nomi rappresenta ancora oggi un ponte tra l’eredità classica e la visione del futuro, conferendo a ogni vettura un’aura inconfondibile. In questo modo, la casa torinese continua a lasciare un’impronta indelebile nel mondo dell’automobile, dimostrando che l’arte di nominare le auto può essere, a tutti gli effetti, un segno distintivo di eccellenza e innovazione.
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