La Spagna non rinuncia al Green Deal, 1,3 miliardi per le auto BEV

Il governo di Pedro Sánchez investe 1,3 mld per la transizione elettrica: 400M per incentivi, 300M per colonnine e 580M per il Perte, con obiettivi di crescita e occupazione

La Spagna non rinuncia al Green Deal, 1,3 miliardi per le auto BEV
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Giorgio Colari
Pubblicato il 15 dic 2025

La Spagna compie un passo deciso verso il futuro della mobilità elettrica, mettendo in campo un piano senza precedenti per trasformare il proprio settore automobilistico. Il governo guidato da Pedro Sánchez ha presentato il “Piano Spagna per l’Auto 2030”, un programma strategico che mira a ridefinire l’industria nazionale, con un investimento complessivo di 1,3 miliardi di euro e obiettivi che guardano lontano: triplicare il valore del comparto da 85 a 120 miliardi di euro, raggiungere la produzione annua di 2,7 milioni di veicoli e portare la quota di auto elettriche e plug-in dal 12% al 95% entro il 2030.

Tre pilastri fondamentali

Il cuore del piano è rappresentato da tre pilastri fondamentali, pensati per sincronizzare domanda, infrastrutture e produzione nazionale. Il primo pilastro prevede 400 milioni di euro destinati a incentivi auto elettriche, un sostegno diretto all’acquisto di veicoli a batteria che punta a stimolare la domanda e accelerare la transizione. Il secondo pilastro, con 300 milioni di euro, è focalizzato sulla realizzazione di una rete capillare di colonnine di ricarica, fondamentale per superare le attuali criticità nelle aree meno servite e rendere realmente accessibile la mobilità elettrica su tutto il territorio. Il terzo pilastro, infine, mette in campo 580 milioni di euro per rafforzare la filiera produttiva attraverso il Progetto Strategico di Ripresa e Trasformazione Economica, con l’obiettivo di consolidare la Spagna come hub europeo di eccellenza nella produzione di veicoli elettrici.

Sul fronte ambientale, il governo spagnolo non nasconde le proprie ambizioni: entro il 2050, quasi tutti i veicoli circolanti dovranno essere a zero emissioni. Le stime ufficiali sottolineano come le emissioni generate nella fase produttiva dei veicoli elettrici vengano compensate in meno di due anni di utilizzo standard, un dato che rafforza la validità della scelta green e contribuisce a migliorare il profilo ambientale dell’intero comparto.

La questione occupazionale è rilevante

Non meno rilevante è la questione occupazionale. L’esecutivo promette la tutela di 1,9 milioni di posti di lavoro, un impegno che attira l’attenzione dei sindacati e delle parti sociali, ma che richiede garanzie concrete: sono previsti corsi di riqualificazione, investimenti in batterie e componenti strategiche, oltre a opportunità di lavoro diffuse anche nei territori più marginali, per evitare squilibri tra le diverse aree del Paese.

Tuttavia, il piano non è esente da critiche. Gli ambientalisti e numerosi osservatori invitano a considerare l’intero ciclo di vita dei veicoli, dalla produzione al riciclo, per evitare di sottovalutare i costi nascosti della transizione ecologica. Le associazioni territoriali, invece, temono che i benefici possano concentrarsi nelle aree urbane e tra le fasce di popolazione più abbienti, lasciando indietro le zone rurali e i cittadini più vulnerabili.

Lavorare sulle infrastrutture

Gli operatori del settore infrastrutturale sottolineano che i 300 milioni destinati alle colonnine di ricarica rappresentano solo una parte della soluzione: sarà fondamentale coordinare normative, pianificazione urbana e incentivi per la ricarica privata e condominiale, così da evitare colli di bottiglia e garantire una copertura omogenea su tutto il territorio nazionale.

Dal canto suo, il governo sostiene che la strada per il successo passa attraverso la trasparenza e un bilanciamento attento tra obiettivi ambientali e competitività economica. La chiave sarà investire in ricerca integrata, sviluppare infrastrutture moderne e adottare una regolamentazione intelligente. Cruciale sarà anche la modalità con cui verranno strutturati i bandi, il monitoraggio dei risultati e la capacità delle istituzioni di rispondere alle esigenze delle comunità meno servite, ascoltando le istanze locali e garantendo una distribuzione equa delle opportunità.

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