Governo e Stellantis uniti: pressing su Bruxelles per la revisione dello stop ai motori termici

Il Governo italiano, Stellantis e le associazioni del settore automotive uniti per rivedere le regole UE sullo stop ai motori termici dal 2035.

Di Giorgio Colari
Pubblicato il 15 set 2025
Governo e Stellantis uniti: pressing su Bruxelles per la revisione dello stop ai motori termici

L’Italia si trova oggi al centro di una delle più importanti sfide per il futuro dell’industria automobilistica europea: la battaglia contro lo stop motori termici previsto dalle attuali normative UE a partire dal 2035. Un tema che coinvolge non solo il destino produttivo nazionale, ma anche l’intero equilibrio tra transizione ecologica, tutela occupazionale e sviluppo tecnologico. Il Governo italiano, affiancato da Stellantis e dalle principali associazioni di categoria, si fa portavoce di un approccio più pragmatico e inclusivo, chiedendo all’Unione Europea di rivedere una tabella di marcia giudicata troppo rigida e potenzialmente penalizzante per il tessuto industriale del Paese.

Al centro del dibattito emerge la necessità di una vera neutralità tecnologica: non più una corsa unidirezionale verso le auto elettriche, ma una valorizzazione di tutte le soluzioni in grado di ridurre le emissioni. Questa posizione, sostenuta con forza dal ministro Adolfo Urso durante un recente intervento in Senato, riflette la volontà di promuovere un percorso di decarbonizzazione che non trascuri il patrimonio di competenze e innovazione accumulato dall’industria italiana negli anni. Urso ha sottolineato come la strategia nazionale debba basarsi su una pluralità di tecnologie, dai biocarburanti all’idrogeno, passando per l’evoluzione dei motori a combustione interna, in modo da garantire una transizione realmente sostenibile e socialmente equa.

Il dialogo tra istituzioni e imprese si fa sempre più serrato. Il nuovo CEO di Stellantis, Antonio Filosa, insieme a Roberto Vavassori di Anfia, ha recentemente partecipato a un tavolo di confronto con il ministro Urso per definire le priorità del settore e individuare strumenti di sostegno mirati. La posta in gioco è alta: senza adeguati correttivi, il rischio è quello di un drastico ridimensionamento del comparto produttivo, con pesanti ripercussioni sull’occupazione e sulla competitività internazionale dell’Italia.

La posizione italiana non è isolata nel panorama europeo. Le principali associazioni dell’automotive hanno già inviato una lettera formale alla Commissione UE, sollecitando un ripensamento delle politiche di elettrificazione forzata. Nel documento si evidenziano i rischi legati a una transizione accelerata e priva di adeguati strumenti di accompagnamento, che potrebbe portare a un indebolimento strutturale dell’intero settore continentale. In particolare, si teme che la mancanza di incentivi mirati e di un quadro normativo chiaro possa scoraggiare nuovi investimenti automotive e compromettere la leadership tecnologica europea.

In risposta a queste preoccupazioni, il ministro Urso ha delineato una strategia articolata che prevede la revisione delle normative sui veicoli commerciali, l’introduzione di incentivi specifici per le vetture economiche e compatte, e il lancio di nuovi piani di investimento per sostenere la filiera nazionale. Tra le proposte avanzate dal Governo italiano figura anche l’idea di sviluppare una auto elettrica europea accessibile, capace di competere sui mercati internazionali e di rispondere alle esigenze di una mobilità sempre più sostenibile.

La presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, avrebbe già manifestato apertura verso alcune delle richieste italiane, riconoscendo la necessità di un approccio più flessibile e attento alle specificità dei diversi Paesi membri. In quest’ottica, il Tavolo Automotive convocato dal Ministero entro ottobre rappresenterà un momento cruciale per verificare gli impegni di Stellantis in Italia e per presentare nuove misure a sostegno della componentistica e della manifattura nazionale.

Non meno rilevante è il ruolo degli investitori internazionali, tra cui figurano anche potenziali produttori cinesi, che attendono chiarezza normativa prima di impegnarsi in nuovi investimenti automotive nel nostro Paese. La mancanza di certezze sulle future regole del gioco rischia infatti di frenare lo sviluppo di nuovi poli produttivi e di ostacolare l’attrazione di capitali esteri, con effetti a cascata su tutto l’indotto.

In definitiva, la questione automobilistica si conferma centrale per il futuro industriale italiano ed europeo. La sfida è trovare un equilibrio tra la necessità di raggiungere gli obiettivi ambientali fissati dall’UE, la promozione dell’innovazione tecnologica e la salvaguardia del patrimonio produttivo continentale. Il confronto tra Governo italiano, Stellantis e Commissione UE nei prossimi mesi sarà decisivo per definire i nuovi scenari della mobilità sostenibile e per garantire all’Italia un ruolo di primo piano nella transizione verso l’auto del futuro.

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