Davvero l'Europa vorrebbe mettere al bando la fibra di carbonio nelle auto? Cosa sappiamo

Il Parlamento UE valuta il divieto della fibra di carbonio nelle auto: rischi per salute, ambiente e impatti economici per l'industria automotive

Di Giorgio Colari
Pubblicato il 23 ago 2025
Davvero l'Europa vorrebbe mettere al bando la fibra di carbonio nelle auto? Cosa sappiamo

Una possibile svolta epocale si profila all’orizzonte per il settore automobilistico europeo: la tanto apprezzata fibra di carbonio rischia di essere bandita dalla produzione delle auto nell’Unione Europea. Un’ipotesi che, se confermata, potrebbe riscrivere le regole della progettazione automobilistica e incidere profondamente sia sulle strategie dei costruttori che sulle scelte dei consumatori. Da un lato, infatti, questo materiale ha rivoluzionato il concetto di leggerezza e resistenza strutturale nei veicoli di fascia alta; dall’altro, però, emergono nuove preoccupazioni legate alla salute e all’ambiente che spingono le istituzioni a riflettere sul suo futuro impiego.

Il divieto

Il Parlamento europeo sta valutando una proposta che prevede il divieto dell’uso della fibra di carbonio nelle automobili. Questa misura, ancora in fase di discussione, nasce dall’esigenza di tutelare la salute pubblica e di ridurre l’impatto ambientale di materiali complessi e difficili da smaltire. Nonostante la sua crescente diffusione grazie alle proprietà tecniche uniche – tra cui una leggerezza senza pari e una resistenza meccanica elevatissima – la fibra di carbonio mostra alcune criticità nella fase di fine vita del prodotto. Durante lo smaltimento, infatti, può rilasciare particelle microscopiche che rappresentano un rischio potenziale per la pelle e le mucose, sollevando interrogativi sulla sicurezza di operatori e cittadini.

Il possibile stop non arriverebbe comunque prima del 2029, lasciando alle aziende del settore un periodo di transizione di circa quattro anni per adeguarsi. Un tempo relativamente breve se si considera l’ampiezza delle ripercussioni: il mercato globale della fibra di carbonio ha un valore stimato attorno ai 5,5 miliardi di dollari, e l’industria automobilistica ne rappresenta fino al 20% della domanda complessiva. I principali player mondiali – Toray Industries, Teijin e Mitsubishi Chemical – detengono oltre la metà della produzione globale e rischierebbero una significativa contrazione delle vendite in Europa, con conseguenze a cascata sull’intera filiera.

Doppia sfida

Per i costruttori, la sfida è doppia. Oltre a dover affrontare la complessa transizione verso i veicoli elettrici – accelerata dal divieto dei motori termici previsto per il 2035 – ora si troverebbero costretti a rivedere profondamente i processi produttivi. La industria automobilistica europea, già impegnata nella corsa all’innovazione per rispettare i nuovi standard ambientali, dovrebbe investire ulteriormente in ricerca e sviluppo, esplorando soluzioni alternative che garantiscano prestazioni, sicurezza e sostenibilità. Non è difficile prevedere che ciò comporterà inevitabili aumenti dei costi, sia per le aziende che per i consumatori finali.

L’attenzione si sposta così sui materiali alternativi che potrebbero sostituire la fibra di carbonio nei veicoli del futuro. Polimeri avanzati, leghe leggere di alluminio e magnesio, materiali compositi a matrice naturale o riciclata: la ricerca è già in fermento per individuare soluzioni che non compromettano le performance delle vetture e, al tempo stesso, riducano l’impatto ambientale. La necessità di rispettare i nuovi requisiti normativi potrebbe dunque rappresentare un potente stimolo all’innovazione, spingendo le aziende a sviluppare tecnologie più pulite e sostenibili.

Non privo di ambivalenze

Tuttavia, la decisione dell’Unione Europea non è priva di ambivalenze. Da un lato, infatti, l’introduzione di regole più stringenti potrebbe favorire la nascita di una nuova generazione di auto “green”, basate su materiali alternativi e su processi produttivi più rispettosi dell’ambiente. Dall’altro, però, si rischia di penalizzare la competitività dell’industria continentale rispetto ai concorrenti extraeuropei, che potrebbero continuare a utilizzare la fibra di carbonio senza restrizioni. Questo scenario apre interrogativi importanti sul futuro del settore, tra la necessità di garantire sostenibilità e quella di non perdere terreno in un mercato globale sempre più agguerrito.

Per i consumatori, il cambiamento si tradurrà probabilmente in una trasformazione dell’offerta automobilistica: i modelli del futuro saranno caratterizzati da nuovi materiali e tecnologie, con l’obiettivo di mantenere elevati standard di sicurezza, comfort e prestazioni. Resta da vedere se le alternative alla fibra di carbonio sapranno soddisfare le aspettative di chi, oggi, non è disposto a rinunciare alle qualità che hanno reso celebre questo materiale. Nel frattempo, la partita tra innovazione, sostenibilità e competitività è appena iniziata, e il suo esito determinerà il volto dell’auto europea nei prossimi decenni.

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