Cina: auto termiche per aggirare i dazi UE

Tra le strategie cinesi per aggirare i dazi UE si profila un boom di auto a combustione interna.

Di Giorgio Colari
Pubblicato il 4 giu 2025
Cina: auto termiche per aggirare i dazi UE

Un’invasione silenziosa si profila all’orizzonte del mercato europeo auto, con la Cina pronta a spedire circa un milione di veicoli nel continente entro il 2025. Nonostante i dazi UE sulle auto elettriche importate dalla Cina, i produttori cinesi stanno adottando strategie innovative per aggirare le barriere economiche e conquistare nuove fette di mercato. Una recente analisi di Schmidt Automotive Research rivela che il focus di queste aziende si sta spostando verso le auto combustione interna, che non sono soggette alle tariffe protezionistiche imposte dall’Unione Europea.

Nel primo trimestre del 2025, sono già state importate oltre 200.000 vetture cinesi, un segnale chiaro della rapida crescita di questo fenomeno. Le case automobilistiche asiatiche stanno diversificando la loro offerta, puntando su veicoli a benzina, diesel e ibridi, così da eludere i costi aggiuntivi legati ai dazi. Questa strategia rappresenta una mossa intelligente per mantenere la loro espansione nel mercato europeo auto, sfruttando una combinazione di flessibilità produttiva e analisi delle regolamentazioni locali.

Tre paesi in particolare stanno emergendo come destinazioni principali per queste importazioni: Italia, Spagna e Regno Unito. Questi mercati assorbono attualmente il 68,2% delle auto cinesi vendute in Europa, grazie a una forte domanda di veicoli tradizionali e a regolamentazioni meno stringenti rispetto ad altre nazioni europee. La preferenza per le auto combustione interna in questi paesi offre ai produttori cinesi un terreno fertile per crescere, mentre l’Unione Europea cerca di trovare un equilibrio tra protezionismo economico e obiettivi ambientali.

Questa situazione, tuttavia, mette in evidenza un paradosso significativo. Mentre Bruxelles implementa misure per proteggere l’industria automobilistica europea e accelerare la transizione ecologica, il risultato è un aumento delle importazioni di veicoli a combustione interna. Questo fenomeno rischia di rallentare il processo di decarbonizzazione del settore automobilistico, minando gli sforzi dell’UE per ridurre le emissioni di CO2 e promuovere una mobilità sostenibile.

La capacità dei produttori cinesi di adattarsi rapidamente ai cambiamenti normativi solleva importanti interrogativi sulla strategia protezionistica dell’Unione Europea. Mentre i dazi UE sulle auto elettriche mirano a salvaguardare l’industria locale, essi non sembrano tenere conto delle contromisure adottate dai competitor internazionali. Questo scenario evidenzia la necessità di un approccio più sofisticato e comprensivo da parte dell’UE, capace di anticipare le mosse dei produttori stranieri e garantire un equilibrio tra protezione del mercato interno e promozione della sostenibilità ambientale.

Il caso delle auto cinesi in Europa rappresenta un esempio emblematico delle sfide globali che l’industria automobilistica deve affrontare. Da un lato, la crescente competizione internazionale spinge i produttori europei a innovare e migliorare la propria offerta. Dall’altro, l’aumento delle importazioni di veicoli tradizionali potrebbe compromettere gli obiettivi di lungo termine legati alla transizione ecologica. In questo contesto, sarà cruciale per l’Unione Europea rivedere le proprie politiche e sviluppare strumenti più efficaci per incentivare la produzione e l’acquisto di veicoli a basse emissioni.

Con l’arrivo previsto di un milione di auto cinesi entro il 2025, l’Europa si trova di fronte a una sfida complessa ma stimolante. La capacità di bilanciare gli interessi economici e ambientali sarà determinante per il futuro del settore automobilistico europeo e per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi climatici del continente.

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