Cassino in crisi, ma la speranza è Maserati: fra Grecale e nuova Levante
Lo stabilimento Stellantis di Cassino registra cali di produzione, chiusure e ricorso agli ammortizzatori sociali; i sindacati chiedono un piano industriale e investimenti certi
La crisi che sta attraversando lo stabilimento Stellantis di Cassino si fa ogni giorno più profonda, segnando un momento storico difficile per uno dei poli produttivi più importanti del Lazio. Con la produzione dimezzata e una cassa integrazione che sembra non avere fine, il futuro dell’impianto resta avvolto nell’incertezza, mentre sindacati e lavoratori continuano a chiedere risposte concrete per scongiurare il rischio di un declino irreversibile.
Un crollo produttivo senza precedenti
I numeri raccontano una realtà allarmante: nei primi nove mesi del 2025, dalle linee di Cassino sono usciti appena 14.135 veicoli, un dato che evidenzia un calo del 28,3% rispetto all’anno precedente. Nel solo primo semestre, la produzione si è fermata a 10.500 unità, segnando una flessione del 34% rispetto allo stesso periodo del 2024. Questo trend negativo sembra ormai consolidato e rischia di compromettere la tenuta stessa dell’impianto.
Attualmente, le linee di montaggio ospitano modelli premium come Alfa Romeo Giulia, Stelvio e Maserati Grecale. Tuttavia, questi prodotti non bastano più a garantire i volumi necessari per sostenere la struttura: i livelli attuali risultano drammaticamente inferiori rispetto agli anni passati e non riescono neppure a coprire i costi fissi dell’infrastruttura. La mancanza di una prospettiva di rilancio rischia di mettere a repentaglio non solo l’occupazione, ma anche l’intero indotto locale.
Tensioni sindacali e richiesta di certezze
Il clima tra i lavoratori è segnato da crescente preoccupazione. Le organizzazioni sindacali, in particolare la FIOM-CGIL Frosinone Latina, hanno espresso più volte la loro insoddisfazione per l’assenza di una strategia industriale credibile. Andrea Di Traglia, rappresentante sindacale, ha sottolineato come nemmeno l’incontro dello scorso dicembre al MIMIT abbia portato sviluppi concreti o rassicurazioni sul futuro.
I sindacati insistono su alcuni punti fermi: serve un piano industriale chiaro, investimenti certi e tempistiche precise per l’assegnazione di nuovi modelli. In assenza di queste garanzie, il rischio è che il ricorso agli ammortizzatori sociali diventi una condizione strutturale, con effetti devastanti sull’economia locale e sul tessuto sociale del territorio.
Prospettive e scenari futuri
Guardando al futuro, le prospettive non sono particolarmente incoraggianti. Per vedere la nuova generazione dei modelli Alfa Romeo Giulia e Stelvio attualmente in produzione, bisognerà attendere almeno il 2027-2028. Tra le ipotesi in discussione, si fa strada quella di trasferire a Cassino la produzione della futura Maserati Levante, che potrebbe essere realizzata sulla piattaforma STLA Large.
Questa possibilità rappresenterebbe una vera opportunità per rilanciare i volumi e garantire la salvaguardia dei posti di lavoro. Tuttavia, richiederebbe investimenti importanti per l’adeguamento degli impianti e la formazione del personale, in linea con i nuovi standard tecnologici e le esigenze della mobilità elettrica.
La posizione di Stellantis e le strategie in gioco
Fino a oggi, il gruppo Stellantis mantiene un atteggiamento estremamente cauto, evitando dichiarazioni ufficiali sulle prospettive di Cassino. Secondo fonti interne, le decisioni sugli investimenti futuri dipenderanno da molteplici fattori: l’andamento del mercato, le prospettive di ritorno economico e la coerenza con la strategia di elettrificazione del gruppo.
Il destino dello stabilimento sarà influenzato anche dalla domanda di veicoli premium, dalla rapidità della transizione verso l’elettrico e dalla competitività rispetto ad altri impianti europei e globali del gruppo. Ogni scelta avrà ripercussioni decisive sul futuro produttivo e occupazionale del sito.
Impatto sul territorio e reazioni locali
La crisi di Cassino non riguarda solo i dipendenti diretti dello stabilimento, ma coinvolge l’intero indotto: fornitori, aziende di servizi e famiglie che vivono grazie all’economia automobilistica locale. Se la produzione non verrà rilanciata in tempi brevi, il rischio è quello di un effetto domino capace di compromettere la tenuta sociale ed economica di un’intera area.
Le istituzioni locali e regionali sono impegnate in prima linea per ottenere rassicurazioni sia dall’azienda sia dal governo centrale. L’obiettivo è evitare un tracollo occupazionale che avrebbe conseguenze drammatiche su tutto il territorio.
In attesa di risposte concrete, lo stabilimento continua a lavorare a regime ridotto, in un clima di forte incertezza che pesa sulle famiglie e sulle prospettive industriali del Lazio. La speranza è che il confronto tra azienda, sindacati e istituzioni porti presto a una soluzione in grado di rilanciare Cassino e restituire fiducia a un’intera comunità.