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Alfa Romeo 33: le 5 versioni più note della mitica auto storica

L’Alfa Romeo 33, nelle diverse declinazioni, ha rappresentato un fiore all’occhiello della tradizione sportiva della casa milanese, che vogliamo passare in rassegna scoprendo alcune delle versioni più famose.

Il mondo dell’auto è impreziosito da modelli di grande fascino, come i “vecchi” prototipi Alfa Romeo 33. Oggi abbiamo scelto per voi 5 declinazioni fra le più note di questa superba creatura, nata come vettura da competizione, ma che ebbe anche una versione stradale.

Le Alfa Romeo 33 da gara, prodotte fra il 1967 e il 1977, hanno preso parte al Campionato del Mondo Sport Prototipi (con due importanti successi nel 1975 e 1977) ed anche alla serie CanAm e alla cronoscalate. Sono gioielli che fanno vibrare le corde emotive nel cuore degli appassionati del “biscione”. Seguiteci nel nostro viaggio alla loro scoperta.

Alfa Romeo 33/2

L’Alfa Romeo 33/2 è l’evoluzione del modello con cui nel 1967 la casa milanese aprì una nuova e bella parentesi nelle competizioni a ruote coperte, che in quel periodo godevano di vasto gradimento, strette sempre nell’abbraccio di un pubblico affettuoso e competente. La 33/2 nacque nel 1968 a cura del Reparto Corse Alfa Romeo. Si giovava di una carrozzeria sinuosa e aggressiva firmata da Franco Scaglione. C’era pure una variante a coda lunga, adatta alla 24 Ore di Le Mans.

Diverse le sue vittorie di classe nella stagione d’esordio, come quella guadagnata alla 24 Ore di Daytona. In quella circostanza fu tripletta, con tre vetture in parata al traguardo, sulla falsariga di quanto fatto dalla Ferrari nell’edizione precedente della gara a “stelle e strisce”, dove le “rosse”” di Maranello incassarono però il successo assoluto.

Sempre nel 1968 l’Alfa Romeo 33/2 guadagnò la gloria di classe alla Targa Florio e alla 1000 km del Nurburgring. Podio completo di classe alla 24 Ore di Le Mans, regina delle gare di durata. A fine stagione un terzo posto assoluto fra i costruttori, dietro Ford e Porsche, che disponevano di cuori più grandi e potenti. La spinta dell’auto del “biscione” era assicurata da un V8 di 2.5 litri con 320 cavalli all’attivo. Cifra che venne abbondantemente superata dagli step evolutivi degli anni a seguire, quando l’auto assunse nuove sigle e diversa fisionomia, mantenendo però la magia del numero iniziale.

Alfa Romeo 33/3

Questo modello del “biscione” fece il suo debutto in gara alla 12 Ore di Sebring del 1969, giovandosi della spinta di un motore V8 di 3 litri con 425 cavalli di potenza. Sue rivali dell’epoca erano la Ferrari 312 P e la Porsche 908. L’Alfa Romeo giunse terza in quella stagione agonistica. Anche nel 1970 dovette cedere al primato sportivo della Porsche 917 e della Ferrari 512, ma con buoni piazzamenti, a sigillo del suo valore.

Questo emerse meglio l’anno successivo, quando gli interventi evolutivi migliorarono la grinta del modello, divenuto anche più potente. I risultati brillanti non mancarono, come il successo alla Targa Florio con Nino Vaccarella e Toine Hezemans e alla 1000 km di Brands Hatch con Andrea de Adamich ed Henri Pescarolo.

L’esemplare che vinse la sfida madonita è rientrato in tempi recenti in Sicilia, per partecipare ad eventi rievocativi importanti, che l’hanno fatto incontrare nuovamente con Vaccarella, mitico “Preside Volante” dell’automobilismo.

Alfa Romeo 33 TT/12

Nella ricca storia del “biscione” uno spazio importante va assegnato alla 33 TT/12, che seppe far brillare il simbolo della casa milanese nel difficile universo delle corse. La vettura porta la firma di un mitico ingegnere, che non ha bisogno di presentazioni: Carlo Chiti. Suo il progetto di questo modello, prodotto dal 1973 al 1976.

La sigla racconta della presenza di un inedito telaio tubolare (TT), ben coniugato al potente motore a dodici cilindri contrapposti (ecco il perché del numero presente nel nome del modello). Dal cuore dell’unità propulsiva di 3 litri di cilindrata sbocciavano oltre 500 cavalli di potenza a circa 11.500 giri al minuto. Facile immaginare il tenore delle performance se si tiene conto del peso di 670 chilogrammi registrato alla bilancia.

Il mix era giusto e le gare lo confermarono. Nel 1974 si mise a frutto il lavoro compiuto nei mesi precedenti, con il successo guadagnato alla 1000 km di Monza e la piazza d’onore nella classifica di fine stagione. Furono sette, invece, i successi del campionato del mondo sport prototipi dell’anno successivo, che consegnò la gloria finale alla casa milanese. Poi la parabola discendente, per il disimpegno di chi ne amministrava le sorti. Della 33 TT/12 resta uno splendido ricordo negli appassionati.

Fra i piloti che ne gestirono le danze ci furono Arturo Merzario, Vittorio Brambilla, Jacques Laffite, Henri Pescarolo, Derek Bell e Jochen Mass. Oggi la si rivede con piacere in alcuni dei più importanti appuntamenti in pista, che rievocano il fascino romantico delle vecchie glorie.

Alfa Romeo SC 12

Erede della 33 TT/12, la 33 SC 12 fu prodotta dal 1976 al 1977. Il suo cuore boxer a 12 cilindri di 3 litri erogava oltre 500 cavalli di potenza, molto efficaci sul piano sonoro, come documentano i fotogrammi del video. Poi venne il turno di un motore turbocompresso da 2.1 litri, con quasi 650 cavalli all’attivo, espressi con preziose musicalità meccaniche. Il risultato sono delle sensazioni senza prezzo.

La sigla porta in dote l’indicazione dell’architettura del telaio, di natura scatolata. Il perfetto equilibrio fra potenza, guidabilità e bilanciamento fecero della 33 SC 12 un’arma molto graffiante, che si impose nel campionato mondiale sport prototipi del 1977, dove l’auto milanese vinse tutte le gare in calendario nella propria categoria. Al volante? Piloti del calibro di Arturo Merzario, Jean-Pierre Jarier e Vittorio Brambilla.

Alfa Romeo 33 Stradale

Della 33 c’è stata anche una versione stradale, considerata da molti come una delle auto sportive più belle al mondo. Le sue forme sinuose e avvenenti non passano in sordina e richiamano gli sguardi ad ogni latitudine. Prodotta alla fine degli anni sessanta, in 18 esemplari, questa creatura nasceva come versione civilizzata dell’omologa vettura da gara.

Presentata in anteprima a Monza, fece il suo debutto ufficiale in società al Salone dell’Auto di Torino nel 1967. Lo stile porta la firma di Franco Scaglione, che seppe muovere con grazia la matita sul tavolo da disegno. Le sue portiere ad apertura verticale affascinano per il loro tocco esotico, poi ripreso da altre supercar.

Ad assicurarne la spinta provvedeva un motore V8 di 2 litri, con 230 cavalli all’attivo. La potenza specifica era davvero considerevole per un cuore aspirato. Il peso in ordine di marcia di appena 700 chilogrammi agevolava un profilo prestazionale di alto livello, testimoniato dai circa 260 km/h di velocità massima e dal passaggio da 0 a 100 km/h nell’ordine dei 5 secondi.

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