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1000 Miglia: vivere il Ferrari Tribute al volante della 812 GTS

Abbiamo vissuto l’esperienza indimenticabile di guidare una Ferrari V12 da 800 CV a cielo aperto lungo le strade della 1000 Miglia.

La 1000 Miglia è un viaggio di 1.800 km uno diverso dall’altro, dove la rievocazione storica si mescola con il presente ed il futuro del mondo dell’auto e porta entusiasmo nelle località più caratteristiche della penisola. I paesi si spalancano al suo passaggio, la gente acclama i bolidi del passato e rimane ipnotizzata dalla carovana delle 112 Ferrari del Tribute 1000 Miglia, un evento nell’evento riservato ai modelli del Cavallino Rampante costruiti dal 1957 ad oggi, che si svolge attraverso un percorso rivisitato che incrocia quello ufficiale.

L’idea è romantica, e frutto di una passione feroce, la stessa che spinge i clienti della Casa di Maranello a divorare una marea di km in 4 lunghissime giornate, con un occhio al cronometro, perché la formula è quella della gara di regolarità.

Roma si sveglia con il suond Ferrari

Niente è più emozionante che ripercorrere i tratti della corsa più bella del mondo su una Ferrari, e nessuna Ferrari attualmente in produzione è più adatta allo scopo di una 812 GTS. Intanto è una V12, con quel frazionamento sempre più raro ma carico di un fascino ineguagliabile, poi è una scoperta, per cui non c’è filtro tra l’abitacolo e il mondo esterno, il che è un plus quando l’ambiente che si attraversa profuma di leggenda.

Ebbene, lo confesso, da quando ho saputo che un esemplare Blu Tour de France 70 era destinato a me per la giornata del 18 giugno, non ho dormito per qualche giorno. Così la mattina, perché quelli del Tribute partono prima della 1000 Miglia storica, alle 5 per l’esattezza, mentre il sole iniziava a scaldare l’atmosfera fresca e umida della capitale, la sveglia non è arrivata dal caffè, ma dall’accensione del V12, forte più di un espresso napoletano e più sensuale della voce di una sirena.

Il bello è che altri V12 e V8 si sono accesi all’unisono nel parcheggio nei pressi di Via Veneto, dando vita ad un concerto inaspettato, dove bielle, cilindri e pistoni, hanno preso il posto degli strumenti convenzionali. Siamo pur sempre a Roma, la città dei gladiatori per eccellenza, e per un attimo mi è sembrato di ascoltare la voce di Russell Crowe mentre diceva: “al mio segnale scatenate l’inferno”.

L’inferno per i concorrenti in realtà è stato quello della viabilità romana: un incrocio sbagliato e la deviazione dal percorso ideale è arrivata inesorabile, per fortuna non avevo obblighi temporali, l’unico dictat era quello di non perdere il treno delle Ferrari, perché altrimenti sarebbe stato difficile portare a casa un girato ad effetto. Ormai Roma per me è una seconda casa, per cui non è stato difficile ritrovare la retta via e la pace car della manifestazione, un’Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio ha atteso la marea di rosse divenendo per tutti una fantastica stella polare della viabilità.

Vedere sulla Salaria Ferrari di ieri e di oggi è stato come sfogliare un album di ricordi in movimento, quante ne ho sognate di quelle splendide creature a 4 ruote, quante volte ho immaginato, fantasticato, di guidarne una, e improvvisamente mi sono ritrovato in mezzo a loro con una delle più iconiche vetture di Maranello di oggi, la 812 GTS che ho aperto da subito, perché non ho resistito nemmeno per i 14 secondi necessari a far scomparire il tetto, da giorni avevo deciso che avrei vissuto il V12 come un pilota del passato, anche a costo di sfidare allergie, polvere, traffico e raggi UV. A proposito, il cappellino è rimasto nella lista delle cose da portare che ho puntualmente disatteso: meglio così, mi godo un balsamo d’aria da 800 cavalli.

Sulle strade di una volta per rivivere l’atmosfera della 1000 Miglia

Salutata la città, è arrivato il tempo delle strade secondarie, quelle che hanno reso famosa la 1000 Miglia con duelli epici e imprese straordinarie. Le curve diventano sempre più strette, e con la polizia che mette in sicurezza traffico e convoglio, e personale che aiuta gli equipaggi nelle svolte più impegnative, superiamo Civita Castellana e passiamo per Amelia. Sono i primi chilometri veri a bordo del bolide da 336.000 euro che ho il privilegio di guidare, e tengo sempre lo sguardo sui passaruota sporgenti che mi rivelano dove sto mettendo le ruote, senza trascurare il fatto di essere al volante di un’auto larga circa 2 metri.

Il passo corto virtuale la fa sembrare corta e stretta come una MX-5 ma non è così, per cui è bene controllare dove vanno a finire le ruote posteriori, perché sono loro che mettono a terra gli 800 CV del V12 da 6,5 litri e non vorrei che una si trovasse sull’erba in piena accelerazione. Con la mattina che entra nel vivo sono sempre di più le persone che si riversano in strada per accogliere il nostro passaggio, mi rendo conto di essere parte di qualcosa di unico, lo vedo dai loro sguardi, dai gesti di approvazione, dall’immagine di meraviglia riflessa negli occhi dei bambini.

Al Ferrari Tribute 1000 Miglia partecipano equipaggi di ogni nazionalità, persone guidate dalla passione ma con una grande preparazione tecnica, ed è un piacere al primo check point ritrovarmi a parlare di come è cambiata l’aerodinamica al posteriore della GTS con un disegno differente dell’estrattore, di come la guida non risenta dell’assenza del tetto fisso, e dell’erogazione del V12 aspirato, soprattutto in relazione alle varie turbo presenti nel convoglio. Sono tante le Ferrari scoperte, ma ci sono anche i puristi che non scendono a compromessi e guidano la 360 Challenge Stradale, la 488 Pista o la 458 Speciale, tanto per citare alcuni dei fantastici modelli presenti.

Lo spettacolo del Duomo di Orvieto ed il fascino delle strade sterrate

Curva dopo curva, la strada ci conduce verso Orvieto, c’è un tratto pazzesco, con un asfalto pulito, levigato, dove la presa delle gomme sembra essere magnetica, ed è il momento giusto per sentire l’allungo del V12 capace di arrivare fino a 8.900 giri: il volante si illumina con i LED nella parte alta della corona, la schiena si fonde al sedile, e lo sterzo mi racconta il percorso e mi suggerisce cosa fare e quando farlo. No, non è uno sterzo parlante, ma comunica cambiando consistenza per segnalarmi l’approssimarsi del limite della tenuta, che è elevatissima, e poi, quando il posteriore tende ad allargare la traiettoria, fa in modo che inizi il controsterzo nel momento giusto.

Tutto avviene in maniera naturale e se non lo sapessi penserei di essere io a fare sempre la cosa giusta al momento giusto, ma ben venga la tecnologia quando si guida un bolide capace di divorare lo 0-100 km/h in meno di 3 secondi, di bruciare lo 0-200 km/h in 8,4 secondi, e di toccare una velocità massima di 340 km/h. Dopo diversi km percorsi con la concentrazione di un giocatore che affronta la finale del mondiale di scacchi ecco che tra rotatorie, sempre ben segnalate, e strade sempre più strette, la carovana entra ad Orvieto.

La carreggiata si restringe per le persone che si sono riversate lungo il percorso per salutare il Tribute, le forze dell’ordine hanno un bel da fare per favorire la viabilità in un contesto tanto affascinante quanto suggestivo, poi d’improvviso, tra le costruzioni antiche spunta il duomo in tutta la sua maestosità. E’ bellissimo, ma dall’abitacolo della 812 GTS, in mezzo ad una lingua di Ferrari che percorre la cittadina umbra, è diventato indimenticabile.

Nel percorso che porta le Ferrari verso Cortona, attraversando le vie che costeggiano il lago Trasimeno, c’è persino un tratto di sterrato, si, avete capito bene, sterrato. Così, di colpo mi ritrovo immerso nell’atmosfera del romanzo di Baricco “Questa Storia”, e ripenso a quando piloti del calibro di Nuvolari guidavano auto prive dei tanti sistemi di sicurezza di oggi, su vie non asfaltate in una continua derapata. Nello stesso momento mi avvicino ad una Monza SP2 e penso che lo stargate tra passato e presente si trovi proprio su questa campagna assolata e polverosa.

L’abbraccio in grande stile della città di Cortona

Una menzione a parte merita la città di Cortona, dove è stata organizzata un’accoglienza degna della Regina Elisabetta, ed in effetti le Ferrari sono le regine delle auto, per cui meritano tutto questo, ma il colpo d’occhio è stato a dir poco eccezionale: bandiere ovunque, così tante persone che sembrava di stare in una tappa del mondiale rally anni ‘80 e addirittura personalità del posto ad accogliere i concorrenti del Tribute con tanto di microfono per diffondere a tutti le loro impressioni. Non ero mai stato a Cortona, ma ci tornerò e lo farò molto volentieri, c’era voglia di rinascita, entusiasmo contagioso, e avrei voluto condividere la “mia” Ferrari con tutti loro!

Ormai siamo in Toscana, ed i tanti cipressi a bordo strada, i campi e le meravigliose strade di collina con i tanti casolari che sembrano dipinti fiamminghi nella loro perfezione, rappresentano una cornice ideale per immortalare il passaggio di auto come la 250 GT Berlinetta Lusso del 1963, o la 330 GTC del 1967. A dire il vero anche la 812 GTS, con la sua bellezza moderna che sposa proporzioni classiche si trova perfettamente integrata nel paesaggio.

Ogni tanto ho l’impressione di ritrovarmi una Ferrari a distanza particolarmente ravvicinata, ma in realtà è il ruggito del V12 in scalata ottenuto tramite collettori di scarico dalla medesima lunghezza. Questo motore è straordinario e vanta anche un sistema d’iniezione diretta a 350 bar, oltre ad un dispositivo per il controllo dei condotti d’aspirazione a geometria variabile preso in prestito dai propulsori aspirati di F1.

La suggestiva sosta per il pranzo a Montevarchi

Guidare un’auto così bella, comoda e veloce ininterrottamente e per una quantitativo di chilometri che appare indefinito, considerato il numero di curve affrontato dal sorgere del sole, e in un contesto simile, è una delle prime voci da inserire nella lista delle cose da fare prima di lasciare questo mondo. Ma anche quando si vive un momento magico, dopo 9 ore bisogna mettere qualcosa nello stomaco, perché non solo le Ferrari necessitano di un rifornimento.

All’ora di pranzo la carovana ha letteralmente riempito la piazza e le vie limitrofe di Montevarchi per una pausa che ha offerto un colpo d’occhio da cartolina. Infatti, colpito da tanta bellezza, ho preferito non soffermarmi troppo sui piaceri della tavola, e concentrarmi su una quantità di Ferrari che raramente rivedrò tutte insieme. Passeggiare accanto ad una Testarossa mi ha ricordato uno dei miei videogame preferiti da bambino, Out Run, e devo dire che la sua linea per me rimane un capolavoro assoluto. Guardare da vicino una 575 Superamerica mi ha incuriosito, mentre ritrovarmi a fianco di una Monza SP1 è stato come vedere un unicorno.

La mia incredulità è stata pari a quella del bambino che è rimasto senza parole quando gli ho aperto la 812 GTS per consentirgli di regalarsi un’inaspettata foto ricordo. Le Ferrari sono di tutti, perché fanno parte della nostra cultura, del nostro DNA, e rappresentano uno degli aspetti migliori dell’estro e del talento italico. E’ bello vedere certi valori passare di generazione in generazione, e constatare come la passione per le rosse sia cresciuta nel tempo, a giudicare dalla folla delle grandi occasioni accorsa a Montevarchi.

La grande bellezza di guidare lungo le strade del Chianti

La strada è tornata a farsi particolarmente stimolante nel tratto che portava le Ferrari a Radda in Chianti, dopo tante ore al volante la confidenza con la 812 GTS è cresciuta, posso anche concedermi il lusso di viaggiare costantemente in Race per sentire i cavalli più liberi, ma senza rinunciare a quel paracadute elettronico che potrebbe salvare auto e reputazione in un colpo solo.

Con fiducia ruoto il manettino e mi appresto a vivere un’esperienza mistica, fatta di allunghi straordinari, di uscite di curva suscettibili della pressione del piede destro sull’acceleratore, e di una sensazione di commistione totale. Per diversi minuti io e la 812 GTS siamo una cosa sola: il tempo sembra essersi dilatato ed il battito si è sincronizzato con i giri del motore. Solamente il volto stralunato del mio compagno di viaggio, che nel frattempo mi ero dimenticato di avere accanto, mi ricorda che ci sono quelle riprese da fare, quelle immagini da portare a casa, e così riprendo un’espressione professionale che a stento riesce a mascherare quell’intima soddisfazione derivante dall’aver guidato in maniera totalizzante una delle più rare ed affascinanti V12 sul mercato.

Salviamo il V12, io ve lo dico, firmerei anche con il sangue se servisse, questo motore ha fatto la storia e continua a scrivere pagine bellissime nell’automobilismo moderno. L’ibrido è una necessità, l’elettrico prende piede, ed i motori termici diventano sempre più piccoli e sovralimentati, ma il V12 aspirato dovrebbe essere patrimonio dell’Unesco, dovrebbe essere salvato dall’estinzione come il Panda!

La suggestione nel ripercorrere il passo della Futa e della Raticosa su una Ferrari a 12 cilindri

D’accordo, mi sono fatto prendere la mano, e predico come un pastore errante del V12esimo, ma percorrendo il passo della Futa e della Raticosa, in uno dei tratti più incredibili della 1000 Miglia trovo che il mio pensiero, più che una nostalgica divagazione, rappresenti un’assoluta necessità, e per carità, sono consapevole che le esigenze in questo periodo sono altre, ma i sogni sono la benzina che alimenta la vita e bisogna farsi sentire prima che sia troppo tardi.

Una F12 TDF ci saluta a squarciagola prima di involarsi verso Modena; i suoi 780 CV, coadiuvati dalla mise aerodinamica, mi scuotono ricordandomi che il mio percorso finisce a Bologna, dove la 812 GTS verrà riconsegnata alla Ferrari che tornerà a prendersene cura. Vi risparmio i saluti con il fazzoletto, l’addio struggente ad una delle rosse più belle di sempre con la speranza che sia un arrivederci, e la sensazione sgradevole provata in treno al risveglio da un pisolino in cui sognavo ancora la GTS.

L’importanza della 1000 Miglia

La 1000 Miglia è stata fondamentale per lo sviluppo delle auto, come affermò Enzo Ferrari, la massacrante maratona di velocità ha portato ad evolvere concetti importanti, ed ha condotto alla realizzazione di vetture straordinarie, le stesse che poi hanno dato spunto alla costruzione delle automobili di uso comune.

La 812 GTS è figlia delle sue antenate da corsa, ne porta in dote il cuore feroce e tecnologico, ma è anche il frutto di un’evoluzione che ha reso possibile guidare un V12 da 800 CV su strada senza il terrore di essere divorati dalla sua potenza. Un’evoluzione che non sarebbe stata la stessa senza la 1000 Miglia, la cui atmosfera è più viva che mai nel Tribute Ferrari.

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