Vuole riparare una Bugatti Chiron in black list: gli risponde Rimac
Alex Gonzalez compra una Bugatti Chiron Pur Sport incidentata ma inserita in blacklist. Mate Rimac risponde: alcuni pezzi non possono essere stampati in 3D, Bugatti offre supporto per il restauro
Quando un influencer con 1 milione di follower si scontra con una delle più prestigiose case automobilistiche mondiali, la questione va oltre il semplice conflitto commerciale. Alex Gonzalez, che vanta anche 900.000 iscritti su altre piattaforme, si è trovato di fronte a una situazione che racchiude in sé tutte le contraddizioni del mercato automobilistico moderno: ha acquistato una Bugatti Chiron Pur Sport danneggiata, ritenendo di poterla restaurare, ma la Casa francese le ha bloccato l’accesso ai ricambi originali attraverso una blacklist. Con soli 24 ore di ultimatum e l’annuncio di voler ricorrere alla stampa 3D per replicare i componenti, ha attirato l’attenzione di Mate Rimac, amministratore delegato di Bugatti, che ha deciso di intervenire personalmente, sebbene attraverso canali privati.
La blacklist è invalicabile
La blacklist di Bugatti non è semplicemente un meccanismo punitivo, ma rappresenta uno strumento sofisticato di protezione legale e tecnica che impedisce l’accesso alle parti di ricambio originali quando un veicolo viene classificato come problematico dalla Casa costruttrice. Nel caso specifico della Bugatti Chiron Pur Sport di Gonzalez, questo blocco ha trasformato radicalmente il progetto di restauro, elevandolo da una semplice questione di manutenzione a una vera e propria sfida ingegneristica. L’influencer, frustrato dall’impossibilità di procurarsi i componenti ufficiali, ha considerato seriamente la possibilità di ricorrere alla tecnologia 3D come alternativa.
La risposta di Mate Rimac ha però rivelato aspetti tecnici fondamentali che vanno ben oltre le dinamiche di mercato. Il CEO ha spiegato, in maniera privata ma costruttiva, perché la stampa 3D non rappresenta una soluzione praticabile per questo tipo di veicoli. La monoscocca in fibra di carbonio, il cambio e gli altri sistemi critici della supercar non possono essere replicati mediante processi additivi senza compromettere in modo irreversibile sia la sicurezza che la funzionalità del veicolo. Rimac, tuttavia, non ha chiuso completamente la porta, lasciando intravvedere la possibilità di trovare compromessi economici e soluzioni collaborative che potessero soddisfare entrambe le parti.
Interrogativi complessi
Questa vicenda apre interrogativi complessi che toccano l’intero settore automobilistico di lusso. Fino a che punto un proprietario conserva la libertà di intervento su un’automobile che ha acquistato legalmente? Dove termina il diritto legittimo alla manutenzione e dove inizia il dovere di tutela della proprietà intellettuale aziendale? Come possono convivere il mercato dell’usato e del restauro con le politiche protezioniste dei brand premium? Sono domande che non ammettono risposte semplici.
Gli esperti del settore concordano su un punto fondamentale: sebbene la tecnologia 3D avanzi quotidianamente, i componenti strutturali e meccanici di vetture estreme come la Chiron richiedono ancora certificazioni e test rigorosi che nessun processo fai-da-te potrebbe garantire. La strada vincente non passa attraverso l’improvvisazione tecnologica, bensì attraverso il dialogo costruttivo tra costruttore e cliente, esattamente come ha dimostrato l’intervento di Rimac.
Per Alex Gonzalez rimane aperta l’opportunità di un restauro assistito, un percorso che potrebbe riconciliare gli interessi di entrambe le parti preservando al contempo l’integrità tecnica della supercar. La comunità degli appassionati osserva attentamente questa situazione, consapevole che la sua risoluzione avrà implicazioni significative per casi analoghi nel prossimo futuro, con echi che risuoneranno nell’intero settore dell’automotive di lusso mondiale.