Truffa da 300mila euro a una concessionaria, banda smascherata

Campello Motors truffata per 300mila euro. Arrestato un romano, 9 denunciati. Indagini rivelano sistema di scatole cinesi e frodi

Di Giorgio Colari
Pubblicato il 23 giu 2025
Truffa da 300mila euro a una concessionaria, banda smascherata

Un sofisticato sistema di truffa ha colpito la concessionaria Campello Motors di Venezia, portando al sequestro di 300mila euro, dieci denunce e un arresto. La vicenda, emersa grazie a un’indagine approfondita, ha svelato una rete di società fittizie e conti correnti utilizzati per frodare l’azienda. L’operazione, che ha coinvolto anche istituti bancari a San Marino, è un esempio lampante di criminalità informatica su larga scala.

Il caso è iniziato quando la Campello Motors, dopo aver effettuato un sostanzioso pagamento anticipato per l’acquisto di veicoli multimarca, ha rilevato delle anomalie nella transazione. L’ordine, apparentemente proveniente da un distributore nazionale legittimo, era stato effettuato tramite indirizzi email falsificati con estrema cura, ingannando la concessionaria.

La rete criminale

Le indagini condotte dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Venezia hanno rivelato un intricato sistema di scatole cinesi per nascondere i movimenti illeciti di denaro. I fondi ottenuti venivano rapidamente distribuiti tra numerosi conti correnti intestati a società fantasma, dislocati tra le province di Roma, Frosinone e un istituto bancario di San Marino. Questo metodo complesso ha reso inizialmente difficile tracciare il flusso di denaro e individuare i responsabili.

La collaborazione tra diverse forze dell’ordine, tra cui la polizia postale veneziana, la squadra mobile del basso Lazio e la gendarmeria di San Marino, è stata fondamentale per acquisire prove chiave. Tra queste, dispositivi elettronici, documentazione contabile e bancaria che hanno permesso di ricostruire l’intera operazione criminale e di risalire ai colpevoli.

Identità falsa e società di comodo

Il principale indagato, arrestato a Roma, utilizzava documenti contraffatti per orchestrare le operazioni illecite. La sua attività includeva il trasferimento internazionale di denaro e l’acquisto di beni, con l’obiettivo di mascherare i proventi derivanti dalla truffa. Questo modus operandi rappresenta un classico esempio di criminalità finanziaria altamente organizzata.

Le indagini hanno portato anche allo smantellamento delle cosiddette “cartiere”, società create appositamente per giustificare i movimenti di denaro e coprire le attività di riciclaggio. Grazie a questa operazione, è stato possibile interrompere la catena fraudolenta e recuperare gran parte dei fondi sottratti alla Campello Motors, restituendo così una significativa somma all’azienda colpita.

Un esempio di cooperazione efficace

Questo caso rappresenta un successo importante nella lotta contro la criminalità informatica finanziaria. La sinergia tra le forze dell’ordine di diverse giurisdizioni ha giocato un ruolo cruciale, consentendo di smascherare un’organizzazione ben strutturata e di recuperare quasi interamente i 300mila euro sottratti. L’episodio sottolinea la necessità di implementare misure preventive più rigide per evitare simili frodi in futuro.

In particolare, aziende come la Campello Motors, operanti nel settore automobilistico, devono adottare protocolli di verifica rigorosi per le transazioni di grande entità. Inoltre, è fondamentale mantenere una stretta collaborazione con le autorità competenti per garantire una protezione adeguata contro i crescenti rischi di criminalità informatica.

Questa vicenda mette in luce l’importanza di una maggiore consapevolezza sui rischi legati alle frodi digitali e l’urgenza di sviluppare strategie di difesa efficaci per tutelare le imprese, specialmente in un contesto economico sempre più interconnesso e vulnerabile agli attacchi cibernetici.

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