Tesla Roadster, l'attesa si fa spasmodica: ma ci sono ancora dubbi
La produzione della Tesla Roadster continua a slittare: da 2020 a promesse sul 2024, con priorità a Cybertruck e Model 3/Y. Possibile debutto oltre il 2027
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Sette anni di attesa, tre date di lancio posticipate e nessuna vettura consegnata: è questo il bilancio, tutt’altro che esaltante, che accompagna la Tesla Roadster di seconda generazione. Annunciata con grande enfasi nel 2017, l’hypercar elettrica è diventata simbolo di promesse ambiziose e continui ritardi, con la prospettiva che la produzione Roadster possa essere ulteriormente rinviata, forse addirittura oltre il 2027.
Nonostante le ripetute rassicurazioni da parte di Elon Musk, la realtà dei fatti racconta una storia ben diversa. Nel corso dell’ultima assemblea degli azionisti tenutasi ad Austin nel maggio 2023, il CEO di Tesla ha espresso la speranza di avviare la produzione nel 2024. Cosa poi non avvenuta. Tuttavia, lo stesso Musk ha definito la Roadster una “ciliegina sulla torta”, sottolineando come il vero focus dell’azienda siano i modelli di massa, in grado di garantire volumi di vendita e profitti più consistenti.
Le priorità sono altre
Questa ridefinizione delle priorità è diventata evidente nelle strategie di Tesla degli ultimi anni. L’attenzione si è spostata in modo deciso verso il Cybertruck e lo sviluppo di versioni più accessibili della Model 3 e della Model Y. Una scelta dettata sia dalla volontà di consolidare la presenza sul mercato globale, sia dall’esigenza di rafforzare la sostenibilità economica dell’azienda. Di conseguenza, la Roadster è stata relegata a un ruolo secondario, subendo continui rinvii e lasciando gli appassionati in bilico tra attesa e scetticismo.
Le ultime comunicazioni ufficiali parlano di un’azienda “vicina a finalizzare il design”, con l’obiettivo dichiarato di “realizzare qualcosa di davvero spettacolare”. Tuttavia, gli analisti del settore non nascondono le proprie perplessità. Le specifiche tecniche promesse – in particolare un’autonomia 1000 km e un’accelerazione 0 100 kmh in meno di due secondi – rappresentano sfide ingegneristiche di altissimo livello. Per ottenere simili risultati, Tesla dovrà mettere a punto soluzioni tecnologiche innovative e affrontare lunghi processi di validazione, elementi che rendono plausibile non solo un ulteriore slittamento delle tempistiche, ma anche una possibile revisione del progetto stesso.
Per Tesla, la Roadster è diventata più un manifesto tecnologico che un prodotto strategico per il business. Si tratta di un veicolo che punta a dimostrare le capacità di innovazione dell’azienda, più che a generare volumi di vendita significativi. Tuttavia, dal punto di vista finanziario, la situazione non è priva di criticità: molti investitori guardano con crescente preoccupazione al susseguirsi di promesse non mantenute e si interrogano sulla reale capacità di Tesla di rispettare i tempi annunciati.
Pubblico diviso
Il pubblico degli appassionati appare profondamente diviso. Da un lato, c’è chi attende con entusiasmo l’arrivo di una vettura elettrica in grado di ridefinire il concetto di performance; dall’altro, non mancano coloro che temono che i continui ritardi possano compromettere la qualità del prodotto finale, soprattutto in un contesto di competizione sempre più serrata nel segmento delle hypercar elettriche.
Le sfide tecniche restano considerevoli. Riuscire a combinare un’autonomia 1000 km con prestazioni da primato comporta inevitabilmente compromessi complessi tra efficienza energetica, peso delle batterie e costi di produzione. Questi elementi, insieme alla pressione della concorrenza e alle esigenze di mercato, potrebbero non solo allungare ulteriormente i tempi, ma anche costringere Tesla a rivedere radicalmente il progetto prima della sua eventuale commercializzazione.
Nel frattempo, Tesla prosegue il proprio percorso strategico, puntando su quei modelli che possono incidere in modo più concreto sulla riduzione delle emissioni globali e sulla redditività aziendale. La Tesla Roadster resta così sospesa tra mito e realtà, simbolo di un’ambizione tecnologica che, almeno per ora, sembra destinata a rimanere sulla carta.
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