Tesla Model 3, conto shock da 14.000 euro al termine del leasing
Un cliente Tesla Model 3 riceve una fattura di 14.000 euro alla riconsegna. Difetti strutturali, responsabilità e consigli per chi restituisce l’auto
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Una vera e propria stangata, quella che ha colpito un automobilista tedesco al termine del suo contratto di leasing su una Tesla Model 3. Il protagonista della vicenda, Dennis, si è trovato a fronteggiare una situazione che incarna l’incubo peggiore di chi sceglie la mobilità elettrica tramite formule finanziarie: una fattura di quasi 14.000 euro presentata al momento della restituzione del veicolo. L’episodio, che ha destato sgomento e incredulità tra gli utenti, mette in luce alcune criticità del settore, sollevando dubbi non solo sulla convenienza della mobilità elettrica, ma anche sulle responsabilità in caso di problematiche tecniche.
Il conto alla fine del leasing
Dennis, dopo quattro anni trascorsi al volante della sua Tesla Model 3 senza segnalare particolari anomalie, si è visto recapitare un conto salatissimo: ben 13.700 euro. Il dettaglio degli addebiti fornito dalla società di leasing e dall’ente di controllo TÜV SÜD ha messo in evidenza diversi punti dolenti: danni ai cerchi, fessurazioni nei punti di sollevamento e, aspetto più allarmante, la necessità di sostituire l’intero pacco batteria a causa di infiltrazioni d’acqua che potrebbero favorire fenomeni di corrosione. Una prospettiva che non solo incide pesantemente sulle tasche del cliente, ma che apre anche interrogativi sulla qualità costruttiva dei veicoli.
“Non ho mai riscontrato problemi significativi durante l’utilizzo della vettura”, ha dichiarato Dennis, ribadendo di aver seguito con attenzione tutte le indicazioni di manutenzione raccomandate dalla casa madre. La sua esperienza, però, sembra tutt’altro che isolata. Le segnalazioni riguardano in particolare le Tesla Model 3 prodotte tra il 2020 e il 2021, periodo durante il quale alcuni documenti interni – trapelati senza alcun annuncio ufficiale – suggeriscono che l’azienda abbia modificato i processi produttivi a partire dall’aprile 2021 proprio per correggere alcune delle criticità riscontrate.
Difetti costruttivi
Il cuore della questione risiede nei difetti costruttivi che, secondo diversi esperti, potrebbero essere all’origine delle fessurazioni rilevate nei punti di sollevamento del veicolo. Queste problematiche, se confermate, metterebbero in discussione la normale usura e sposterebbero il focus su eventuali responsabilità della casa costruttrice. Il rischio di corrosione derivante da infiltrazioni d’acqua nella batteria rappresenta inoltre un campanello d’allarme per tutti i possessori di auto elettriche, in particolare per chi ha scelto di affidarsi al leasing per l’acquisto.
In questo contesto, il ruolo della contestazione diventa centrale. Christoph Lindner, avvocato specializzato in controversie automobilistiche, invita i clienti a non accettare passivamente addebiti sproporzionati e a documentare in modo scrupoloso le condizioni della vettura prima della riconsegna. “Le fessurazioni potrebbero essere sintomo di difetti costruttivi e non semplici segni di usura. È fondamentale richiedere una valutazione indipendente in caso di disaccordo”, spiega Lindner. Un consiglio prezioso, soprattutto considerando la complessità delle componenti elettriche e la difficoltà di attribuire con precisione la responsabilità dei danni tra cliente, società di leasing e produttore.
La vicenda solle dubbi
La vicenda solleva dunque questioni cruciali sulla trasparenza e sull’equilibrio di responsabilità nel mondo della mobilità elettrica. Da un lato, il caso mette in guardia i consumatori sui potenziali costi nascosti legati alla proprietà a lungo termine di una Tesla Model 3, dall’altro evidenzia l’importanza di una corretta manutenzione e di un’adeguata preparazione alla fase di restituzione del veicolo. In particolare, chi possiede un modello prodotto nel biennio 2020-2021 dovrebbe effettuare controlli approfonditi, prestando attenzione a possibili segni di corrosione o anomalie nella batteria.
In attesa di chiarimenti ufficiali da parte di Tesla, la storia di Dennis si trasforma in un monito per tutti gli automobilisti: la trasparenza e la tutela del consumatore devono essere al centro del settore automobilistico, soprattutto quando si tratta di nuove tecnologie e di contratti di leasing che, se non gestiti con attenzione, possono trasformarsi in spiacevoli sorprese economiche. Per chi sceglie la mobilità elettrica, la parola d’ordine è consapevolezza: conoscere a fondo le condizioni contrattuali, monitorare lo stato della propria vettura e, se necessario, non esitare a ricorrere alla contestazione per difendere i propri diritti.
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