Renault punta sul motore E7A: non ha necessità di terre rare

Renault sviluppa il motore E7A senza terre rare, cerca fornitori cinesi per componenti e mantiene la produzione a Cleon. Debutto previsto nel 2028

Renault punta sul motore E7A: non ha necessità di terre rare
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Giorgio Colari
Pubblicato il 17 nov 2025

La trasformazione che sta attraversando il settore automobilistico europeo si scontra oggi con una sfida di portata globale: la dipendenza dalle terre rare, elementi fondamentali per la produzione di motori elettrici ad alte prestazioni. Un dato su tutti evidenzia la portata del problema: la Cina detiene il controllo di circa il 70% dell’estrazione mondiale e oltre l’80% della raffinazione di queste materie prime, creando una posizione dominante nella catena di approvvigionamento che preoccupa profondamente l’industria europea. In questo scenario, Renault si pone all’avanguardia, annunciando una svolta tecnologica che punta a ridurre la vulnerabilità strategica del Vecchio Continente.

Niente terre rare

L’azienda francese ha accelerato lo sviluppo del nuovo motore E7A, un propulsore innovativo destinato a rivoluzionare la gamma dei veicoli elettrici. La caratteristica più distintiva di questo motore è l’assenza totale di magneti, elemento che consente di svincolarsi dalla necessità di ricorrere alle terre rare. La produzione del nuovo propulsore è prevista nello storico stabilimento di Cleon, in Francia, a partire dal 2028. Nonostante ciò, la strategia di Renault non esclude la collaborazione con fornitori cinesi per alcuni componenti, con l’obiettivo di bilanciare l’autonomia tecnologica europea con le imprescindibili economie di scala offerte dal mercato asiatico.

La decisione di puntare su un motore senza magneti nasce da una precisa esigenza strategica: la dipendenza da materie prime critiche, controllate quasi esclusivamente dalla Cina, rappresenta un rischio strutturale che potrebbe compromettere la competitività e la resilienza dell’intero comparto automotive europeo. Il nuovo motore E7A promette di alzare l’asticella delle prestazioni, offrendo il 25% di potenza in più rispetto agli attuali propulsori elettrici della casa francese, fino a raggiungere i 200 kW (circa 270 CV). Un ulteriore punto di forza sarà l’adozione di un sistema a 800 volt, che consentirà ricariche ancora più rapide e una maggiore efficienza complessiva.

La collaborazione con partner importanti

A rafforzare il valore aggiunto del progetto interviene la collaborazione con STMicroelectronics, società franco-italiana di riferimento nel settore dell’elettronica di potenza. L’azienda fornirà l’inverter, componente chiave per la gestione dell’energia e la massimizzazione delle prestazioni del nuovo motore. La scelta di un partner europeo di questo calibro testimonia la volontà di Renault di mantenere il controllo sulle tecnologie strategiche, pur senza rinunciare a una logica di filiera globale.

Il percorso verso il motore senza magneti non è stato privo di ostacoli. Inizialmente, Renault aveva avviato una partnership con Valeo per lo sviluppo di una soluzione priva di terre rare. Tuttavia, le pressioni sui costi e la complessità industriale hanno portato all’interruzione della collaborazione. Oggi, la casa francese mantiene aperti i canali con fornitori cinesi per la realizzazione dello statore, mentre l’assemblaggio finale resterà in Europa: una strategia ibrida che mira a coniugare il know-how tecnologico europeo con la capacità produttiva e la competitività dei partner asiatici.

La concorrenza non resta a guardare. Valeo, insieme a Mahle, è al lavoro sul rivoluzionario motore iBEE, destinato a raggiungere potenze fino a 350 kW e con un lancio programmato anch’esso per il 2028. Questa competizione virtuosa accelera il ritmo dell’innovazione e contribuisce a creare economie di scala che potranno favorire l’intero settore.

Una questione delicata

Dal punto di vista geopolitico, la scelta di affidarsi ancora a fornitori cinesi resta una questione delicata e complessa. Secondo molti analisti, la vera autonomia industriale non può prescindere dalla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, dallo sviluppo di filiere alternative e da un forte impulso al riciclo delle materie prime. L’eliminazione dei magneti, pur rappresentando un passo avanti, non basta da sola a garantire la sicurezza e la sostenibilità a lungo termine dell’industria automobilistica europea.

Il prossimo appuntamento chiave sarà nel marzo 2026, quando François Provost, nuovo amministratore delegato di Renault, presenterà il piano completo relativo al motore E7A. Sarà un momento cruciale, non solo per investitori e partner, ma per l’intero comparto europeo, chiamato a bilanciare innovazione tecnologica, vincoli di costo e strategie geopolitiche per mantenere la propria competitività in uno scenario globale sempre più complesso e dinamico.

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