"Il nostro business non funziona più", perché Porsche è in crisi
Porsche affronta una crisi: vendite in calo, progetti elettrici rinviati e una strategia che cambia. Tutti i dettagli sulla transizione difficile.
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“Il nostro business non funziona più”, aveva detto pochi giorni fa il CEO, Oliver Blume. La Porsche sta attraversando una delle fasi più complesse della sua storia recente, alle prese con una transizione elettrica che si sta rivelando ben più ardua del previsto. I numeri parlano chiaro: nei primi sei mesi del 2025, le vendite auto della casa di Zuffenhausen hanno subito una flessione del 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, attestandosi a 146.391 unità consegnate. Una battuta d’arresto che mette in discussione non solo le strategie di prodotto, ma anche la stessa visione futura del marchio tedesco.
Il dato più allarmante arriva dal mercato cinese, da sempre termometro fondamentale per i marchi premium: in Cina, le consegne sono precipitate del 28%, fermandosi a sole 21.302 unità. Anche il Vecchio Continente non fa eccezione: in Europa il calo è stato dell’8%, mentre la Germania, patria storica di Porsche, ha visto una contrazione addirittura del 23%. Questi numeri sottolineano quanto il percorso verso la mobilità a batteria sia tutt’altro che lineare, anche per i costruttori più iconici.
L’elettrico non punge
La strategia di accelerazione verso le auto elettriche ha portato i modelli elettrificati – sia elettrici puri sia ibrido plug in – a rappresentare il 36,1% delle vendite complessive. Tuttavia, la domanda sembra non tenere il passo con l’offerta. La nuova Macan elettrica, ad esempio, ha conquistato il 60% delle vendite di veicoli elettrificati del marchio, ma le previsioni parlano di circa 50.000 unità vendute a fine anno: un dato ben lontano dalle quasi 100.000 della generazione precedente con motorizzazione termica. Un segnale inequivocabile che il mercato non è ancora pronto a un cambio di paradigma così repentino.
Questa realtà ha spinto la casa di Zuffenhausen a rivedere i propri piani industriali. È già in fase di sviluppo una nuova Macan con motorizzazioni tradizionali, anche se il suo debutto non è atteso prima di tre anni. Scelta analoga per la storica Cayenne, bestseller della gamma: qui la coesistenza tra versioni a combustione e varianti elettriche è destinata a proseguire almeno fino al 2030, con la presentazione della versione a batteria prevista entro la fine del 2025. Una strategia di doppio binario che mira a tutelare la clientela più affezionata, senza rinunciare all’innovazione.
Mancano le piccole sportive
Diversa la situazione per le sportive della serie 718, ovvero Boxster e Cayman, che vedranno la fine della produzione nell’ottobre 2025 per fare spazio, nel 2026, a declinazioni completamente elettriche. Un passaggio che, però, non è privo di ostacoli: i ritardi nello sviluppo, dovuti a problematiche legate a software e batterie, stanno rallentando la tabella di marcia e generando incertezza tra gli appassionati.
Non mancano, inoltre, le battute d’arresto sui progetti più ambiziosi del marchio. Secondo indiscrezioni, la hypercar elettrica Mission X sarebbe stata cancellata, mentre il progetto K1 – un grande SUV elettrico a sette posti – risulta al momento ritardato o addirittura bloccato. Questi rallentamenti rischiano di avere ripercussioni non solo su Porsche, ma anche su altri brand del gruppo Volkswagen come Lamborghini e Bentley, che attendevano proprio la piattaforma K1 per i loro futuri modelli.
Le difficoltà di Taycan
Nel frattempo, la Taycan, prima berlina elettrica del marchio, continua a faticare sul mercato. Dopo il crollo del 49% registrato lo scorso anno, le vendite hanno subito un ulteriore calo del 6% nei primi mesi del 2025. Una performance che ha costretto Porsche ad abbandonare l’ambizioso obiettivo di raggiungere l’80% di vendite elettriche entro il 2030, segno che la strada verso la completa elettrificazione sarà più lunga e tortuosa del previsto.
In questo scenario in continua evoluzione, la Porsche si trova costretta a ripensare la propria identità, cercando di bilanciare tradizione e innovazione in un mercato sempre più esigente e imprevedibile. La transizione elettrica si conferma una sfida di portata epocale, in cui anche i marchi di lusso più affermati devono confrontarsi con la realtà di una domanda ancora incerta e con la necessità di non perdere il proprio DNA. Solo il tempo dirà se questa tempesta porterà a una nuova alba per la casa di Zuffenhausen, o se sarà necessario ricalibrare ancora una volta la rotta verso il futuro.
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