Motori PureTech, le versioni da evitare per non avere problemi

Scopri i difetti dei motori PureTech di Stellantis, i modelli più colpiti e come evitare problemi con un'auto usata

Di Giulia Darante
Pubblicato il 22 giu 2025
Motori PureTech, le versioni da evitare per non avere problemi

Tre milioni di veicoli coinvolti, cinghie difettose a bagno d’olio, consumi anomali di lubrificante fino a un litro ogni 1.000 km, turbocompressori compromessi e una piattaforma di risarcimento che fatica a soddisfare le richieste. Questo è il bilancio critico dei motori PureTech sviluppati da Stellantis (ex gruppo PSA), un progetto che, nonostante le ambizioni iniziali, si è trasformato in un caso emblematico di fallimento ingegneristico.

Un errore di base

L’obiettivo di Stellantis era ambizioso: creare propulsori compatti capaci di offrire prestazioni brillanti e consumi contenuti. Tuttavia, la realtà ha dimostrato un quadro ben diverso. Il principale tallone d’Achille risiede nella cinghia di distribuzione immersa nell’olio, una soluzione progettata per ridurre rumorosità e attrito, ma che si è rivelata problematica. La cinghia, anziché migliorare l’affidabilità, si degrada rapidamente a causa della contaminazione dell’olio con il carburante, compromettendo l’intero sistema.

Le difficoltà si concentrano in particolare sui motori 1.2 PureTech, identificati con i codici EB2DT ed EB2ADTS, installati su modelli di grande diffusione come Peugeot 208, Citroen C3 Opel Mokka. Questi veicoli, prodotti tra il 2013 e il 2022, hanno risentito in modo significativo di queste problematiche. Anche se nel 2022 è stata introdotta una cinghia migliorata, il problema non è stato completamente risolto: il carburante continua a diluire l’olio motore, aggravando l’usura delle componenti interne.

 I problemi più evidenti

Oltre ai problemi della cinghia, i proprietari lamentano un consumo anomalo di olio motore, che in alcuni casi richiede rabbocchi ogni poche migliaia di chilometri. Questo fenomeno non solo aumenta i costi di manutenzione, ma accelera anche il deterioramento di componenti essenziali come candele e catalizzatore. Inoltre, il turbocompressore, una delle caratteristiche distintive di questi motori, è particolarmente vulnerabile, soprattutto nei percorsi urbani dove l’usura è più marcata.

Per rispondere alle numerose lamentele, Stellantis ha avviato un programma di risarcimento in Francia e Spagna, volto a coprire i costi di riparazione per i veicoli colpiti. Tuttavia, questa iniziativa, pur rappresentando un passo avanti, non affronta il problema alla radice. La fiducia dei consumatori rimane compromessa, e molti utenti continuano a segnalare difficoltà anche dopo gli interventi di manutenzione.

Attenzione nell’usato

Chi sta considerando l’acquisto di un’auto usata con uno di questi motori dovrebbe adottare un approccio estremamente prudente. È fondamentale verificare la storia manutentiva del veicolo, accertarsi che la cinghia sia stata sostituita con una versione aggiornata e monitorare regolarmente il livello dell’olio. Queste precauzioni, purtroppo, non garantiscono l’immunità da eventuali problematiche future, ma possono ridurre il rischio di inconvenienti gravi.

La vicenda dei motori PureTech evidenzia come le innovazioni tecniche, se non supportate da un’adeguata affidabilità, possano trasformarsi in un boomerang sia per i costruttori che per i consumatori. La ricerca di efficienza non dovrebbe mai compromettere la durabilità e la qualità dei componenti, un principio che i produttori automobilistici farebbero bene a tenere sempre presente.

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