La fuoriserie del Cavallino Rampante che nessuno ricorda: era 4x4

La storia della Ferrari 408 4RM: due prototipi sperimentali guidati da Mauro Forghieri, motore V8 4.0, innovativo sistema idraulico AWD e sfide legate al peso che fermarono il progetto

La fuoriserie del Cavallino Rampante che nessuno ricorda: era 4x4
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Giorgio Colari
Pubblicato il 24 nov 2025

Nel cuore degli anni Ottanta, in un periodo di grande fermento tecnologico e di ricerca dell’innovazione a ogni costo, a Maranello prendeva forma uno dei progetti più audaci e meno conosciuti della storia del Cavallino Rampante: la Ferrari 408 4RM. Questo esperimento, sviluppato tra il 1987 e il 1988, si impose come un laboratorio a cielo aperto per soluzioni tecniche d’avanguardia, in grado di mettere in discussione i dogmi costruttivi di una Casa da sempre legata alla trazione posteriore e all’agilità senza compromessi. Ma, come spesso accade quando si osa oltre i limiti, l’esperienza della 408 4RM fu tanto rivoluzionaria quanto breve, lasciando un’eredità silenziosa ma fondamentale nel percorso evolutivo della Ferrari.

Un prototipo audace

Alla guida di questo progetto sperimentale troviamo una delle figure più iconiche dell’ingegneria automobilistica italiana: Mauro Forghieri. Sotto la sua supervisione, il team di Maranello si dedicò alla realizzazione di due prototipi che, per concezione e soluzioni adottate, rappresentarono una vera e propria rottura con il passato. Il primo esemplare, completato nel giugno 1987, si distingueva per la sua carrozzeria rossa e uno chassis realizzato interamente in acciaio inossidabile. Il secondo prototipo, invece, vide la luce nel settembre 1988 e si fece notare per l’adozione di un innovativo telaio in alluminio incollato, sviluppato in collaborazione con Alcan, segnando un’importante anticipazione delle tecnologie costruttive che sarebbero diventate lo standard nei decenni successivi.

Ovviamente motore V8

Al centro di questo progetto batteva un cuore possente: il motore V8 Tipo F117 da 4.0 litri, capace di sprigionare 296 CV e 373 Nm di coppia. Alimentato da un sofisticato sistema Weber-Marelli e abbinato a un cambio manuale a cinque rapporti, il propulsore incarnava la tradizione Ferrari di prestazioni e reattività. Tuttavia, la vera rivoluzione risiedeva nella trasmissione: un sistema idraulico di nuova concezione, con differenziale centrale e accoppiamento a olio, pensato per distribuire il 29% della coppia all’asse anteriore e il 71% a quello posteriore. Questa ripartizione garantiva una dinamica di guida fedele alla filosofia del marchio, pur introducendo la trazione integrale, una soluzione fino ad allora estranea all’universo Ferrari.

Nonostante le premesse promettenti, il progetto dovette presto fare i conti con la realtà dei numeri. L’introduzione del sistema idraulico e degli altri componenti necessari per la trazione integrale comportò un aggravio di peso di circa 200 chilogrammi. Un dato che, per una Casa abituata a fare dell’agilità e del rapporto peso-potenza i suoi principali cavalli di battaglia, rappresentava un ostacolo insormontabile. La 408 4RM, pur mostrando doti dinamiche interessanti, risultava troppo pesante per poter essere considerata una vera Ferrari. Così, nel 1991, il progetto venne definitivamente accantonato, lasciando dietro di sé una scia di interrogativi e riflessioni sulla direzione da imprimere all’innovazione.

Una soluzione ripresa più tardi

Eppure, il valore della Ferrari 408 4RM si è rivelato pienamente solo a distanza di anni. Con il lancio della FF nel 2011, Maranello ha finalmente introdotto una trazione integrale realmente efficiente e leggera, frutto anche delle conoscenze maturate durante l’esperienza con il prototipo degli anni Ottanta. Molti degli studi effettuati sul telaio in alluminio e sulle soluzioni costruttive sperimentate sulla 408 4RM hanno contribuito in modo decisivo allo sviluppo delle successive granturismo del Cavallino, dimostrando come anche i progetti apparentemente fallimentari possano gettare semi destinati a germogliare nel tempo.

Dal punto di vista tecnico e storico, la parabola della 408 4RM invita a una riflessione profonda sul delicato equilibrio tra innovazione e identità di marca. Se da un lato testimonia la straordinaria capacità di Mauro Forghieri e del suo team di esplorare territori inesplorati, dall’altro evidenzia come i vincoli strutturali e filosofici possano talvolta costringere anche i progetti più visionari a restare confinati allo stadio di prototipo. Oggi, uno dei due esemplari sopravvissuti è custodito presso la Galleria Ferrari, dove continua ad affascinare ingegneri, collezionisti e appassionati, fungendo da memoria tangibile di un’epoca di sperimentazione coraggiosa e di incessante ricerca della perfezione.

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