Guida sotto effetto di droghe: i dubbi sulla costituzionalità

Nuove regole per la guida dopo l'assunzione di droghe: cosa cambia, i dubbi sulla costituzionalità e le implicazioni per la sicurezza stradale

Di Giorgio Colari
Pubblicato il 14 ago 2025
Guida sotto effetto di droghe: i dubbi sulla costituzionalità

Il dibattito sulla sicurezza stradale torna prepotentemente al centro dell’attenzione pubblica e istituzionale, dopo l’introduzione della nuova normativa italiana sulla guida sotto effetto di droghe, entrata in vigore nel dicembre 2024. Una riforma che, con la sua impostazione radicale, ha sollevato dubbi e acceso il confronto tra magistrati, esperti e opinione pubblica, fino a spingersi alle porte della Corte Costituzionale.

Consumo di sostanze stupefacenti

La recente modifica all’articolo 187 del Codice della strada ha rivoluzionato l’approccio normativo: non è più necessario, infatti, dimostrare un’effettiva alterazione psicofisica del conducente per incorrere in sanzioni. Basta una semplice positività ai test tossicologici per essere denunciati, anche se il consumo di sostanze stupefacenti risale a giorni prima e non incide più sulle capacità di guida. Questo cambiamento ha reso la normativa tra le più severe in Europa, ma ha anche sollevato numerose perplessità.

Il punto critico della riforma riguarda proprio la mancanza di un collegamento temporale tra l’assunzione di droghe e la guida. Secondo i giudici che hanno sollevato la questione di legittimità costituzionale, il nuovo impianto normativo rischia di punire indiscriminatamente chiunque abbia fatto uso di sostanze, senza valutare se rappresenti realmente un pericolo per la circolazione. La questione è stata portata alla Corte Costituzionale a maggio 2024 da un pubblico ministero di Pordenone, seguita a ruota dai Giudici per le indagini preliminari di Macerata e Siena.

La proporzionalità delle sanzioni

Al centro della controversia c’è il principio di proporzionalità delle sanzioni rispetto al rischio effettivo: la norma, così come formulata, punisce in modo identico sia chi guida in stato di alterazione sia chi, pur risultando positivo ai test, non è più sotto l’effetto delle sostanze stupefacenti. Questo aspetto ha generato una forte discussione non solo tra i magistrati, ma anche tra gli esperti di diritto e di sicurezza pubblica, che sottolineano come l’obiettivo della legge – la tutela della sicurezza stradale – rischi di essere compromesso da una repressione eccessiva e poco calibrata.

In risposta alle numerose criticità operative, il Ministero delle Infrastrutture è intervenuto nell’aprile 2025 con una circolare indirizzata alle Prefetture. Il documento, particolarmente atteso dagli addetti ai lavori, mira a chiarire le modalità di esecuzione dei controlli e ad evitare errori nei casi di terapie farmacologiche in corso. Viene infatti raccomandato agli operatori di prestare particolare attenzione durante i controlli preliminari sulla saliva, per evitare falsi positivi che potrebbero colpire soggetti in cura con farmaci che interferiscono con i test. In caso di positività ai test tossicologici, si procederà comunque con esami del sangue più approfonditi presso strutture sanitarie, al fine di accertare con maggiore precisione la reale presenza di sostanze e la loro eventuale incidenza sulla capacità di guida.

In attesa della risposta della Corte Costituzionale

La questione sollevata dai tribunali italiani non è di poco conto: la sentenza della Corte Costituzionale, attesa nei prossimi mesi, potrebbe rappresentare un vero e proprio spartiacque per la normativa sulla guida sotto effetto di droghe. Se da un lato è fondamentale garantire la massima sicurezza stradale, dall’altro non si può trascurare il rispetto dei diritti individuali e il principio di ragionevolezza delle sanzioni.

La decisione della Consulta sarà chiamata a bilanciare esigenze spesso contrapposte: da una parte, la necessità di prevenire incidenti causati da conducenti sotto l’effetto di droghe; dall’altra, l’obbligo di evitare che cittadini innocui vengano ingiustamente penalizzati per il semplice fatto di risultare positivi a test che non tengono conto del reale stato psicofisico.

Nel frattempo, il dibattito rimane acceso e le posizioni si polarizzano: c’è chi sostiene la linea dura per rafforzare la sicurezza stradale e chi, invece, invoca una revisione più equilibrata della normativa, che tenga conto sia delle esigenze di prevenzione sia dei diritti fondamentali della persona. In attesa della sentenza, resta la consapevolezza che la questione della guida sotto effetto di droghe è destinata a segnare un punto di svolta nella disciplina della circolazione stradale in Italia.

Ultime notizie