Fleximan torna a colpire, trovato un nuovo autovelox segato
Nella notte del 30 dicembre 2025 un autovelox sulla Statale 16 a Mezzano è stato segato. È il 24° episodio attribuito a Fleximan. Carabinieri e Polizia indagano per identificare gli autori
Nelle ultime notti, le strade del Nord Italia sono tornate a essere teatro di un fenomeno che sta facendo discutere cittadini, istituzioni e forze dell’ordine: la saga di Fleximan sembra tutt’altro che conclusa. Il misterioso sabotatore – o meglio, il gruppo di sabotatori che si ispira a questa figura ormai diventata simbolo di una protesta tanto clamorosa quanto pericolosa – continua la sua crociata contro i dispositivi di controllo della velocità, seminando inquietudine e polemiche. Ma dietro il clamore mediatico, emergono interrogativi ben più profondi su sicurezza, legalità e il senso civico delle nostre comunità.
Un “eroe” per molti sembra tornato
Dal maggio 2023, il bilancio delle azioni attribuite a Fleximan è diventato impressionante: ben ventiquattro autovelox sono stati distrutti, principalmente tra Veneto, Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna. Un numero che fotografa un’escalation inquietante e una determinazione che va ben oltre il semplice atto di ribellione isolata. L’ultimo episodio, avvenuto nella notte del 30 dicembre 2025, ha avuto come teatro la Statale 16 Adriatica, nei pressi di Mezzano. Qui, sotto la copertura della nebbia, un autovelox è stato letteralmente segato in due con un flessibile, confermando una modalità operativa ormai consolidata e lasciando sul campo l’ennesima testimonianza di un fenomeno che appare sempre più organizzato.
La tecnica utilizzata è sempre la stessa: azioni rapide, preferibilmente notturne, l’impiego di strumenti da taglio come il flessibile e una pianificazione che suggerisce una conoscenza approfondita del territorio e dei punti deboli dei dispositivi. Ma non si tratta solo di una questione tecnica: la sensazione, sempre più diffusa tra gli inquirenti, è che dietro questi atti si nasconda una vera e propria rete, una sorta di “movimento” che agisce in modo coordinato, sfruttando la copertura offerta dalla notte e dalle condizioni atmosferiche avverse. Non a caso, le indagini dei Carabinieri e della Polizia Locale si stanno concentrando non solo sull’individuazione dei singoli responsabili, ma anche sull’eventuale esistenza di legami tra i vari episodi, e sulla possibilità che si tratti di una protesta orchestrata contro il sistema dei controlli stradali.
Un’ondata che non si arresta
Un elemento che rende la vicenda ancora più preoccupante è la difficoltà nel fermare questa ondata di danneggiamento aggravato. Nonostante l’identificazione di un primo indagato a marzo, le azioni di Fleximan e dei suoi imitatori non hanno subito battute d’arresto, anzi, sembrano essersi moltiplicate e diffuse, a testimonianza di un fenomeno che sta trovando nuovi adepti e simpatizzanti. Ogni nuovo caso di danneggiamento aggravato non rappresenta solo un costo economico per i comuni coinvolti – che si vedono costretti a destinare risorse sempre maggiori alla riparazione e alla sostituzione dei dispositivi danneggiati – ma anche una minaccia concreta alla sicurezza stradale. La rimozione degli autovelox priva infatti le strade di uno strumento fondamentale di prevenzione, aumentando il rischio di eccessi di velocità e mettendo in pericolo la vita di pedoni e automobilisti.
Un ruolo chiave
Gli esperti di sicurezza stradale sono concordi: la presenza degli autovelox svolge un ruolo chiave nel contenimento dei comportamenti pericolosi alla guida. La loro assenza, anche temporanea, può avere conseguenze gravi, soprattutto su arterie ad alto traffico come la Statale 16. Ecco perché le autorità stanno valutando contromisure sempre più sofisticate, dall’intensificazione dei controlli tramite telecamere alla progettazione di protezioni fisiche per i pali degli autovelox, nella speranza di scoraggiare nuovi episodi di vandalismo.
Ma chi si cela davvero dietro la maschera di Fleximan? La domanda resta aperta, alimentando il dibattito pubblico tra chi vede in queste azioni una forma di protesta contro la presunta “caccia al portafoglio” degli automobilisti e chi, invece, le condanna senza appello come atti di vandalismo organizzato, privi di qualsiasi giustificazione sociale. Nel frattempo, le indagini dei Carabinieri – coordinate spesso dalla Procura di Rovigo per gli episodi più gravi – proseguono senza sosta, nel tentativo di far luce su una vicenda che ha assunto ormai una dimensione nazionale.
Quello che è certo è che la saga di Fleximan ha messo in evidenza tutte le fragilità di un sistema che, tra difficoltà operative e carenza di risorse, fatica a garantire la sicurezza sulle nostre strade. Un campanello d’allarme che non può essere ignorato, perché il prezzo da pagare – in termini di vite umane e di fiducia nelle istituzioni – rischia di essere molto più alto di quanto si possa immaginare. Resta da vedere se la risposta delle autorità sarà all’altezza della sfida lanciata da chi, nell’ombra, continua a colpire i simboli della sicurezza stradale.