La Ferrari F40 del figlio di Saddam Hussein ritrovata in un magazzino: la storia

Una Ferrari F40 legata a Uday Hussein emerge dall'oblio: scopri il suo ritrovamento, restauro e il misterioso passato

Di Fabrizio Caratani
Pubblicato il 12 giu 2025
La Ferrari F40 del figlio di Saddam Hussein ritrovata in un magazzino: la storia

Polvere, mistero e un capolavoro automobilistico riemerso dall’oblio. La storia della Ferrari F40 appartenuta a Uday Hussein, figlio del dittatore iracheno Saddam, è una vicenda che intreccia il fascino delle auto storiche con la complessa politica del Medio Oriente. Ritrovata nel 2020 in un magazzino di Erbil, nel Kurdistan iracheno, questa leggendaria supercar era stata a lungo considerata perduta, custodendo un passato oscuro legato all’invasione del Kuwait negli anni ’90.

Una supercar dal passato travagliato

La Ferrari F40, uno dei modelli più iconici mai prodotti dalla casa di Maranello, è stata scoperta coperta da uno spesso strato di polvere e circondata da altre vetture abbandonate. Questo raro esemplare, uno dei soli 1.337 costruiti, vantava appena 3.700 chilometri sul contachilometri, un dettaglio che ne accresce ulteriormente il valore collezionistico. La vettura, secondo le ricostruzioni, era stata sottratta illegalmente a uno sceicco kuwaitiano durante l’invasione del Kuwait, per poi essere trasferita in Turchia per manutenzione e successivamente nascosta a Erbil.

Con la caduta del regime di Saddam Hussein, molti beni della famiglia, tra cui questa preziosa Ferrari, furono abbandonati o persi tra le pieghe della storia. La vicenda della supercar è diventata emblematica di un periodo segnato da appropriazioni illecite e ricchezze accumulate in modo discutibile.

La caccia al tesoro dimenticato

Il ritrovamento di questa barn find è merito di Mazan Amin, un appassionato collezionista che nel 2015 iniziò a indagare sulla leggendaria F40. Partendo da una fotografia trovata online e raccogliendo informazioni dalla famiglia Hussein, Amin riuscì a localizzare il veicolo. La scena che si trovò davanti era surreale: la Ferrari era custodita in un magazzino, sorvegliata da uomini armati, con pneumatici appoggiati sulla carrozzeria.

Nonostante un’offerta di 300.000 dollari in contanti, le complicazioni burocratiche legate all’esportazione impedirono ad Amin di acquistare l’auto. Tuttavia, la storia non finì lì. Lo YouTuber Ratarossa, noto per il suo interesse verso i restauri di supercar, documentò il successivo restauro Ferrari, che fu affidato a uno specialista belga. Questo processo riportò in vita non solo il veicolo, ma anche il suo potente motore V8 biturbo da 480 cavalli.

La rinascita di un’icona

Il restauro si concentrò principalmente sul vano motore e sui sistemi elettronici, consentendo alla supercar di tornare al suo splendore originale. Una volta completato, il veicolo fu messo in vendita a oltre un milione di euro, attirando l’interesse di collezionisti da tutto il mondo. Alla fine, la Ferrari trovò un nuovo proprietario in un collezionista dell’Arabia Saudita, consolidando il suo status di oggetto del desiderio tra gli appassionati di auto storiche.

Oggi, questa F40 rappresenta molto più di un semplice veicolo d’epoca. È una testimonianza tangibile delle ricchezze accumulate illegalmente dalla famiglia Hussein e delle vicende storiche che hanno segnato il Medio Oriente. Molti dei beni sottratti durante l’invasione del Kuwait non furono mai restituiti ai legittimi proprietari, finendo spesso in un limbo legale o diventando proprietà dello stato iracheno.

La storia di questa Ferrari continua ad affascinare collezionisti e appassionati, unendo il fascino per l’automobilismo a una narrazione complessa e stratificata. Il viaggio della supercar, dal deserto iracheno al restauro in Belgio, rimane un esempio unico di come il mondo delle auto possa intrecciarsi con le vicende storiche e politiche di una regione tormentata.

Ultime notizie