Dialogo UE sull’Automotive: Federauto critica l’esclusione dei concessionari
Federauto delusa dal dialogo UE sull’automotive: esclusi i concessionari, servono strategie più concrete, neutralità tecnologica e inclusione di biocarburanti.
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Il recente tavolo di lavoro tenutosi a Bruxelles ha sollevato non poche polemiche tra gli operatori del settore automotive. In particolare, la voce di Federauto si è levata con forza per denunciare l’esclusione dei concessionari dalle consultazioni ufficiali. Un’assenza che, secondo il presidente Massimo Artusi, rischia di compromettere l’efficacia delle strategie future e di allontanare le istituzioni europee dalle reali esigenze del mercato e dei consumatori.
Il Dialogo Strategico promosso dalla Unione Europea avrebbe dovuto rappresentare un momento cruciale per rilanciare la competitività dell’industria automobilistica continentale, oggi alle prese con una crisi aggravata dalla transizione ecologica e dalla crescente pressione della concorrenza globale. Tuttavia, le aspettative degli operatori sono state disattese: secondo Artusi, l’incontro si è trasformato in un semplice “scambio di convenevoli”, privo di contenuti concreti e soluzioni tangibili per il comparto.
Al centro del dibattito è emersa la questione delle piccole e-car, considerate da molti come la chiave di volta per accelerare la diffusione della mobilità elettrica e raggiungere gli ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni. Tuttavia, Federauto sottolinea come questa soluzione, se non accompagnata da un approccio politico più pragmatico, flessibile e soprattutto tecnologicamente neutrale, rischi di essere inefficace. La decarbonizzazione del trasporto stradale, infatti, non può prescindere da una visione ampia e inclusiva che tenga conto delle diverse tecnologie disponibili e delle peculiarità dei vari mercati nazionali.
La principale critica avanzata da Federauto riguarda proprio l’assenza dei concessionari dal tavolo di confronto. Questi ultimi vengono definiti come “l’anello fondamentale di collegamento tra cittadini e industria”, coloro che più di ogni altro hanno il polso della situazione e delle reali necessità dei consumatori. Escluderli significa, secondo Artusi, rinunciare a una fonte insostituibile di informazioni e rischiare di elaborare strategie scollegate dalla realtà del mercato. Un errore che potrebbe pesare soprattutto nella promozione dei veicoli elettrici, la cui diffusione richiede una rete di vendita e assistenza capillare e preparata.
Le perplessità non si fermano qui. Sul fronte dei veicoli commerciali, in particolare furgoni e camion, la promessa di strategie specifiche da parte della Unione Europea resta vaga e priva di dettagli operativi. I dati parlano chiaro: la penetrazione delle tecnologie a basse emissioni in questi segmenti è ancora limitata, e le politiche comunitarie sembrano concentrarsi più sulle cosiddette “condizioni abilitanti” che sulle reali esigenze operative delle imprese. Un approccio che rischia di lasciare indietro proprio quelle categorie che più avrebbero bisogno di supporto per affrontare la transizione.
Anche la questione della revisione dei target CO2 suscita preoccupazione tra gli addetti ai lavori. Federauto teme che l’anticipo della revisione dei parametri si traduca in richieste di investimenti ingenti, senza però promuovere una vera neutralità tecnologica. Secondo l’associazione, solo una reale apertura verso soluzioni come i biocarburanti e le motorizzazioni ibride potrebbe garantire un equilibrio virtuoso tra innovazione, sostenibilità ambientale e competitività industriale. Senza questa flessibilità, il rischio è di vedere le imprese europee penalizzate rispetto ai concorrenti internazionali, con ricadute negative su occupazione e sviluppo economico.
A complicare ulteriormente il quadro è l’incertezza che aleggia sulle politiche comunitarie. Da Bruxelles, infatti, non sono arrivate conferme sulle possibili aperture nei confronti di soluzioni alternative come i biocarburanti, già al centro di un acceso dibattito tra addetti ai lavori e decisori politici. In questo scenario, i concessionari ribadiscono la necessità di politiche più inclusive e flessibili, capaci di valorizzare tutte le opzioni disponibili e di accompagnare la trasformazione del settore automotive senza trasformarla in un percorso a ostacoli.
Il messaggio che arriva dal mondo della distribuzione è chiaro: solo ascoltando tutte le voci della filiera, e in particolare quella dei concessionari, sarà possibile affrontare con successo le sfide della transizione e costruire un futuro davvero sostenibile e competitivo per l’industria automobilistica europea.
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